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5 maggio: giornata di mobilitazione nazionale per la scuola pubblica

Da molto tempo non si vedeva una così forte unità di intenti nel mondo della scuola, che oggi si è mobilitato in massa contro una proposta di riforma accusata soprattutto di introdurre una gerarchizzazione intollerabile degli istituti scolastici nelle mani della figura di un preside-manager senza contrappesi.

La stagione primaverile, densa di attività legate al calendario scolastico, che di solito non incentiva questo genere di proteste, stavolta non ha dissuaso tutti i sindacati più rappresentativi (Flc-Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals, Gilda e Cobas) a proclamare contemporaneamente - per la prima volta insieme dal 2007 - uno sciopero. Collettivi e sindacati studenteschi hanno massicciamente aderito alla giornata di lotta, che si è articolata in una serie di manifestazioni territoriali, tra cui le principali città coinvolte sono state Roma, Milano, Palermo, Catania, Bari, Genova, Firenze. Ovunque un'altissima partecipazione allo sciopero e ai cortei, pacifici e spesso di massa (30000 dichiarati a Milano, 100000 a Roma), con slogan e striscioni colorati e fantasiosi. A Bolzano, come già qualche giorno fa a Bologna, Renzi è stato contestato stamattina da studenti e docenti.

Tra gli esponenti politici a manifestare Nichi Vendola (SeL), Paolo Ferrero (Rifondazione Comunista), Pippo Civati e Stefano Fassina (della sinistra PD, contestato in piazza dai manifestanti), oltre a esponenti del M5S. Si è vista dunque in campo un'importante prova di forza e di unità dei sindacati del settore della conoscenza insieme agli studenti, con il sostegno delle opposizioni politiche. Il Governo sembra per il momento, almeno a parole, rispondere con una disponibilità all'ascolto e alla possibile introduzione di modifiche alla riforma. La sincerità di questi propositi si vedrà presto; quel che è chiaro, la mobilitazione nel frattempo non si ferma.

Foto: Twitter

 

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