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2012, la Disfatta Scarlatta

"Fugaci i sistemi come schiuma" biascicò quella che doveva essere una citazione.

"Appunto: schiuma e fugacità. Tutta la fatica dell'uomo su questo pianeta si è rivelata altrettanta schiuma. L'uomo ha addomesticato gli animali utili, distrutto quelli ostili e liberato la terra dalla vegetazione selvaggia. Poi è toccato a lui e la marea della vita primitiva è rifluita spazzando la sua opera, le erbacce e la foresta hanno invaso i campi, gli animali da preda hanno annientato le sue greggi e adesso, sulla spiaggia di - Cliff House - ci sono i lupi".

Il 2012 si sa, è vicino: c'è chi dice essere un anno come tanti, chi invece ha paura solo a sentirlo nominare, chi è semplicemente stufo.

Poi certi, più opportunisti come al solito, forse preparano già le valigie, pronti nel dubbio, a regalarsi un prossimo anno di completo svago prima della catastrofe annunciata. Le teorie si susseguono, spesso i fatti coincidono.
Si verificheranno inondazioni, eruzioni vulcaniche, cicloni, cambieranno i climi, ci saranno tempeste, e niente sarà più come prima.
 
A confermare tutto ciò, ci sono i cari vecchi Maya, che ogni volta che è stato tirato in ballo un mistero da svelare nel nostro mondo, sono stati chiamati in causa, manco avessero le risposte per tutto.
 
Ma oltre le loro, questa volta ci sono altre teorie di altre non meno illustri popolazioni a confermare l'evento.
 
E si sa che agli antichi si deve credere sempre, o quantomeno prestare ascolto, è questione di rispetto. Sono saggi.
 
Fatto sta che questo "grande evento" ha completamente permeato le nostre orecchie, e chissà se non ha addirittura drizzato quelle dei soliti volponi, con magari qualche avveniristica e futuristica ditta edilizia, che staranno pensando già ad accaparrarsi gli appalti per una super ricostruzione, subito dopo il disastro.
 
Tralasciando questi particolari, non so fino a che punto inimmaginabili, anche gli scettici hanno una minima, bassissima, infima, percentuale di paura.
Ma a furia di ripetere le cose, ci si abitua, e non ci si fa più caso. Come quando c'è una guerra riportata dal telegiornale, dopo il terzo giorno, l'attenzione al servizio cala inevitabilmente.
 
Ed anche questa è crudeltà.
Comunque, abituati come siamo a guardare al futuro con gli occhi del passato, per cercare tutte le risposte, andiamo addirittura a scomodare i nostri cari antenati o i nostri adorabili amici nonchè -annunciatori di catastrofi - Maya. Soprattutto ora che, un Giappone sconvolto ci ricorda che siamo semplicemente ospiti e non proprietari del pianeta, si rospolverano le paure più nascoste.
 
Ma, per tentare di darci una spiegazione lucida e chiara, invece che scomodare vecchie generazioni di antichi popoli, perchè non proviamo a guardare nel più o meno imminente presente?
 
"Fugaci i sistemi come schiuma" biascicò quella che doveva essere una citazione.
"Appunto: schiuma e fugacità. Tutta la fatica dell'uomo su questo pianeta si è rivelata altrettanta schiuma.
L'uomo ha addomesticato gli animali utili, distrutto quelli ostili e liberato la terra dalla vegetazione selvaggia.
Poi è toccato a lui e la marea della vita primitiva è rifluita spazzando la sua opera, le erbacce e la foresta hanno invaso i campi, gli animali da preda hanno annientato le sue greggi e adesso, sulla spiaggia di -Cliff House- ci sono i lupi".

Preciso: non è un Maya, non è un egizio, né un passo di qualche testo sacro, tantomeno è l'immagine di un sogno premonitore di qualche oscuro veggente.
È che forse per azzardare un'ipotesi su ciò che accade, e ci accade, bisognerebbe guardare non troppo al passato.
Ed anche qui si parla del 2012.

La sola idea lo atterriva. "Dove si divertivano quattro milioni di persone, oggi scorazzano i lupi feroci e la progenie selvaggia della nostra stirpe si difende con armi preistoriche contro i saccheggiatori zannuti. Ci pensate! E tutto a causa della morte scarlatta..."

Era Jack London che parlava nel 1912, quando scrisse "La peste scarlatta",
futuristico racconto sul destino del mondo così divorato dall'Industria, dall'Economia, e dall'abbondanza tracotante e boriosa, che in seguito ad un'epidemia, nel 2012, torna, ritorna, ripiomba, si ricongiunge all'età della pietra, e finalmente la sempre violata, stuprata e malcontenta natura, si riprende ciò che è suo, facendoci pagare i danni.
 
Non sembra che, nell'assurdo e nebbioso tema della fine del mondo, ci siano più somiglianze con questo racconto, pungente e intelligente (forse realista) che non con i polverosi testi primitivi?
 
Che il signor London avesse ragione?
 

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