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2010, la solita inconsistenza

Mancano ormai poche ore al Natale e pochi giorni all’epilogo del 2010. Periodo questo, in cui si tenta, come di consueto, di tracciare un bilancio di quello che si è fatto, vissuto e di ciò che ci si appresta a fare. Ovviamente il faro illuminante per l’intera opinione pubblica dovrebbe essere la politica, a cui si demanda il potere e la speranza di poter cambiare le cose. Purtroppo, va registrato un pesante sconforto, non solo sotto il profilo operativo, ma soprattutto etico e culturale.

Gli scandali finanziari, sessuali, gli attacchi continui ai poteri dello Stato e ai rappresentanti delle istituzioni, denotano un’alta immaturità culturale ed istituzionale in chi detiene la gestione del potere pubblico. Una maggioranza di governo dalle proporzioni bibliche è implosa e la politica dei media si è rivelata fallace, perché da quando l’uomo ha iniziato a pensare, si capisce bene che la sola forma senza la sostanza non regge. Questa tendenza subdola ha portato in Parlamento davvero il peggio che ci possa essere in fatto di “fedeltà” (a volte tradita), senza tenere minimamente in considerazione la capacità e la competenza di chi dovrebbe trovare soluzioni positive a problemi macroscopici.

La deriva non è solo politica, ma il riflesso di una società malata che spesso, nella sua sofferenza di fondo, tende a mitizzare chi impersona l’etica torbida pur di soddisfare personali egoismi a detrimento del benessere collettivo. Ecco che a soffrire di più è la fascia dei giovani, coloro che non trovano sbocchi occupazionali e che non rientrando nel girone dei “figli di”, si trova ad andare all’estero o magari a far parte dello stile né né (né studio né lavoro). Ecco quindi che lo spezzettamento delle competenze centrali e periferiche, porta una parte del paese a bloccarsi per un po’ di neve largamente annunciata dagli esperti di meteorologia.

E’ stato, il 2010, un anno in cui il Capo dello Stato ha più volte dovuto ricompattare l’essenza della Costituzione fatta a brandelli non solo a parole ma anche da provvedimenti legislativi adottatti senza nutrire alcun interesse verso la fonte primaria del diritto nostrum. Infine, nelle consuete conferenze stampa di fine anno, si continua a seminare chiacchiere inutili e promesse di cambiamento e fiducia a cui non crede più nessuno. C’è un distacco abnorme tra un Paese che affonda e una politica che vivacchia. L’anno nuovo dovrebbe avere in serbo un aspetto molto importante: il resettaggio culturale del popolo italiano. Solo in questo modo si potrà ripartire e favorire una nuova idea di nazione che si rispecchi nei valori di quell’unità ormai perduta.

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