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18 regali, di Francesco Amato

Mia figlia la vedrò?: questo chiede la giovane futura madre Elisa al medico che in un'ecografia le rivela che la bimba sta bene ma che lei ha un tumore. E suona come la domanda più struggente che una mamma può fare, sapendo di doversene andare e non veder crescere la figlia che ha in grembo. 

E' film tratto da una storia vera, un'eredità pesante lasciata da una madre (Elisa Girotto nella realtà del fatto) che morirà dando alla luce la figlia: 18 Regali, uno per ogni compleanno fino al 18esimo. Feste di compleanno post mortem di mamma, che ad Anna cominceranno a pesare già da bambina: il padre s'impegna a organizzarle i ritrovi di parenti e compagni, questi accessoriati di genitori, lei invece deve mostrarsi compiaciuta... senza la mamma ma col suo regalo, un orpello da dover festeggiare perché così si fa. Ben presto le fanno schifo pure i matrimoni tutti belli e sorridenti, le ricorrenze celebrative quando è altro che manca.



Il film però ha realizzato o fatto immaginare la messa in pratica di un sogno che chi ha perso un genitore può avere: vedere e stare con sua madre prima di nascere. Con uno strano incidente Anna, forse in coma (?), vede i suoi più giovani, l'attesa di lei, dal concepimento reso urgente dal desiderio in un garage fino all'ecografia e la morte. Ma c'è l'immaginazione di vederli assieme e lei è con loro, già grande, è estranea ai suoi ma "corteggia" Elisa per lavorare con lei in una specie di centro per l'impiego, e abitare poi con loro perché in questa rappresentazione la "trovatella" Anna non ha genitori.

Toccante che la sceneggiatura (vi ha collaborato Alessio Vincenzotto, il marito della vera protagonista della storia) ci abbia voluto mettere la frase che qualsiasi mamma in quelle condizioni direbbe: cosa farai quando non ci sarò più? Una bella storia e un film interessante: soddisfa il sogno di sentire il calore degli abbracci non avuti. Senza lacrime gratuite ma, 'nevertheless' direbbe un inglese, commovente. Tratto dal commento di un critico cinematografico: "Vittoria Puccini (Elisa) metodica e determinata, Benedetta Porcaroli (Anna) delusa e arrabbiata" e, appropriatissimo, “dall'atteggiamento strafottente”, dice un altro commentatore.

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