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Tremonti, l’audizione in parlamento e il dibattito dei mandrilli

Ieri ho ascoltato in diretta il dibattito tra il ministro Tremonti ed i rappresentanti dei principali partiti e man mano che le dichiarazioni si susseguivano, ho osservato il loro effetto sui mercati.

E’ quasi superfluo raccontarvi di come da un tonico +3,8% l’imbarazzante immobilismo decisionale mascherato da una prosopopea verbosa abbia saputo portare il mercato a -1%. E’ superfluo perché poi l’incalzare delle chiacchiere sui problemi che attanaglierebbero Société Générale e BNP hanno poi spinto il listino di Milano fino a -3,5% (Uh… qualcuno mi ha ricordato che sulla Francia lanciai un monito già un anno fa).

Da lì hanno iniziato a circolare bisbigli di una iniziativa di Francia e Italia orientate a bloccare l’operatività in derivati a ribasso (il famigerato short selling). La corsa alla ricopertura, si è visto mille volte, ha dato una spinta clamorosa ai listini. I più conciati, a riprova di quanto sopra, son quelli che son saliti di più.

Stasera abbiamo potuto veder celebrare sui TG il roboante +4,1% del giorno.

Tutto a posto, giusto?

Ma veniamo a quello che il dibattito ha lasciato intendere, perché di esplicito non è arrivato nulla, ma come Tremonti ha detto: “è difficile essere più espliciti a mercati aperti“.
Tremonti mente, non è così difficile: si può sempre dire “comprate le mie aziende” ma questa è un’altra faccenda.
Il Governo ha voluto sondare il terreno per scoprire le reazioni politiche alle possibili aree di intervento:


- diritto di licenziare (leggi: cancellare l’articolo 18)
- privatizzazioni
- riduzione degli stipendi dei dipendenti pubblici
- allungamento età pensionabile
- contributo di solidarietà (leggi: imposta patrimoniale)
- contributo maggiorato da parte di chi ha ricevuto benefici (forse chi ha aderito allo scudo fiscale?)

Un piano d’azione molto - molto - simile a quanto imposto alla Grecia solo pochi mesi fa, e anche lo svilupparsi degli eventi inquieta: prima il governo nega i problemi, poi da la colpa alla speculazione, poi sostiene che il proprio piano abbia avuto l’approvazione e l’encomio delle autorità europee, poi arriva la BCE a comprare i titoli di Stato e infine in cambio del sostegno bisogna attuare dei piani di severa austerity.

Ora monitoreranno le reazioni per scoprire ciò che genera maggior scontento e più difficoltà di realizzazione nell’iter parlamentare. Vedremo, tanto poi ogni decisione potrà essere scaricata sulla fantomatica lettera della BCE, che a seconda dei casi è un ineludibile commissariamento del governo oppure una riservata lettera di suggerimenti, tra cui scegliere liberamente.

Un monito, in chiusura: i CDS sull’Italia continuano a salire (ieri sono giunti al record di 402) per ragioni di mercato, mentre i rendimenti scendono perché spinti dagli acquisti della BCE. Il risultato è che il sostegno-ponte della BCE diventa irrinunciabile, o in altre parole, permanente. A voi intuire le conseguenze.

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