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Borsa in pelle di Portogallo

La Corte Costituzionale portoghese ha respinto una parte delle misure contenute nel budget proposto dal governo: la cancellazione della 14ma mensilità per i dipendenti pubblici, e la riduzione del sostegno alla disoccupazione e alla malattia. L’austerity è sempre meno di moda, ma nel 2013 - di riffa o di raffa - ad un deficit/PIL del 5,5% il Portogallo ci deve arrivare.

“Gli obiettivi di bilancio vanno rispettati. Abbiamo fiducia nel governo portoghese per quanto concerne la rapida identificazione delle misure necessarie perché il bilancio rispetti gli obiettivi. Ogni scarto dagli obiettivi del piano di aiuti o la loro rinegoziazione neutralizzerebbe gli sforzi già compiuti dai cittadini o prolungherebbe le loro difficoltà. La realizzazione costante e determinata del programma di aiuti è il miglior modo di restaurare una crescita economica durevole, nello stesso tempo è una condizione preliminare a un eventuale allungamento dei prestiti accordati al Portogallo”

Venerdì e sabato a Dublino i ministri finanziari europei discuteranno del caso Portogallo: per quella data ci si attende che ci siano già sul tavolo le misure alternative. La tranche di 2 mld€ di aiuti sarà sborsata dopo la valutazione della Troika delle nuove misure e la verifica generale sul programma di riforme. Ciò dovrebbe avvenire in maggio. Una volta che Lisbona avrà indicato le nuove misure la Commissione sosterrà la richiesta di un allungamento del prestito “a patto che il programma sia attuato in modo costante e determinato“.

Per alcuni il riferimento (molto teutonico) alla perseveranza nel percorso di austerity per ripristinare una crescita durevole ha dell’inquietante. Ma potrebbe esserci un’altra spiegazione che porta il difficile nome di “Abkommen über deutsche Auslandsschulden e Londoner Schuldenabkommen” da noi meglio conosciuto come “Accordo di Londra”: nel 1953 un insieme di Paesi (Belgio, Canada, Ceylon, Danimarca, Francia, Grecia, Iran, Irlanda, Italia, Liechtenstein, Lussemburgo, Norvegia, Pakistan, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Spagna, Svezia, Svizzera, Unione Sudafricana, USA e Jugoslavia) firmarono un accordo di cancellazione del 50% circa del debito che la Germania aveva verso di loro in seguito agli indennizzi di guerra.

La motivazione alla base di questo accordo era quella di consentire alla Germania di avere una crescita nel secondo dopoguerra, permettendole di riemergere come potenza mondiale economica dando un impulso positivo a tutte le economie occidentali. C’era anche un altra motivazione: la Germania - dal punto di vista geopolitico - rappresentava un importante cuscinetto dal blocco sovietico del Patto di Varsavia (non a caso un accordo similare con Polonia, Russia, Ucraina, Bielorussia, Estonia, Lettonia e Lituania venne siglato solo nel 1990, dopo la “Guerra fredda“).

La storia delle indennità di guerra è piena di episodi di rinegoziazione e ripudio del debito (come il trattato di Brest-Litovsk ripudiato dai bolscevichi meno di un anno dopo la sua sottoscrizione) ma il caso del debito bellico tedesco è interessante perché la sua cancellazione si è basata sul ”permettere lo sviluppo della crescita economica” dei debitori.

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