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Toghe rosso sangue: per non dimenticare

"Toghe rosso sangue": il primo libro che svela la vita e le vicende giudiziarie dei ventisette giudici italiani uccisi tra il 1969 e il 1994 da mafia, terrorismo e comuni criminali.

E’ il primo libro di Paride Leporace, attuale direttore de "Il quotidiano della Basilicata", il quale lo definisce "un racconto noir tinto di sangue". "Toghe rosso sangue", edito dalla Newton Compton Editori, ricostruisce non solo la vita e le carriere giudiziarie di questi uomini ma rappresenta un fedele quadro dell’Italia di quegli anni. Una cronaca dettagliata, appassionante, fatta attraverso la descrizione dei fatti, ma anche di piccoli aneddoti, scritta in un italiano piano piuttosto scorrevole.

Ben ventisette i giudici uccisi dalle varie "mafie" italiane, per l’esattezza ventisei perché uno di loro, il giudice Paolo Adinolfi, risulta essere uno scomparso, "uno di quelli che esce di casa, saluta la moglie e sparisce nel nulla... Ma Paolo Adinolfi scompare per motivi ben chiari e definiti. Depistaggi e indagini molto approssimative hanno contribuito a farlo diventare un giallo rimasto irrisolto". (pag. 277)

Tra questi solo due illustri magistrati restano nella memoria collettiva, sono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Probabilmente qualcuno si ricorderà anche di Francesca Morvillo, moglie di Falcone, l’unica donna magistrato uccisa dalla mafia. Morì con suo marito nella Strage di Capaci, le viene dedicato un capitolo a se stante perché, come spiega Leporace, "sarebbe ingiusto considerarla solo la dolce Francesca, come la chiamava il marito": lavora al Tribunale dei Minorenni, condivide e sostiene le scelte di vita di suo marito e con lui condividerà pure la morte. La loro è "una grande storia di amore e morte". (pag. 243)

Gli altri magistrati caduti nell’esercizio delle loro funzioni sono stati dimenticati a causa dell’oblio del tempo. Di questi uomini che hanno dedicato la loro vita alla difesa dello stato oggi non resta neanche il ricordo. Soltanto qualche aula di tribunale a loro dedicata e talvolta il peso di lunghi processi tesi a screditarli piuttosto che a lodare la loro lotta cotro la criminalità organizzata.

"Toghe rosso sangue" finalmente rende giustizia alla loro memoria e parla di questa parte importante di storia italiana ormai da tempo dimenticata e oscurata.

Intervista a Paride Leporace

Come nasce Toghe rosso sangue?

"Toghe rosso sangue nasce da un’intuizione casuale, ero nella mia redazione, eravamo proprio in questo periodo perché si stavano preparando delle celebrazioni per l’anniversario di Capaci e avevo il manifesto dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) che riproduce i nomi che poi sono diventati i protagonisti del mio libro. Circondato dai miei cronisti dico: mi dite, tranne Falcone e Borsellino, quanti nomi conoscete? E loro hanno detto nessuno. Allora là ho capito che se in una redazione di giornale nessuno conosceva quei nomi, voleva dire che in Italia non c’era memoria di tutto questo pezzo di storia tra l’altro unico al mondo perché tanti magistrati non sono stati uccisi da nessuna parte e quindi da lì è nata l’idea di fare il libro, di restituire memoria a queste persone".



Secondo lei perché questi giudici, ad eccezione dei giudici Falcone e Borsellino, sono usciti velocemente dalla memoria collettiva?

"Perché si tende molto a rimuovere nel nostro paese, se pensiamo che oggi c’è un attacco anche alla magistratura, che vengono dipinti come pazzi… Quindi è chiaro che la rimozione è stata più ampia ancora nel tempo e poi ci sono delle condizioni specifiche, per esempio tutta una serie di magistrati uccisi dalle Br processualmente sono finiti nel processo Moro che è una questione enorme per l’Italia e quindi ha schiacciato paradossalmente il loro ricordo. Anche per la lotta alla mafia... oggi si tende a rimuovere molte cose eppure in Sicilia sono stati uccisi nove giudici. Sono tante piccole storie che hanno permesso questa rimozione cui oggi non solo il mio libro ma gruppi di cittadini a volte i magistrati a volte la storia delle città cerca di recuperare." 

Secondo lei perché in passato come adesso la figura del magistrato è stata spesso screditata? Mi riferisco ad esempio al caso di Scaglione, nonché alle recenti affermazioni del Premier.

"Mah, diciamo che sono due episodi troppo lontani l’un l’altro anche se costituiscono un dato della vicenda, dobbiamo dire che la magistratura non può essere giudicata in maniera univoca perché ci sono magistrati che sono morti come questi, ci sono bravi magistrati ma ci sono state anche toghe sporche, ci sono magistrati che si voltano spesso dall’altra parte. Certo negli ultimi anni hanno contribuito a perdere di credibilità, dopo gli anni di Tangentopoli hanno fatto un’azione di supplenza rispetto ad altre mancanze con una serie di iniziative a volte discutibili a volte clamorose che poi si sono concluse in un nulla di fatto, hanno screditato molto la loro categoria".

Chi è Paride Leporace?

"Paride Leporace è un giornalista molto fortunato perché voleva fare questo mestiere ed è riuscito a farlo pure tra mille difficoltà al Sud. Ha fatto esperienze molto diverse, ha iniziato in una rivista rock come "Mucchio Selvaggio", voleva fare il critico cinematografico, è andato un po’ in giro per l’Italia e poi è voluto tornare nella sua Calabria. Lì sono nati i giornali degli anni novanta e lì dentro ha fatto una lunghissima gavetta che lo ha portato poi a diventare prima caporedattore di un giornale e poi addirittura a fondare un giornale, che è un’esperienza unica che pochissimi giornalisti si possono permettere che è stato "Calabria Ora" guidandola per 13 mesi. E poi adesso sono in Basilicata dove dirigo un altro giornale, in una terra che ha bisogno di informazione e di recuperare delle distanze. Mi ritengo un fortunato, uno che ha fatto una carriera senza aiuti politici e quindi sono molto soddisfatto".

Perché leggere Toghe rosso sangue?


"Per recuperare un pezzo di storia italiana e soprattutto per capire perché l’Italia non è un paese normale che ha vissuto sempre continue emergenze e che ha bisogno di una memoria condivisa per costruire un presente che sia adeguato ai tempi e alle sfide che dobbiamo vivere".

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