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Tiziano Scarpa vince lo Strega. Una vittoria per la Letteratura

Un bel po’ di anni fa un amico mi chiese se conoscessi Tiziano Scarpa e alla mia risposta negativa mi disse: “Credo sia la persona più intelligente, nonchè uno dei migliori scrittori italiani esistenti”. Mai parole furono più azzeccate.
 
Tiziano Scarpa con Stabat Mater vince il Premio Strega. La vittoria è stata sul filo del rasoio, con Scarpa che si è aggiudicato il Premio battendo di un solo voto il favorito Antonio Scurati con “Il bambino che sognava la fine del mon­do” dopo una votazione all’ultimo respiro, protrattasi ben oltre la mezzanotte; terzo Massimo Lugli con L’istinto del lupo, Cesarina Vighy con L’ultima estate si aggiudica il quarto posto, mentre quinto chiude Andrea Vitali con Almeno il cappello.

 
Si parlava di un vincitore per pochi voti, e così è stato, e chissà cosa succederà ora che Einaudi (Mondadori) si è aggiudicata la 63° edizione del Premio, terza vittoria consecutiva, soprattutto dopo tutte le polemiche che avevano investito questo – soprattutto - e altri premi letterari, in questi ultimi mesi. Ma non sono le polemiche che vogliamo sottolineare, piuttosto la vittoria di quello che fino a poco tempo fa si sarebbe definito outsider, nonostante sia uno degli scrittori più apprezzati dai cosiddetti lettori forti, e soprattutto uno scrittore poliedrico, che ama la lingua (leggete e guardate “Groppi d’amore nella scuraglia”, un testo teatrale scritto con un grammelot, risultato di un miscuglio tra napoletano e abruzzese) e che ha saputo evolversi nel tempo senza mai rinnegare le sue radici “cannibali”, quel filone letteraria nato dalla raccolta di racconti “Gioventù cannibale”, curata da Daniele Brolli ed edita da Einaudi, che a metà degli anni novanta sconvolse il panorama letterario italiano, attirandosi addosso, come ogni strappo che si rispetti, aspre critiche e encomi incredibili e mostrando all’Italia scrittori come Aldo Nove, Niccolò Ammaniti, Nicoletta Vallorani, Massimiliano Governi
 

Ma torniamo a Scarpa. Non ho ancora letto Stabat Mater, se non qualche pagina in libreria, ma l’evoluzione rispetto a libri come “Occhi sulla graticola”, piuttosto che “Kamikaze d’occidente”, si evinceva anche da quel poco. Un’evoluzione nei temi e nella scrittura, che nulla tolgono all’importanza di quei libri. Poliedrico dicevamo, perchè Scarpa ha scritto romanzi, racconti, è riuscito, assieme a Raul Montanari e ad Aldo Nove, a scrivere un libro di poesie, “Nelle galassie oggi come oggi. Covers”, che per anni è stato il libro di poesie più venduto in Italia. Ha scritto molto per il teatro, opere come Groppi d’amore nella scuraglia, ma anche L’inseguitore, con la regia di Arturo Cirillo, per la radio, il divertentissimo Pop Corn, con Neri Marcorè piuttosto che La visita e La musica nascosta...poi la musica i fumetti, per non parlare delle sue performance teatrali, i suoi monologhi. Insomma, Tiziano Scarpa è un patrimonio della letteratura italiana, un autore importante, un intellettuale impegnato in tutto quello che gira attorno alla letteratura (e non solo, a dire la verità) e non a caso è stato tra i fondatori di Nazione Indiana prima e Il Primo amore poi, due dei siti letterari più importanti in Italia ed entrambi nati grazie anche a Carla Benedetti e Antonio Moresco.
 
 
Non credo che la vittoria di un Premio, sebbene storico come lo Strega, sia un valido strumento per misurare la bravura di un autore (sarebbe come dire che il vincitore di Sanremo rispecchi il meglio che c’è musicalmente in Italia, e sappiamo che non è affatto così), e su L’Espresso e Il Primo Amore proprio la Benedetti lo spiegava bene, ma la vittoria di Scarpa fa, per un attimo, scordare tutte le magagne che girano attorno a questi premi (e che sicuramente anche in questo caso avranno avuto il loro peso), e fa credere che la buona letteratura abbia ancora speranza di arrivare a tutti – cosa per niente scontata.

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