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TRUMP e Elezioni Usa | Sogno un giorno in cui chi verrà eletto Presidente non sarà importante

Ha vinto Donald Trump e tutta la sinistra democratica e progressista si straccia le vesti (non solo lei). Lo sconcerto è tale che da più parti si levano dubbi contro la democrazia, il suffragio universale, l’uguale peso di ogni voto. Ottimo.

Sì, ottimo, perché forse questa potrà essere una buona occasione perché le persone più orientate a sinistra, capiscano il valore della battaglia liberale per limitare lo Stato.

La democrazia va bene, più strumenti di partecipazione, più modi e luoghi di dibattito, più consultazioni dirette dell’elettorato, sono tutte cose giuste e sacrosante. Giusto indirizzare lo Stato attraverso voti, referendum, iniziative popolari.

Ma dire che lo Stato deve essere democratico non basta: a prescindere da questo, lo Stato deve essere limitato.

Più lo Stato è enorme, più sono le attività di cui si occupa, più il potere di cui è dotato, i soldi che può spendere, gli apparati che ha a disposizione, i dipendenti che lavorano per lui, le materie su cui può legiferare, più ogni elezione rappresenta un pericolo.

In particolare questo vale per lo Stato più potente del mondo, gli USA, ma resta valido anche in un piccolo stato europeo come l’Italia. 

Più potere affidiamo in gestione alla politica, più lo Stato è illimitato, e più ad ogni elezione corriamo un rischio mortale. Lo Stato (il governo, il presidente, il parlamento) possono dichiarare guerre, incarcerare persone, condurre al fallimento imprese, sfasciare i conti pubblici, fare enormi debiti che nessuno potrà più ripagare e così via… Nel caso di Trump abbiamo un presidente che può vagheggiare la costruzione di muri, prospettare campi di concentramento, deportazioni, misure protezioniste, provvedimenti contro internet (parole sue). Ma anche nel caso della Clinton avremmo avuto un presidente favorevole ad usare l’intervento militare come mezzo di esportazione della democrazia, pronto a scontrarsi con la Russia, favorevole a interventi come quello fatto in Ucraina per rovesciare il governo e insediarne uno più filo-occidentale (qui un riassunto delle posizioni in politica estera). Nel caso dell’Italia oggi ci ritroviamo schiacciati dal debito pubblico, da mille eccessi burocratici e da una esagerata pressione fiscale.

Sarebbe meglio decidere di porre dei limiti allo Stato in modo da rendere le elezioni più innocue, così che non sia per forza una tragedia, se viene eletto un politico scadente o irresponsabile. E che non sia una tragedia neppure se viene eletto un politico di segno diverso da quello che uno preferisce. Dove il potere è limitato, anche i danni che può fare lo sono, per cui anche l’odio fra schieramenti avversari, dovuto al timore di cosa potrebbe fare un eletto di segno opposto, può calmarsi.

Limitiamo dunque i poteri dello Stato. Limitiamone le funzioni, ma ancora prima limitiamone il budget. Limitare i soldi che può gestire significa limitare contemporaneamente tutte le funzioni dello Stato. Anche se stabilissimo che lo Stato non ha altra funzione che occuparsi di sicurezza, per esempio, potrebbe ancora occuparsene spendendo tutto quello che oggi spende in altro. Perciò non basta stabilire che si debba occupare solo di poche cose, bisogna soprattutto stabilire che abbia poche risorse da gestire.

Limitiamo la democrazia, ma in questo senso: lasciamo che tutti votino, ma rendiamo il voto meno influente. E meno influente, non perché la politica né prescinde e fa quello che vuole, ma perché il dominio della politica e dello Stato è ridotto. Anziché pensare di togliere il voto a qualcuno, di dare peso diverso ai voti, di limitare le consultazioni popolari, lasciamo che la collettività si pronunci in modo diretto il più possibile, così che la politica sia il più possibile costretta a seguire la volontà dei cittadini, ma stabiliamo anche degli argini precisi oltre cui Stato e politica non possano andare. Argini che impediscano sempre e in ogni caso che la politica possa travolgere la società e causare grandi disastri.

Rinunciamo ad un uso esteso della politica e dello Stato, rinunciamo anche ad eventuali vantaggi momentanei per una parte o per l’altra, in favore di un sistema di potere limitato, per evitare di esporci al pericolo insito in un grande potere, in un grande Stato, in un grande apparato.

Ricordiamoci che lo Stato ha il monopolio dell’uso della forza, che ogni legge è tale perché viene sostenuta dalla forza (se no sarebbe una gentile richiesta: scusi mi verserebbe il canone Rai? NO! D’accordo, e scusi se l’ho disturbata) e che un enorme apparato statale è un enorme dispiego di forza, a disposizione di chi viene eletto. Oggi molti hanno paura vedendo Donald Trump presidente si rendono conto che un tale potere in mano a un simile personaggio è agghiacciante. Ma devono chiarirsi le idee: il problema non è Trump (o la Clinton o Bush o chi volete voi), il problema è a monte. Istituito un simile potere, saranno in molti a volerlo, e prima o poi un Trump arriverà per forza. Combattiamo il potere, limitiamo l’autorità, manteniamo lo Stato al minimo indispensabile e questa sarà la nostra migliore assicurazione per il futuro.

Sogno un giorno in cui chi verrà eletto Presidente degli Stati Uniti non sarà importante.

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