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Se le donne non fanno più figli...

...ci pensano gli uomini. Sembrerebbe una conclusione logica, per qualcuno sembra esserla, per altri decisamente meno. Nuovo "mammo" in arrivo; secondo trans a rimanere "incinto" grazie a fecondazione artificiale.

Nuovo caso di uomo incinto, questa volta nella vecchia e benpensante Europa, più precisamente nella Spagna di Zapatero, che casualmente proprio in questi giorni lotta per depenalizzare l’aborto.

Niente di nuovo, certamente no. Dopo il caso di Thomas Beatie, che ha creato questo scandalo, risulta difficile stupirsene. Ed è così che Thomas Beatie è in dolce attesa per la seconda volta e che Ruben Noé, questo il nome del trans iberico, è pronto a dare all’Europa il suo primo caso.

Come si diceva lo scandalo è ormai lontano e si può iniziare, prendendo spunto dalla cronaca attuale, a ragionare a mente lucida sulla questione. Glissando sulle questioni religiose sulle quali il dibattito troverebbe due muri contrapposti, passiamo al nodo essenziale della questione: quali possono essere i rischi per il bambino?

Le forti quantità di ormoni, di trattamenti vari ed eventuali, a cui si sono sottoposti i mammi nel corso degli anni, se interrotti al momento giusto, non sembrano aver creato problemi come dimostrano anche le condizioni di Susan Juliette, primogenita di Thomas Beatie e della sua compagna Nancy.

Il vero rischio a questo punto sembrerebbe arrivare dalla composizione del nucleo familiare che difficilmente potremmo definire ortodossa. Andando però a vedere meglio la questione da vicino, anche qui si può risolvere facilmente.



Per stessa ammissione delle due coppie di genitori, futuri e presenti, americani e spagnoli, colui (perchè legalmente di maschio si tratta) che dà alla luce il figlio (partorire resta comunque un termine di difficile impiego visto l’obbligo del cesareo) avrà legalmente e quotidianamente il ruolo di papà, mentre le rispettive compagne avranno il ruolo, più scontato possiamo dire, di mamma. L’atto della nascita passerebbe così in secondo piano.

A questo punto una domanda potrebbe sorgerci spontanea: non è che il problema siamo noi?

Thomas e Nancy sono una coppia unita; insieme da più di 10 anni, hanno affrontato assieme moltissimi problemi e sembrano averli superati. Certamente ne dovranno affrontare tantissimi altri, molti probabilmente legati alla loro paternità e maternità, ma perchè darli per sconfitti in partenza?

Non hanno diritto anche loro ad essere considerati potenzialmente buoni genitori? Concediamogli almeno il beneficio del dubbio.

Alla luce di questo, chi abbia portato in grembo il bambino, o il sesso iniziale di uno dei due, è realmente così importante? O quel che conta in fondo è avere dei genitori che ci amano e che ci guidano?

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