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 Home page > Attualità > Politica > Referendum ed elezioni europee: la vergogna leghista

Referendum ed elezioni europee: la vergogna leghista

Per una volta possiamo dire che il Popolo della Libertà (presunta) ha abdicato.


Stanco di detenere lo scettro della politica vergogna, lo ha affittato alla Lega Nord, magari, conoscendo gli elementi in campo, per qualche favorino successivo. E cosi la banda leghista, tutta felice e contenta dell’ultimo colpo andato a segno, ha potuto tirare un bel sospiro di sollievo: non ci sarà accorpamento tra Referendum e Elezioni europee. Ciò vuol dire maggiori difficoltà di raggiungimento del quorum per eliminare, solo in parte sia ben chiaro, la legge elettorale vigente, una porcata pazzesca anche per lo stesso autore, quell’uomo fine e raffinato che è il senatore Roberto Calderoli da Bergamo. Risultato: spreco di denaro pubblico. Poco male che tanto ci siamo abituati direbbe qualcuno. Strano è, che gli stessi uomini che ora sperperano, sino a pochi anni prima tuonassero slogan come “Roma ladrona la Lega non perdona”; ma si sa quando ci si siede nel trono oligarchico della politica italiana si cambia, guai a non farlo, pena la derisione dell’intero Parlamento delle figurine. Il referendum che potrebbe al cambiamento di una legge mal fatta e a metà antidemocratica, (perchè non possiamo scegliere chi eleggere? Perchè lo devono fare i segretari di partito senza nemmeno prendere in considerazione l’elettorato? Perchè i politici-vip possono essere candidati in più sezioni?) ci costerà quasi 400 mila euro in più (fonte Sole 24ore), e la maggior possibilità che il quorum non sia raggiunto. Ma si sa gli interessi sono, per questa casta politica, al primo posto e piuttosto di affrontare davvero, in un faccia a faccia, la popolazione votante queste persone se ne inventano una più del diavolo. D’altra parte chi sono certi leghisti lo sappiamo bene: gente che sputa sulla bandiera e sulla costituzione per poi giurare sopra esse una volta salite al governo, persone plurindagate e condannate in via definitiva, si veda il senatùr Umberto Bossi per la maxi-tangente Enimont, o il sign. Borghezio, incendio aggravato da «finalità di discriminazione » ai danni di alcuni immigrati rumeni che dormivano sotto un ponte della Dora, a Torino, oppure il sign. Bragantini, condannato in primo grado a 6 mesi di carcere e a 3 anni d’interdizione dall’attività politica per istigazione all’odio razziale e propaganda di idee razziste, tanto per fare qualche esempio significativo, escludendo il nostro ministro degli interni, colpevole soltanto di aver morso un poliziotto ad una gamba.

 

Ma in tutto questo miasma affaristico-legislativo, accolto neanche a dirlo col sorriso dalla Banda Bassotti delle Libertà e dal loro padrone Silvio I da Arcore (eccezione doverosa per alcune voci fuori dal coro come ad esempio Gianfranco Fini), tanto che il ministro Tremonti ha detto che il referendum nemmeno serve, abbiamo accolto con felicità il risveglio dal torpore di parte della non-opposizione. L’esempio incazzato di Franceschini sta finalmente facendo risvegliare i pidini ancora accoccolati al tepore materno veltroniano. Che sia la volta buona che prendano in mano le loro coscienze per concludere qualcosa di buono? Ai posteri l’ardua sentenza. Intanto, noi animali da cortile di orwelliana memoria prepariamoci a stringere ancora più denti e stomaco per affrontare la crisi, mentre i nostri capi, più uguali degli altri, spendono e spandono.

Commenti all'articolo

  • Di l’incarcerato (---.---.---.169) 20 aprile 2009 13:44

    Ma io sinceramente mi vergogno di questo squallido PD che fa di tutto, anche approfittare del terremoto, trovando una scusa per far passare il quorum. E questo referendum serve per creare una legge elettorale che annienterà le vere forze politiche di sinistra. Io personalmente sono per l’alternativa, non l’alternanza.

    E non voglio un sistema bipartitico all’americana o prefascista. Cerchiamo di riflettere, non facciamoci monopolizzare il cervello.

    http://incarcerato.blogspot.com/

  • Di Giorgio Floris (---.---.---.203) 20 aprile 2009 14:33

    ATTENZIONE
    Leggendo l’articolo potrebbe sembrare che i referendum in questione riguardino anche la reintroduzione delle preferenze.
    NON E’ COSI’
    I tre referendum riguardano solo l’attribuzione del premio di maggioranza al parlamento (1) al senato (2) e l’eliminazione della possibilità di candidarsi in diverse liste (3).
    Se passano i primi due referendum ilpremio di maggioranza (55% di parlamentari sicuro) verrà attribuito non a tutti i componenti della coalizione vincente ma al solo partito che avesse preso la maggioranza dei voti, quindi alle ultime elezioni il premio di maggioranza sarebbe andato a forza italia e non ad an e lega, alle prossime (purtroppo) andrebbe al pdl a non alla lega, in campo fantascientifico se il PD fosse il partito con più voti il bonus lo prenderebbe lui e non gli eventuali (sicuri) alleati quindi non idv e non sinistre varie o altri.
    A questo proposito mi chiedo perchè Di Pietro sia così favorevole al referendum, a parte la questione di principio che non si può togliere al popolo il diritto di esprimersi col referendum.

    • Di sborgus (---.---.---.175) 21 aprile 2009 01:32

       Giorgio, hai scritto un po’ di inesattezze :)

      I primi due quesiti riguardano l’attribuzione del premio di maggioranza, il primo per quanto riguarda la Camera (il premio è attribuito su base nazionale), il secondo per il Senato (dove il premio si attribuisce regione per regione; giova ad ogni modo ricordare che il "parlamento" è un organo si compone di due camere, la Camera dei deputati e il Senato). Come agisce il referendum: eliminando il collegamento fra liste (cioè la possibilità di presentare coalizioni di più liste) si eliminerebbe la possibilità di presentarsi in coalizione, e quindi il premio di maggioranza andrebbe alla lista più votata, e non alla coalizione. Attenzione: "lista" non vuol dire "partito": alle elezioni 2008 il premio di maggioranza sarebbe andato alla lista Pdl, anche se questa era solo - all’epoca - ancora un cartello elettorale formato da partiti ancora esistenti (un po’ come l’Ulivo nel 2006 o la Sinistra l’arcobaleno nel 2008). Maggiori dettagli qui http://www.agoravox.it/Simulazione-...

      Il terzo quesito non interviene sulla possibilità di candidarsi in più liste (questo è già vietato oggi), ma in più circoscrizioni; oggi infatti un candidato che voglia presentarsi capolista in tutte le circoscrizioni può farlo, ma al momento dell’elezione sceglierebbe lui la circoscrizione in cui essere eletto, decidendo in questo modo anche il destino di chi lo seguiva in lista nelle altre zone. Questo meccanismo è un’ulteriore arma a disposizione dei capi di partito nei confronti dei loro candidati, a tutto svantaggio della già logora indipendenza degli eletti.

      Credo anche io che i partiti che sono contrari ai quesiti referendari (e ce ne sono a destra come a sinistra) debbano battersi perché vinca il NO, piuttosto che boicottare la consultazione, malcostume che ha preso purtroppo piede da quasi quindici anni in Italia. Non ci possiamo lamentare della scarsa salute della nostra democrazia se noi per primi boicottiamo un’occasione di democrazia diretta solo perché siamo in disaccordo con il quesito che ci viene posto. Per quanto mi riguarda andrò sicuramente a votare SI al terzo quesito, sugli altri due devo ancora riflettere bene.

      Ciao

    • Di Giorgio Floris (---.---.---.8) 21 aprile 2009 15:53

      Grazie mille

  • Di cincinnato (---.---.---.28) 20 aprile 2009 20:03

    Il refrendum si vince o si perde votando sì oppure no. Fare in modo di non raggiungere il quorum è antidemocratico. (Per inciso io voterò a favore solo per il 3° quesito).

    Quelli del PD hanno avuto la possibilità di cambiare questa legge e quella sulle preferenze, ma non l’hanno fatto. E’ tanto difficile spiegarsi il perchè?

    • Di cincinnato (---.---.---.28) 20 aprile 2009 20:42

      Anche se scombussolare i piani dell’alleanza bossi-berlusconi (con la riuscita degli altri 2 quesiti) mi solletica molto.

    • Di sborgus (---.---.---.175) 21 aprile 2009 01:44

       Eh caro cincinnato, il PD ci ha provato eccome a cambiare sta benedetta porcata di legge elettorale che ci ritroviamo. Durante gli ultimi mesi del governo Prodi dal PD sono arrivate non una, ma ben due proposte (la proposta Vassallo-Ceccanti e la "bozza Bianco", quest’ultima discussa anche in commissione poco prima che cadesse il governo).

      Il problema è che, invece di superare il porcellum calderolis a colpi di maggioranza, ha cercato a tutti i costi (cosa perfettamente logica in un paese normale) di cambiare una regola del gioco fondamentale come la legge elettorare insieme all’opposizione. Questo col senno di poi si è rivelato un errore madornale, tanto più che bastava abolire la sciagurata legge vigente e tornare alla precedente (anche se il sospetto è che ad essere contrari fossero per primi alcuni partiti dell’allora maggioranza).

      All’interno dello stesso PD, poi, ci sono "sensibilità" diverse (pure) su quale sia il modello di sistema elettorale da preferire per introdurlo nel nostro paese, si va dai sostenitori del maggioritario a doppio turno "alla francese" al proporzionale corretto con sbarramento e collegi uninominali "alla tedesca", e sicuramente non mancano ammiratori del sistema inglese, americano, spagnolo o cecoslovacco.

      Insomma, non aspettiamoci (altre) proposte dal PD, anche perché ora come ora sarebbero ininfluenti.

      Ciao!

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