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Quirinale: ci risiamo con il totopresidente

Altro giro, altra corsa. Fra poco l'appartamento al Quirinale sarà vuoto ancora una volta e gli italiani saranno di nuovo coinvolti nei misteriosi giochi del Conclave Laico riunito per l'elezione del futuro Presidente della Repubblica.

E, ovviamente, ci risiamo con i totosondaggi.

Repubblica, con molta nonchalance, butta giù un articolo dove spiega con dovizia di particolari e di succosi amarcord, che toccherebbe a un cattolico, per via di una tacitamente sottoscritta alternanza fra laici e cattolici, che appare piuttosto discutibile dal punto di vista strettamente costituzionale; ma per aggiungere, subito dopo, che un cattolico di stretta osservanza non avrebbe poi tutto quell’appoggio in casa Renzi che parrebbe scontato, visto che il premier proviene da quel mondo.

E si ricorda come lo stesso non potrebbe rimangiarsi quanto detto quando silurò le speranze di un Franco Marini, non molti mesi fa, sostenendo che essere cattolici non è poi così significativo. E infatti, si dice, Renzi non avrebbe alcuna voglia di attenersi a vecchie dicotomie come “laici e cattolici”, quanto piuttosto di inaugurare suoi propri “paradigmi” da usare per la scelta del prossimo Presidente.

Uno di questi potrebbe essere il dono di essere donna che non è un merito, ma nemmeno può essere considerato un minus, come sembra vista l'ottusità patriarcale che ancora ci portiamo dietro. Magari ben conosciuta a livello internazionale, possibilmente poliglotta e dal lungo excursus istituzionale.

Se fosse così il campo risulterebbe molto più ristretto di quanto sarebbe applicando il tradizionale paradigma “laico-cattolico” che porterebbe invece a una strage di nomi bruciati sul tabernacolo dei sacrifici per arrivare lentamente, molto lentamente, a isolare “quel” nome: il Prescelto che non trova più ostacoli.

Un massacro di cui, parafrasando, si potrebbe dire “fecero un deserto e lo chiamarono Presidenza della Repubblica”; lo abbiamo visto con l’ultima tornata, quando un Parlamento fuori di sé (e di senno) fu costretto a gettare la spugna e a richiamare in servizio uno stanco Giorgio Napolitano che fu poi accusato, forse non del tutto giustamente, di essere il vero burattinaio della salita al trono di Matteo Renzi, detto i’ bomba.

E Re Giorgio, inviso a Grillo&Co. come uno spray al peperoncino sparato dritto negli occhi, è tuttora in pole position nella top ten di Repubblica, con un notevole 19% di preferenze.

Depennando il suo nome per ovvi motivi, balza agli occhi il numero due, una mai doma Emma Bonino che tradizionalmente è stata sempre molto gettonata nella corsa al Quirinale. Dalla gente, non dalla classe politica naturalmente. Così anche oggi è virtualmente al primo posto nelle preferenze dei votanti con un 15% che stacca nettamente il 10% di Romano Prodi.

Dalla sua ha tutte le caratteristiche del neo-paradigma renziano: donna, dalla presenza internazionalmente più che nota (anche nel mondo arabo, e questo di sicuro non guasta), ma non invisa agli israeliani (e questo di sicuro non guasta) né agli americani democratici (e questo di sicuro non guasta); dal granitico curriculum istituzionale spendibile ovunque tranne che in Vaticano (ma con Bergoglio perfino il Vaticano potrebbe essere costretto a fare buon viso a cattivo gioco se non vuole vanificare la faticosa ma succulenta operazione di marketing che il Papa ha impostato, a forza di telefonate e banalità urbi et orbi, per rimpannucciare una Chiesa agonizzante).

Sulle sue capacità, ricordando en passant le storiche battaglie per i diritti civili, basti pensare a come la Bonino più recentemente ha rimediato, lavorando faticosamente in silenzio e sottotraccia, alla ignobile operazione Shalabayeva, per la quale solo qualche pennivendolo cialtrone (o decisamente ottuso) la equiparò all'equivoco Alfano.

Nei sondaggi Emma è sempre fra i favoriti, ma questo non è certamente sufficiente perché i desiderata della pubblica opinione si concretizzino in fatti. Non in Italia.

Ma il candidato virtualmente secondo, Romano Prodi, sbertucciato pubblicamente e platealmente solo pochi mesi fa proprio dal suo stesso partito, e nemico giurato del leader di Forza Italia, potrebbe non aver voglia di rischiare la gogna un’altra volta nel giro di così poco tempo.

Anche se un recente sondaggio de Il Fatto Quotidiano (testata che sbandiera gli umori di certa sinistra filogrillina e quelli di certo grillismo filosinistroide) dava Prodi ampiamente in testa, seguito da una Bonino al 12%.

Tornano a galla i nomi già spesi nell’ultimo giro: Rodotà, per fare contenti i grillini (e aprire a nuovi orizzonti politici?), ma anche il giurista fu sbertucciato pubblicamente proprio da Grillo dopo che i suoi lo avevano acclamato Santo Subito al ritmo di invocazioni tanto altisonanti quanto inutili.

Lo ricordava anche Travaglio qualche giorno fa a Otto e mezzo, rinfacciando a Bersani la colpa di non aver accettato la proposta dei Cinquestelle, scordandosi che dopo le elezioni di quei tempi lui stesso scrisse chiaramente che i grillini avevano perso l'unico treno di passaggio per manifesta inettitudine. Memoria corta.

Tornando al nuovo turno di elezioni, appaiono nomi originali, come la Pinotti o evergreen come la Finocchiaro. Già bruciato il sempre presente Amato, mentre si vocifera di un nome di alto spessore culturale, come il noto direttore d’orchestra; ma sembrano i soliti fumogeni necessari per oscurare le manovre vere.

Dalle parti della destra, un sondaggio di Panorama vede Bonino al 20%, seguita da un inedito Letta (Gianni) al 18, un sorprendente Rodotà al 15, a pari merito con il padrone di casa Berlusconi. Segue Prodi al 10, poi gli altri.

Il Tempo invece avverte (volendo spaventare i suoi lettori): «se si votasse on line l’unico vincitore sarebbe Beppe Grillo». Cosa di cui è lecito dubitare.

Un anno e mezzo fa, alla vigilia della farsa ultima scorsa, scrissi una lode alla leader radicale (che non portò bene, ma non sono superstizioso). Oggi ripeterei parola per parola quello che scrivevo. E punto di nuovo su Emma Bonino.

Voi fate pure come vi pare, ma poi non venite a lamentarvi.

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