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Palestina-Israele: la terra contesa

Una delle storiche questioni di primaria importanza relative al conflitto israelo-palestinese è quella riguardante la proprietà e la sovranità sul territorio compreso fra il fiume Giordano e il mare.

Qui, sia chiaro, non si parla della questione dei Territori, ma del problema originario della nascita di Israele.

La propaganda palestinese ne parla come di un “furto della loro terra” da parte dei sionisti. Cioè espropriazione e appropriazione che sono avvenute in parte per l'espulsione o la fuga o il massacro dei legittimi proprietari con l’inizio del conflitto aperto fra le due comunità a partire dal rifiuto arabo della proposta Onu di spartizione del territorio avanzata con la risoluzione 181 del 29 novembre 1947 o dall'accettazione ebraica di tale spartizione (a seconda dei punti di vista).

Ma fino a quel momento, pur in una fase concitata di manifestazioni e atti di violenza, esistevano invece proprietà (individuali o collettive) legittimamente acquisite da parte di entrambe le comunità, per acquisto o per usucapione, cioè utilizzo continuativo e notorio da un lasso di tempo indefinito.

La comunità ebraica consisteva in un piccolo e antico insediamento vecchio di secoli e di antiche immigrazioni a motivazione religiosa che portarono Gerusalemme a essere città a maggioranza ebraica ben prima del sorgere di qualsiasi forma di sionismo (lo prova, ad esempio, la guida turistica Handbook for Travellers in Syria and Palestine pubblicata a Londra nel 1868). A questi antichi residenti si aggiunsero poi le immigrazioni a ondate successive dovute alla fuga degli ebrei europei dall’antisemitismo crescente sul vecchio continente (a grandi linee dal 1881 in poi). I nuovi arrivati trovavano sussistenza grazie all’Agenzia ebraica che raccoglieva fondi in tutto il mondo e a banchieri ebrei (Rothschild e Hersch) grazie ai quali venivano acquistati da latifondisti arabi i terreni su cui vennero costruiti i primi insediamenti. Non di “furto” si trattava, dunque, almeno fino ai primi del 1948, ma di legittima acquisizione.

La comunità araba era lì residente da tempo, secoli in molti casi, anche se è esistita una certa immigrazione negli anni '30, soprattutto dalla Siria.

Fin qui la questione della proprietà della terra o la presenza abitativa su quel territorio su cui torneremo in seguito. Poi c’è la questione della sovranità, che è cosa diversa.

Se si guarda una qualsiasi cartina politica, si nota che i territori degli stati sono contrassegnati da un colore uniforme. Quel colore indica la sovranità (non la proprietà) di uno stato su quel particolare territorio.

La mappa della Palestina colorata uniformemente di verde per indicare la situazione in loco prima dell’inizio del conflitto armato indica una sovranità palestinese su tutto il territorio. Qui ne vediamo un esempio.

Il presidente palestinese Abu Mazen mostra la serie di cartine che rappresenterebbero appunto la perdita di territorio subìta dai palestinesi. Nella prima mappa la Palestina uniformemente verde è definita “1917 - Palestina storica”. Il colore verde è quello che contraddistingue lo Stato arabo di Palestina nelle mappe successive a indicare una palese continuità della sovranità palestinese negli anni.

Sovranità palestinese che però non corrisponde ad alcuna realtà storica. 

La sovranità infatti era, fino al 1918, dell’Impero ottomano. E successivamente (in via transitoria) era stata attribuita dalla Società delle Nazioni alla Gran Bretagna. Né la definizione "Palestina storica" ha un senso dal momento che rimanda alla definizione inglese che non faceva alcun riferimento specifico a un territorio uniformemente arabo e islamico, ma al territorio i cui residenti erano tutti "palestinesi", sia che fossero arabi che ebrei.

Se la prima mappa fosse storicamente esatta potrebbe essere totalmente verde, ma con la scritta “Impero ottomano” (o con il nome originale turco dato a quel territorio) oppure interamente rosa con la scritta “Mandato britannico di Palestina”. In entrambi i casi indicherebbe le due realtà storiche che si sono succedute a cavallo della Prima guerra mondiale.

Se solleviamo il velo del colore uniforme su tutto il territorio (che sia verde o rosa non importa) troviamo la realtà della densità di popolazione (1946)...

...e delle proprietà agrarie (1945).

Generalmente si tratta di una maggioranza araba e di una minoranza ebraica. Le aree bianche indicano invece una "proprietà statale" (demanio) che di fatto era amministrato dagli inglesi, ma che non era sotto alcuna sovranità riconosciuta.

Se traducessimo queste mappe in una grafica più leggibile a colpo d’occhio avremmo una mappa completamente bianca con una miriade di puntini verdi che rappresentano la densità abitativa e le proprietà individuali o collettive arabe, maggioritarie, più concentrati in alcune aree, più radi in altre e del tutto assenti in altre ancora. E specularmente troveremmo un certo numero di puntini rossi, indicanti le proprietà individuali o collettive ebraiche, minoritarie, più fitti in alcune aree, più radi in altre e del tutto assenti in altre ancora. Andrebbero poi aggiunte anche proprietà di altri colori (cristiane cattoliche, armene, greco-ortodosse oppure straniere come l’Ospedale francese di Gerusalemme o altro), ma sono irrilevanti ai fini del discorso sulla sovranità.

Per fare un esempio avremmo una cartina simile a questa che indica la densità degli insediamenti ebraici nel 1945. Non ho trovato una mappa similare per quanto riguarda la diffusione dei villaggi e proprietà arabe, di cui qui si vedono i nomi, ma con un po' di pazienza penso che si possa trovare.

Torniamo alla storia.

Nel momento in cui si cominciò a discutere della futura sovranità del territorio fra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo, cioè al futuro colore uniforme da dare al territorio, fu obbligatorio prendere atto che, per quanto la maggioranza araba fosse indiscutibile, la minoranza ebraica non era affatto trascurabile. 

Entrambe le due comunità accampavano lo stesso diritto: avere una qualche sovranità in quanto proprietari e residenti su un territorio privo di sovranità riconosciuta che non fosse quella transitoria degli inglesi.

Si acuì il contrasto fra il nazionalismo sionista, che cercava di affermare la necessità per gli ebrei di farsi stato, almeno su una parte del territorio, per proteggere il popolo ebraico dalle ondate antisemite europee e non solo europee (vedi il pogrom di Baghdad del 1941) e il nazionalismo arabo che pretendeva invece la sovranità su tutto quel territorio in quanto terra araba e islamica. È quanto esibito ancora in anni recenti da Abu Mazen e preteso ancora oggi da Hamas.

Gli inglesi, accertata una palese impossibilità di creare uno stato binazionale e di una convivenza pacifica fra i due popoli (in particolare dopo il pogrom di Hebron che nel 1929 colpì con decine di vittime l’antica comunità ebraica della città costituendo un vero e proprio punto di svolta nelle relazioni arabo-ebraiche) e dell’inizio della grande rivolta araba del 1936-’39 contro l’immigrazione degli ebrei in fuga dal nazismo, proposero con la Commissione Peel del 1937 una spartizione del territorio che prevedeva una porzione minore attribuita allo stato ebraico, ritagliato dove la densità ebraica era maggiore, con una fascia costiera lunga circa 65 km e larga 15 e una estensione più larga al confine con il Libano. Una maggiore estensione era invece destinata allo stato arabo, laddove gli arabi erano più concentrati.

Era prevista una giurisdizione britannica sull’area di Gerusalemme (e relativo sbocco al mare a Jaffa) destinata a passare sotto sovranità internazionale.

In tutto ciò era sottinteso che gli ebrei residenti nel territorio destinato agli arabi sarebbero diventati cittadini dello stato arabo o avrebbero potuto trasferirsi all'interno dello stato ebraico e viceversa. Come successe dieci anni dopo in occasione della divisione fra India e Pakistan, cioè fra indù e musulmani.

Il movimento sionista, pressato dall’urgenza (già da due anni erano state emanate in Germania le leggi razziali e solo un anno dopo sarebbero entrate in vigore anche in Austria e in Italia), si divise e non accettò la proposta Peel così com’era, ma accettò di aprire una trattativa sulla spartizione. Mentre gli stati arabi e gli arabo-palestinesi, sotto la direzione politico-religiosa del Gran Muftì di Gerusalemme Amīn al-Husaynī, la rigettarono senza avanzare controproposte. Gli inglesi lasciarono cadere la proposta limitandosi a una più rigida regolamentazione dell'immigrazione ebraica in Palestina.

Dieci anni dopo l’Assemblea generale dell’Onu propose (novembre 1947) una nuova spartizione del territorio che prevedeva una maggiore estensione della sovranità ebraica in funzione del prevedibile afflusso dei superstiti della Shoah. Grossomodo la proposta Onu ricalcava quella inglese precedente, fatta salva un'area ai confini con il Libano comunemente chiamata "il Triangolo", ma attribuendo agli ebrei anche la parte meridionale del paese, prevalentemente desertica. Sia la Striscia di Gaza che il Triangolo sarebbero stati comunicanti con la Cisgiordania.

In questo caso la parte ebraica accettò decisamente la spartizione e proclamò l’indipendenza di Israele (maggio 1948), mentre il rifiuto arabo alla spartizione determinò un contrasto, poi diventato scontro bellico aperto anche con gli stati arabi confinanti che invasero il neonato stato ebraico. Alla fine della guerra del 1948 Israele aveva conquistato il Triangolo e porzioni del territorio precedentemente destinato allo stato arabo, compresa Gerusalemme Ovest, mentre la Giordania e l'Egitto avevano preso possesso di Cisgiordania con Gerusalemme Est e Striscia di Gaza rispettivamente.

Il resto è una vicenda ancora più complessa, fra avvicinamenti e disastrosi scontri, che vediamo continuare anche in questi giorni. Ma, come si dice, questa è un'altra storia.

Commenti all'articolo

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.112) 18 gennaio 20:14
    Fabio Della Pergola

    Un grossolano errore di calcolo (mea culpa) mi ha portato a scrivere "Grossomodo parliamo di 60% arabi e 40% ebrei intorno al 1937, fino a circa 55% arabi e 45% ebrei nel 1947." In realtà si trattava più o meno di 2/3 e 1/3 cioè 66% arabi e 33% ebrei a fine guerra. Ho segnalato l’errore alla redazione e spero che venga corretto. Se non accadesse questo commento vale come correzione a posteriori.

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