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Israele e le guerre concentriche

La tensione politica in Medio Oriente procede per cerchi concentrici.

Nel mezzo c’è l’annosa questione palestinese, il cerchio più piccolo, che non è altro che il detonatore indispensabile per innescare altri conflitti, ben più rilevanti, agli occhi di tutti gli attori sul campo, della situazione reale dei palestinesi stessi.

Il secondo cerchio riguarda Israele e i paesi arabi confinanti, ieri coinvolti nel panarabismo nasseriano sostenitore di un conflitto aperto con lo stato ebraico e oggi divisi fra quelli in rapporti di buona vicinanza (Egitto e Giordania) e quelli (Siria e Libano) ancora in stato di guerra latente fin dal 1948, mai terminata con un trattato di pace, ma costellata di episodi intermittenti di violenza. È un cerchio animato recentemente dalla politica degli accordi di Abramo che coinvolgono Israele e alcuni governi arabi, ma ben poco i governati di quei governi, simpatizzanti invece della causa palestinese.

Il terzo cerchio chiama in causa il panislamismo khomeinista di Teheran, determinato a imporre, sfruttando l’ostilità verso Israele, la propria egemonia sulle quelle stesse masse arabe lacerate fra la simpatia per chi incarna le speranze di una soluzione militare risolutiva della presenza ebraica in Medio Oriente e l’ostilità antica verso gli sciiti da parte dei sunniti.

Ed esiste anche un ulteriore quarto cerchio che si amplia fino al livello del confronto fra Occidente e tutto ciò che Occidente non è, o è solo in parte. La Russia e l’Iran incarnano l’ala più bellicosa. Più defilata, la Cina che si sta preparando a un confronto duro con gli Stati Uniti (e i suoi alleati asiatici) su Taiwan, ma che non può perdere l’accesso ai mercati occidentali. Si accodano a loro gli altri componenti dei Brics, India, Brasile e Sudafrica attori del vecchio terzomondismo ormai impegnato in un braccio di ferro sul piano strettamente economico con il primo mondo.

Tutti cerchi sono concentrici e legati gli uni agli altri perché causati da un'unica pietra gettata nello stagno (e la pietra potrebbe essere la buona vecchia rivoluzione francese che ha gettato le basi della modernità liberaldemocratica – discutibilissima, ma che dio ce la conservi – contro cui si scagliano a ogni piè sospinto tutti i reazionari del pianeta).

La drammatica mattanza del 7 ottobre perpetrata dai tagliagole di Hamas ha rappresentato il tentativo del movimento palestinese di uscire dall’impasse in cui loro stessi si sono cacciati impedendo negli anni qualsiasi accordo proposto dai laburisti (Barak 2000-2001) o dai centristi (Olmert 2008) dello stato ebraico e favorendo così uno spostamento a destra sempre più deciso dell’elettorato israeliano. Indispensabile per loro avere al governo di Israele una forza speculare per poter opporre, con una giustificazione che suonasse credibile, al disegno “biblico” dell’estrema destra teologico-nazionalista delle frange estremiste dei coloni, il loro antico e originale programma politico di “porre nel nulla” l’entità sionista (come scritto, nero su bianco, nel loro statuto fondativo del 1988).

Con quella azione, finalizzata a coinvolgere gli alleati sciiti in Libano e Siria, oltre che a sollevare la popolazione cisgiordana, Hamas si proponeva di mettersi alla testa di un nuovo movimento panarabo (ma sostenuto dall’Iran) capace di mettere realmente in difficoltà lo stato ebraico. Attaccandolo da nord e da sud e forse all’interno sia della West bank che dei suoi stessi confini grazie al supporto della popolazione arabo-israeliana, la strategia impostata e messa in atto con capacità tattiche inusitate e una brutalità impressionante, contava probabilmente anche nel supporto attivo, se fosse stato raggiunto un livello tale da far intuire qualche possibilità di collasso delle difese israeliane, delle masse arabe di Giordania ed Egitto. Un supporto di piazza tale da costringere quei governi (o i loro comandanti militari) a rompere gli indugi a unirsi alla battaglia finale contro il “cancro sionista”.

Le cose non sono andate come i dirigenti di Hamas probabilmente speravano grazie al deciso intervento americano che un dirigente palestinese ha poi definito “inaspettato”. Con due squadre navali, e il loro impressionante potere deterrente, Biden ha prontamente fatto capire a tutti che era meglio lasciar perdere qualsiasi velleità di scendere in campo. I deludenti (per i palestinesi) discorsi di Nasrallah hanno chiaramente fatto intendere che il messaggio era stato ricevuto e che, oltre a un certo numero di razzi sparati da Hezbollah tanto per salvare la faccia, il partito di Dio non si sarebbe esposto più di tanto. L’Iran si è immediatamente accodato ai suoi alleati libanesi dichiarando di non aver saputo niente di quello che Hamas stava cucinando. La durissima repressione di ogni volontà di movimento in Cisgiordania ha fatto il resto. Hamas è rimasta sola e gli abitanti di Gaza (qualunque sia il numero reale delle vittime civili della guerra) hanno pagato per l’ennesima volta lo sconcertante avventurismo suicida del movimento islamista.

Sta di fatto che il tentativo di allargare lo scontro fino al secondo o anche al terzo cerchio si è rivelato fallimentare. Fino al bombardamento israeliano del consolato iraniano a Damasco (ammesso che lo fosse, le notizie di stampa sono contraddittorie sulla definizione dell’edificio colpito) e dei generali dei pasdaran lì riuniti.

Il governo di Netanyahu deve aver deciso che riportare lo scontro sul terzo cerchio avrebbe risparmiato a Israele l’onere di dover rispondere (perfino ai suoi alleati più stretti) dell’andamento della guerra di Gaza e avrebbe anzi riallineato sia i paesi arabi più ostili a Teheran sia l’Occidente stesso in uno schieramento compatto in difesa dello stato ebraico in caso di reazione militare dell’Iran.

Solo così si spiega l’azzardo di quel bombardamento che tanto ha fatto infuriare il segretario dell’Onu Guterres per la violazione del diritto internazionale che protegge le sedi diplomatiche (come se sparare sui civili i razzi forniti dall’Iran ai suoi alleati libanesi fosse invece permesso dal diritto internazionale). E così infatti è stato: l’Iran non poteva non rispondere e ha risposto con una salva di droni e missili di vario tipo che la difesa israeliana ha intercettato con il contributo fattivo dei jet americani, inglesi e francesi ma anche con quello di Arabia saudita e Giordania. Unica vittima una bambina beduina colpita dalle schegge di un ordigno caduto nel Negev.

Riportare lo scontro lì dove Hamas voleva arrivare il 7 ottobre, si è rivelata azione spregiudicata e molto azzardata, ma – al momento – vincente. Da una situazione che, fino al bombardamento di Damasco, era win-win per Hamas (se Israele non risponde abbiamo vinto sul campo, se Israele risponde le nostre vittime ci faranno vincere la battaglia dell’immagine e dell’informazione) si è adesso assestata su un piano meno squilibrato. Israele ha incassato la reazione iraniana dimostrando una capacità militare difensiva eccellente e ha ricompattato attorno a sé le alleanze che lo stavano abbandonando per via della guerra di Gaza.

Il terzo cerchio dello scontro poteva essere quello del suo collasso e si è rivelato invece quello che ha messo in difficoltà i suoi avversari. Ora Israele dovrà decidere se e come giocare le prossime carte. Presumibilmente dovrà rispondere all’attacco iraniano, con l’accordo degli stati arabi consapevoli che loro non sarebbero mai stati in grado di difendersi da un attacco simile nel caso che l’Iran avesse intenzione di piegarli una volta per tutte. Hanno bisogno di Israele per difendere la propria autonomia e Israele lo sa.

Ma forse vorrà rispondere attaccando gli alleati di Teheran, non Teheran direttamente, cosa che Biden non vuole. La terza guerra del Libano sembra così delinearsi sempre più chiaramente. Del resto è dal 7 ottobre che Hezbollah colpisce il territorio israeliano partecipando di fatto alla guerra scatenata da Hamas. E, per quanto siano azioni più dimostrative che devastanti, Netanyahu i conti con loro li vuole fare se non altro per ridimensionare una volta per tutte il pericolo da nord dopo aver ridimensionato sostanzialmente quello da sud. E non si capisce perché non li dovrebbe fare quei conti. Anche se Hezbollah ha denti ben più affilati di quanti non ne abbia Hamas. Il rischio, molto serio, è che Beirut faccia la fine di Gaza.

Di tutto questo l’unico che finora si è avvantaggiato chiaramente è Putin, in Ucraina. Ma qui siamo sul quarto cerchio e lo scontro è ancora lontano dal vedere una sua fine. Se ne riparlerà dopo le elezioni americane: se vincerà di nuovo Biden la Russia sarà costretta ad abbandonare le sue speranze di impadronirsi della costa ucraina (e del Mar Nero), se vincerà Trump sarà possibile lo scambio: Ucraina alla Russia e luce verde di Mosca per far fuori il regime iraniano.

Foto Binary Koala/Flickr

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.235) 18 aprile 09:17

    Sulla teoria delle guerre concentriche mi astengo. E’ troppo profonda per le mie risicate possibilità intellettuali. Comunque mi ricorda il famoso ritornello " cerco un centro di gravità permanente ...ecc e spero che tu alla fine riesci a trovarlo. Mi soffermo invece sulla perla relativa al bombardamento sionista del consolato iraniano a Damasco " ammesso che lo fosse.. secondo notizie di stampa contraddittorie ( quali ? citare please). Capisco la tua posizione ma sono curioso di vedere fin dove arrivi e cosa riesci a giustificare sulla base del "pogrom del 7 ottobre". Pura curiosità perché direi che per il resto il quadro mi appare chiarissimo.

    ciao

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.254) 18 aprile 11:06
    Fabio Della Pergola

    Il Fatto quotidiano: "un edificio dell’ambasciata iraniana a Damasco"

    Avvenire: "il palazzo colpito era vicino alla sede dell’ambasciata di Teheran"

    Il Sole 24ore: "un edificio del consolato iraniano"

    Il Post: "un edificio annesso all’ambasciata iraniana"

    Sempre Il Post: "bombardamento dell’ambasciata iraniana a Damasco"

    Internazionale: "la sezione consolare dell’ambasciata iraniana nella capitale siriana"

    Euronews: "una parte dell’ambasciata iraniana a Damasco"

    Rainews: "nei pressi dell’ambasciata iraniana a Damasco"

    Potrei continuare (anche se il lavoro di ricerca, se vuoi contestare qualcosa, te lo dovresti fare tu senza far perdere tempo a me). Sta di fatto che ambasciata, edificio vicino all’ambasciata, o annesso all’ambasciata, sezione consolare, consolato, parte dell’ambasciata o nei pressi dell’ambasciata... sono notizie un po’ confuse. Dal momento che non vivo a Damasco e non posso andare di persona sul posto a chiedere alla casalinga che abita di fronte che cosa fosse quell’edificio, registro le contraddizioni della stampa ed esprimo il mio legittimo dubbio. Tu, che di dubbi sei privo, saprai certamente cosa ci facevano i generaloni dei Pasdaran lì dentro e cos’era l’edificio che li ospitava.

    Per il resto direi che non giustifico niente, registro quello che accade. A te che hai "chiarissimo" il quadro nonostante le tue "risicate possibilità intellettuali" chiedo: che cosa avresti fatto tu se fossi stato a capo del governo di uno stato che ha subito un attacco che ha causato 1200 vittime civili? Avresti mandato il commissario Basettoni dentro Gaza a indagare? Sono davvero curioso.

  • Di paolo (---.---.---.192) 18 aprile 19:22

    Comunque venga declinato trattasi, non esiste alcun dubbio in merito a meno di non spargere fumo, di edificio sede diplomatica, ergo di territorio iraniano, secondo il diritto internazionale. Non serve andare a Damasco basta dedicarsi un minuto con Earth di google.

    Comunque tutti quegli organi di stampa che citi, a parte Rai news che mi conferma come siamo messi con il "servizio pubblico, confermano la cosa. Cosa avrei fatto io dopo il pogrom? Avrei dato la caccia ad Hamas e agli animali che hanno condotto quell’atto. Quello che certamente non avrei fatto, visto che non sono un nazista come Netanyahu e quelli che ne condividono le azioni, è di sterminare un intero popolo indifeso al limite del genocidio. Se non lo capisci al volo allora sei in guai seri. 

    Tuttavia siccome dubito che Netanyahu ed il suo circondario di integralisti abbia un minimo di senso della ragione è certo che, protetto dalla cricca bombarola occidentale, attaccherà l’Iran a proprio gusto e piacere. Credo però che nel caso l’Iran non si limiterà all’azione di teatro che abbiamo visto, oltretutto nel pieno diritto garantito dall’art. 51 dell’ONU ( ammesso che valga per tutti). 

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.109) 18 aprile 19:37
    Fabio Della Pergola

    1 Se lo dici tu, non abbiamo più dubbi sulla tipologia di edificio. Comunque da anni l’Iran fornisce tutto l’armamentario con cui i suoi "proxy" (ormai tutti li chiamano così) sparano a casaccio sui civili israeliani e non basterà la foglia di fico della "sede diplomatica" per cancellare la sostanza: è l’Iran che ha attaccato Israele e non viceversa. Alla fine Israele ha risposto.

    2 Tu "avresti dato la caccia ad Hamas". Immagino non entrando a Gaza ma aspettando che Hamas ne venisse fuori, altrimenti come gli dai la caccia se quello si nasconde dietro i civili di Gaza, sotto le scuole, gli asili, le moschee e gli ospedali? E spara ai riservisti (cioè civili in armi) che si avventurano per le strade di Gaza city nascondendosi dietro le famiglie, i bambini, i medici e gli ammalati? O gli avresti messo delle trappole con il formaggio dentro come si fa con i topi? Siamo sempre al commissario Basettoni di cui sopra. Cioè alle ciance a cz di cane.

    Il resto lo vedremo, quello che si è visto finora è che Hamas/Hezbollah/Houti/Iran hanno scatenato la guerra che è sotto gli occhi di tutti e che, come chiunque scateni una guerra, ne portano la responsabilità piena. Anche delle loro vittime.

  • Di paolo (---.---.---.74) 19 aprile 08:29

    Il commissario Basettoni alberga solo nella tua testa. Non credere che ribaltando la realtà i fatti ti vengano incontro. La caccia ad Hamas si fa dove si trovano i capi mandanti e le strutture che li sostengono ( che notoriamente non sono a Gaza) e non maciullando donne e bambini alla cazzo di cane. Testina.

    Con la tua follia da integralista ebraico neppure ti accorgi che stai giustificando l’orrore del nazismo. Ci voleva Netanyahu e il suo circondario di squinternati per compiere questo capolavoro. Complimenti.

    A proposito " le mie risicate .. ecc " era puramente allegorico. Rispetto a te e per quello che dici sono un gigante. Chiudo. 

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.137) 19 aprile 08:34
    Fabio Della Pergola

    Sì certo. Il gigante delle stupidaggini. E non da oggi. Saluti.

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