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Quando San Francesco incontrò il sultano...

Quando S.Francesco incontrò il Sultano, al-Malik al-Kamil, nel 1219, nei pressi di Damietta in Egitto, non avrebbe mai potuto immaginare che a distanza di 790 anni, membri delle Famiglie Reali degli Emirati Arabi Uniti e Sceicchi avrebbero corso a cavallo, in una gara di endurance, su strade, sentieri e viottoli del territorio della sua Assisi.

Non dovremmo stupirci di questo. La Storia esige che i fatti straordinari abbiano un seguito perchè i simboli ed i valori in essi racchiusi continuino ad ispirare ed illuminare gli uomini, nel loro difficile compito di migliorare se stessi e la realtà in cui si trovano immersi.

Ma, andiamo con ordine. Nel momento più cruciale della Quinta Crociata, bandita dal Concilio Lateranense, Francesco decide di partire con un gruppo di dodici compagni, tra cui Frà Illuminato, per il campo dei Crociati, attendati nei pressi di Damietta, in Egitto. E’ fermamente intenzionato ad incontrare il Sultano d’Egitto, il capo dell’esercito musulmano, l’avversario che i Crociati devono combattere e vincere per entrare in possesso dei Luoghi Santi.

Nel campo dei crociati, secondo la cronaca di Tommaso da Celano, Francesco predica contro il ricorso alle armi ed alla guerra e sostiene la necessità di procedere a trattative di pace con il nemico.

La sua azione suscita le ire del delegato pontificio Pelagio Galvan, che non può comunque impedire a Francesco di andare nel campo avversario per incontrare il Sultano. Francesco e Frà Illuminato attraversano quindi il campo crociato tra sberleffi, ingiurie, scherni, calci e botte.

I Saraceni, vedendoli arrivare, gli vanno incontro e li conducono alla presenza del Sultano.I cronisti dell’epoca scrivono che il Sultano si chiamava al-Malik al-Kamil. Nipote del famoso Saladino, era chiamato “Il Sovrano perfetto”. Alla sua corte amava disputare con i dotti di grammatica e giurisprudenza, egli stesso era un poeta di cui ci sono stati tramandati alcuni versi. Fondò al Cairo una scuola per le scienze delle tradizioni. Famoso per la gentilezza ed il contegno austero, ottimo amministratore, controllava di persona la lista delle imposte. Contrario agli inutili spargimenti di sangue, aveva più volte offerto ai Crociati trattative di pace, da essi sdegnosamente rifiutate.

L’incontro di Francesco con questo sovrano aperto, colto, illuminato fu straordinario. Il Sultano volle che Francesco restasse suo ospite per diversi giorni , per ascoltarlo, dialogare con lui, approfondendo temi religiosi con l’aiuto di teologi e saggi musulmani. Tra i due nacque un’amicizia che durò tutta la vita. Al momento della partenza, il Sultano ricolmò Francesco di doni, tra i quali il corno di avorio ed argento conservato nella Basilica del Santo ad Assisi.

In un tempo in cui un musulmano non si poteva concepire se non come nemico, empio, diabolico, il mite ed umile Francesco, contrario alla guerra e sopratutto ad una guerra come la Crociata, condotta in nome della fede, dimostra che un uomo inerme riesce dove un esercito non riuscirà con le armi (in Egitto infatti i Crociati subirono una disastrosa sconfitta).

L’incontro e l’amicizia nata tra Francesco e al-Mailk al-Kamil, sono da allora diventati segno e simbolo della possibilità per gli uomini di comprendersi e superare contrasti e difficoltà, per quanto profondi e gravi essi siano, senza ricorrere alla violenza, all’uso della forza e delle armi.

Questi due uomini di fede diversa, di diversa origine e cultura, di diverso linguaggio, di usi e costumi diversi, testimoniano che oltre tutte le diversità c’è sempre un terreno comune, ci sono sempre territori inesplorati, spirituali e materiali, in cui avventurarsi insieme per il desiderio della ricerca, per l’interesse a scoprire realtà che possano contribuire ad un reciproco arricchimento.

Infiniti sono gli spazi della pace, infinite le distese dell’amicizia, rispetto ai luoghi ristretti ed angusti in cui la diffidenza e l’odio chiudono gli uomini nel gioco al massacro della reciproca distruzione.

Il filo di quell’amicizia, stretta da Francesco ed il Sultano a Damietta, ritrovato nella matassa intricata della storia, oggi riannoda il rapporto tra Occidente ed Oriente con la presenza di Re e Califfi ad Assisi. Lo spazio in cui la pace e l’amicizia chiamano uomini di diversa nazionalità, religione e cultura, ad incontrarsi, è dunque la valle di Assisi, nella quale sono stati individuati i percorsi per una gara di velocità e resistenza per cavalli e cavalieri.

Qualcuno può obiettare che senza l’amore per il cavallo e per le gare di endurance da parte degli arabi e da parte di europei ed assisani, non ci sarebbe stato incontro e la possibilità di rievocare la straordinaria testimonianza di Francesco ed al- Malik al-Kamil. Fatto incontrovertibile. Ma io vi chiedo : “Perchè ad Assisi?".

Commenti all'articolo

  • Di gigi camana (---.---.---.23) 8 ottobre 2009 20:04

    Mi sembra che la parafrasi dell’episodio contenuto nei Fioretti di San Francesco stravolga il suo contenuto, ma forse mi sbaglio, comunque per chi ha tempo può confrontare il testo originale o sul LIbro dei Fioretti o anche in questo link : http://it.wikisource.org/wiki/Fioretti_di_San_Francesco/Capitolo_ventiquatt resimo
    un caro saluto
    gigi camana

    • Di joesax (---.---.---.222) 9 ottobre 2009 08:39

      ho letto il capitolo indicato dei Fioretti. Non si evidenzia il contesto storico, che è in atto una crociata, che S:Francesco passò nel campo dei crociati prima di andare in quello del Sultano, nonostante che il delegato pontificio (il Papa voleva la guerra) cercasse di impediglierlo, che il Sultano potè ricevere benevolmente il Santo perchè non era un fanatico ma uomo di profonda cultura ed aperto alla conoscenza di cose nuove, cosa che si ripetette quando lo stesso Sultano ricevette dieci anni dopo Federico II, con il quale stipulò un trattato di pace di dieci anni. Il Papa, che ancora una volta voleva guerra ,una crociata di feerro e sangue, scomunicò Federico II, bollandolo con l’accusa di tradimento. 

    • Di (---.---.---.82) 3 settembre 2012 16:03

      Oggi siamo alla vigilia di una crociata che potrebbe esser combattuta com armi di distruzione di massa.
      Se il Santo Padre Papa Benedetto XVI volesse imitare San Francesco dovrebbe andare a Tehran e incontrare sia il presidente iraniano Mahmud Akhmadinejad che l’Ayatollah Ali Kamenei, guide suprema spirituale dell’Iran e se vuole fare ancora di più dovrebbe andar a pregare nella grande moschea di Tehran assieme alle autorità iraniane (ciascuno a modo proprio).
      Secondo me sarebbe un segnale formidabile per la pace nel mondo.
      Durante il suo pontificato Giovanni Paolo II entrò nella moschea di Damasco a pregare assieme al presidente Assad, vorrei dall’attuale Pontefice altrettanto coraggio!!!

    • Di (---.---.---.117) 25 marzo 2013 18:33

      Si va a pregare con chi pianifica di distruggere il mondo cristiano.

      Qui si sta impazzendo.
      "Ognuno a suo modo", ah che bello questo relativismo.
      Voi volete la pace del diavolo, non quella di Cristo.


  • Di (---.---.---.130) 17 marzo 2013 11:11

    Tutto l’articolo si basa sulla  certezza  dell’avvenuto incontro con il sultano. In realtà la prime fonti - è dentro la chiesa - Vescovo di Acri non dà il nome dei frati che si recarono a Damietta e successivamente, via via che la favola acquista maggiore diffusione, parla di "Francino". I francescani stessi oggi non danno per storica la faccenda e lasciano aperta la questione se FRancesco fu pro dialogo con musulmani o voluttuosamento crociato. 

    Con i commenti sull’elezione di Bergoglio c’è una ri-santificazione di Francesco, lunica consolazione : se avesse scelto il nome di Gennaro anche lo scioglimento del sangue a Napoli diverrebbe storia....
  • Di (---.---.---.236) 24 marzo 2013 22:58

    Mi sembra che venga dimenticato che San Francesco aveva tentato di convertire il Sultano alla vera Religione, quella Cristiana.

    Sono perplesso di fronte a quello che era il punto principale della vicenda storica dell’incontro del Santo con il Sultano.
    Dove è il discernimento oggi ?
    Dove è la Regalità di Cristo ?

    Christus Vincet, Christus Regnat, Christus Imperat
    Non dimentichiamolo, altrimenti non possiamo proclamarci Cristiani.
    Saluti
    Paolo Sarra-Nuvoletti

    • Di (---.---.---.117) 25 marzo 2013 18:31

      Sono d’accordo con Nuvoletti.

      Proprio oggi Magdi Cristiano Allam ha detto che non intende rimanere nella Chiesa debole con l’Islam.
      La Chiesa vuole essere politicamente corretta o vuole servire Dio ?
      Oggi vuole essere politicamente corretta. La Chiesa non è più. La Chiesa è il cuore dell’uomo, quell’esteriore è una ong, nonostante il papa dica il contrario, una specie di ong massonica.

      Giulio
  • Di (---.---.---.184) 7 ottobre 2013 08:50

    Quando San Francesco incontrò il Sultano non può aver detto cose diverse da quelle contenute nella sua lettera che scrisse "a podestà, consoli, magistrati e reggitori dei popoli" e cioè: "Ricordate che il giorno della morte si avvicina. Vi supplico allora, con rispetto per quanto posso, di non dimenticare il Signore, presi come siete dalle cure del mondo. Obbedite ai suoi comandamenti, poichè tutti quelli che dimenticano il Signore e si allontanano dalle sue leggi sono maledetti e saranno dimenticati....." Per San Francesco, quindi, la conversione era l’unica via della salvezza: non ritenne, perciò, mai tale fine da raggiungere un deteriore e sciocco " proselitismo". Oggi San Francesco sarebbe sicuramente liquidato come un "fanatico", un "fondamentalista" ed un "cattolico integralista e reazionario".

  • Di (---.---.---.56) 7 marzo 2014 15:42

    Steven Runciman, Storia delle Crociate, vol. II, pag. 823: ’La battaglia per Damietta/Egitto, era stata osservata da....frate Francesco d’Assisi, che aveva chiesto al Cardinale Pelagio, rappresentante della comitiva papale, di andare a visitare il sultano al-Kamil, saggio, illuminato, e favorevole alla pace coi bellicosi cristiani (della Quinta Crociata). Si recò, con bandiera bianca, a Fariskur, a circa 6 miglia a sud di Damietta, dove il sultano si era ritirato, fu da lui ascoltato, e, rifiutati i molti doni dallo stesso offertigli, fu ricondotto al campo cristiano con una scorta d’onore’. Correva il giorno 29 ag. 1219, ed era giovedì. Altre fonti dicono che a Francesco, che tentò di convincere il sultano alla ’vera’ religione, quella cristiana, il sultano abbia risposto, su per giù, che le religioni sono come le dita di una mano, cioè tutte ugualmente utili, e tutte ugualmente vere’. Diciamolo: meglio il sultano al-Kamil di Francesco. Che, però, non era ancora santo. Gianfranco Mortoni/mn

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