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Parlare e scrivere di letteratura italiana oggi nell’oggi - la mission del progetto ’I corpi nella letteratura italiana contemporanea’

Parlare e scrivere di letteratura sono attività frequentemente assorbite come ’individuazione di ciò che ci sopravvive’. Di una dimensione da ’residuo duraturo’. Un qualcosa destinato a essere insegnato, magari tra i banchi, o comunque ricordato entro allocazioni preziose, luccicanti. Entro un tramandare per non dimenticare. Per non lasciar morire.

Ma ciò che tra venti, quaranta, sessanta e più anni sarà considerato ’il peso di una scrittura necessaria, rappresentativa di questa società’; questo peso muterà forme, sostanze, opinioni, analisi per altri venti, quaranta, sessanta e più anni.

Leggere, studiare, analizzare, rapportarsi lucidamente, passionalmente e visceralmente con gli autori italiani contemporanei, le scritture, le storie e le voci; tutto questo non sottintende un altro rispetto ai significati delle parole stesse: lettura, studio, ascolto, riflessione, confronto.

Il tempo, le analisi che entro maglie spazio temporali affonderanno nelle scritture di oggi (oggi come lasso ristretto, decenni, grumo di anni tra grumi di contesti nazionali), stabiliranno o tenteranno di individuare ciò che per le future generazioni sarà il peso letterario di un passato più o meno a loro vicino. E accadrà, io credo, senza costrizioni o sforzi imposti. Senza classifiche di vendita, statistiche da esposizione in vetrina.

Ragionare oggi dell’oggi o dell’oggi di ieri e dell’oggi di domani (ieri e domani come declinazioni di vicinanze materiali tangibili, annualità accostate all’oggi per somme brevi, semplici) è ’sentire’ ciò che - pare - ritornare entro maglie mutevoli e larghe di scritture. E’ afferrare vicinanze o lontananze tra identità che con le parole plasmano forme, saggiano carni pulsanti che dal vero del reale si trasferiscono al vero delle parole. Vero in quanto sentito, voluto entro sensi e urgenze espressive quanto comunicative.

I libri, gli autori, le storie che le future generazioni sceglieranno di leggere, ascoltare, considerare non possono emergere oggi nell’oggi.

E questo progetto lo dimostra. E’ tangibile. Che non si cercano ’vincitori’. Che gli scritti oggetto di scavi, interrogazioni, riflessioni, connessioni sono qui ripresi per essere ascoltati. Per offrirsi a comprensioni, collegamenti.

Parlare e scrivere di letteratura, possono non essere sterile ventriloquismo da classifiche di vendita, da constatazione cedevole, fragile, che i pesi e le misure sono solo numeri, mercati, apparizioni pubbliche, premi. Può se si interrompe la corsa. E si recupera il moto dell’ascolto, un moto lento, ma accogliente, che non chiede ’titoli’ o tesseramenti ma dalle parole prende a sentire.

Questo è l’approccio, questo è il corpo del progetto.
Partire dagli scritti. Dalle parole. Dalla carne nelle parole.
Allungarsi, ove possibile, alle voci, gli autori, gli intenti.
Digerire sensi, percezioni.

Spingendo tutto verso comprensioni, verso eventuali fili che passando uniscono. La letteratura di oggi nell’oggi. Le identità che attraverso le parole sono forme forse riconoscibili. Gli strumenti che dalla lingua, saltano pagine e supporti bidimensionali, per conficcarsi. Da qualche parte.

E questi sforzi, di comprensioni, pensieri, confronti, identità, riunirli in uno scritto (una forma aggregativa di contenuti, riflessioni, spunti, analisi, stralci) e diffonderli attraverso contatti. Contatti aperti a tutti entro eventi, iniziative ’concrete’, piccole e grande, lunghe o corte, vicine e lontane, quello che si potrà a partire dal 2010.



Il progetto non sarebbe tale, senza collaborazioni, confronti, consulenze. Non soltanto di chi ha scritto (o lo sta facendo), interpretato, espresso, questo sentire entro-per-sui-attorno ai corpi nella letteratura italiana recente, ma anche grazie all’aiuto prezioso di chi tali sentire li ascolta e si impegna a divulgarli.

********************

Marco Antonio Bazzocchi, conclude il saggio ’Corpi che parlano’, Bruno Mondadori, 2005, così:
Il corpo di oggi non esibisce più i propri traumi sessuali, non è più il luogo di lotte tra le pulsioni e il loro dominio La rappresentazione della sessualità come nucleo dell’individuo sembra essere ormai fuori moda, così come sembra esserlo l’immagine di un corpo che drammaticamente si libera delle convenzioni sociali. Nelle teorie dominano immagini leggere, interscambiabili, soft: simulacri, pellicole, travestimenti, giochi e scambi. Un carnevalesco tutto patinato, privo di sostanza corporea. E un erotismo bidimensionale, che non va al di sotto dello spessore della pagina o dello schermo del video. Né il modello rappresentativo né quello liberatorio sembrano più funzionare. In un mondo grigio dominato dall’uniformità, gli unici corpi che continuano a parlare sono i corpi tragici della sofferenza, quelli che si susseguono di giorno in giorno nei notiziari sulle guerre e sulle carestie, sulla povertà e sul dolore. [ In Anthropologize du corps et modernité (Puf, Paris, 1990), David Le Breton nota che la società occidentale moderna ha cancellato le manifestazioni concrete del corpo, privilegiando la strategia della messa a distanza del corpo, e quindi il senso dello sguardo, a scapito dell’olfato e del tatto. ]
[...]
Le immagini del corpo estetizzato che ci circondano sembrano solo un involucro fragile che deve nascondere i corpi rovinati dalla tragedia.
[...]
Non siamo forse tutti entrati a far parte del gruppo eletto dei violenti Signori pasoliniani, torturatori sì, ma di corpi inesistenti? Mi chiedo se sia questo l’ultimo esito a cui deve approdare, fra molti dubbi, un discorso sul corpo, sulla sessualità e sul desiderio: ci sono tanti corpi, non c’è più nessun corpo.

Ora, a fine 2009, guardando imperfettamente, tra parzialità e affondi ancora in divenire; ho l’impressione che questa ’messa a distanza del corpo’ enunciata da Le Breton nel 1990, sia fatto tangibile anche nelle modalità in cui si vive, respira, segue la letteratura oggi, in Italia. Pare quasi non esserci più l’esigenza. L’esigenza carnale di ascoltare un autore, una storia, attraverso una vicinanza materiale da accostare alla lettura, all’appropriarsi di una storia scritta, lasciata.
 
Inoltre, questo cancellare le ’manifestazioni concrete del corpo’, questa scelta non è ben chiaro dove ci stia portando come società, dove stia veicolando la cultura. Pare perché i dibattiti, gli scritti, non ’parlano la stessa lingua’, non si appoggiano gli uni agli altri assecondandosi. Ci sono, io credo, dei ’dissidenti’ che l’identità e le direzioni, di queste scelte, mettono in discussione. Che tentano di lasciare il perduto, per ritendersi verso la sostanza della carne, dell’essere che c’è nella carne, nelle parole di carne.

Per ora, a fine 2009, tra scavi imperfetti, parziali, in divenire e lenta digestione mi chiedo: ancora ’ci sono tanti corpi, non c’è più nessun corpo’ nella letteratura italiana contemporanea?
Qualcosa sta virando, è la ’sfida’ di questo progetto.
E’ il tentativo di affondare i denti in una percezione crescente, frammentata, spezzata eppure insistente, rumore che dal fondo entro libri diversi, è ’qualcosa’, secondo me. ’Qualcosa’ che merita ascolti.


[Le presenti annotazioni fanno parte di un progetto di studio, analisi, riflessioni, confronti e divulgazioni su ’I corpi nella letteratura italiana contemporanea’. Un’altra preliminare annotazione è rintracciabile QUI. Nello specifico, la presente ne definisce la ’mission’. Le ’ragioni’ che hanno portato alla nascita di questo progetto, invece, sono rintracciabili QUI. - n.d.r.]

 


Immagine di FotoRita [Alistar maniac] che si ringrazia.

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