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 Home page > Tribuna Libera > Olimpiadi a Roma: un no alle speculazioni

Olimpiadi a Roma: un no alle speculazioni

Il Governo italiano ci salva dall’ennesima occasione di “spesa fuori controllo” pronta favorire speculatori e amici degli amici.

Ho assistito con molto stupore, condiviso con molti miei concittadini, alla querelle che si è sviluppata a fronte del più che sensato diniego del governo italiano, al sostegno della candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020.

Le ragioni del diniego, sono note a tutti e credo che difficilmente si possano trovare argomenti per confutare tale ragioni.

Tralascio anche il solito stucchevole e deprimente teatrino offerto dalla nostra classe politica, che anche su argomenti di spesa pubblica, si costituisce in fazioni distinte pronte a darsela di santa ragione solo per il puro gusto di non dar ragione all’altro.

Per quanto affascinante, l’occasione di organizzare i giochi olimpici, ha sempre rappresentato un pessimo investimento e sono rari i casi in cui invece tale evento è stato un elemento di crescita duratura per la città ospitante.

Purtroppo i fallimenti italiani nella gestione di questo tipo di eventi sono sotto gli occhi di tutti. Cito solo due esempi: i mondiali di calcio del 1990 ed i recenti mondiali di nuoto del 2009.

Parlo di fallimenti non in termini di organizzazione sportiva, ma in termini di gestione a lungo termine degli investimenti infrastrutturali.

La parola chiave è come al solito speculazione. Serve realizzare (o rammodernare) un palazzetto dello sport? Nessun problema, facciamo una bella gara di assegnazione al ribasso, così nessuno si fa venire il mal di pancia, poi nel contratto definitivo ci infiliamo qualche insignificante postilla che ci permetterà, in base a elementi di valutazione rimandati a qualche commissione tecnica facilmente malleabile, di utilizzare materiali scadenti e di far lievitare i costi a nostro piacimento.

Poi a manifestazione finita, come sbandierato dal politico di turno, quando la struttura sarà restituita ai cittadini, se le piastrelle delle docce degli spogliatoi si staccheranno come foglie secche, “chissenefrega” noi i soldi li avremo già intascati e nel peggiore dei casi un buon avvocato porterà serenamente in prescrizione le eventuali contestazioni in sede civile o penale.

Roma è piena di personaggi di questo tipo: palazzinari, presidenti di circoli, faccendieri, amministratori, figli di, mogli di, amanti di e chi più ne ha più ne metta.

Tutta questa svariata umanità ha un paio di principi base. Il primo è che lavorare stanca (e poi non è chic), il secondo è che non bisogna porre limiti all’avidità.

Quindi l’obiettivo è sempre quello di massimizzare i guadagni col minimo degli sforzi. Sforzi che si possono riassumere in organizzazione di pranzi, cene, brunch, aperitivi nelle solite location romane, dove ci s’incontra tra soliti noti. Bisogna costituire società, consorzi, associazioni e distribuire incarichi puramente di facciata ma assolutamente ben remunerati (del resto non si può smettere di andare al circolo) e soprattutto bisogna creare consenso.

E qui scatta il coinvolgimento delle facce da televisione. Politici, sportivi, opinionisti che spieghino all’opinione pubblica che l’evento in questione è un’occasione di crescita e prestigio per la città e per il Paese. Chiaramente si omette che la crescita sarà essenzialmente quella dei patrimoni di pochi e soprattutto non verrà sottolineato che i soldi saremo sempre e solo noi a metterli.

Almeno per questa volta ce la siamo scampata, ma stiamone certi, siamo ancora lontani dal debellare quello che forse è il più grande male di questo paese: la corruzione.

Meditate gente, meditate.

Hasta pronto!

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