• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca > Michel ed Antonio Martone. Un cognome, un destino

Michel ed Antonio Martone. Un cognome, un destino

Padre e figlio. Due personaggi rampanti del potere italiano. 

Nell'autobiografia presente sul suo sito, Michel Martone si definisce madrelingua francese, un grafomane che sfoga le sue inquietudine scrivendo su alcuni giornali, uno che ha il suo habitat naturale nell’università italiana. Un enfant prodige che ha bruciato le tappe diventando professore ordinario a 29 anni e soprattutto viceministro del lavoro a soli 38. Quando ieri, a Roma, durante un incontro pubblico sull’apprendistato ha definito gli studenti che non si laureano prima dei 28 anni degli sfigati, ha fatto sobbalzare sulla sedia non pochi ventenni italiani. Non tanto per il linguaggio usato - la parola sfigato ormai è entrata nell’uso quotidiano: rappresenta perfettamente una tipologia di persona che al contrario di quello che diceva Pico della Mirandola: è artefice della propria sfortuna. Quello che lascia perplessi è però che il professor e viceministro Martone ha detto parte della verità, omettendo la più scandalosa.

In Italia esistono tre tipologie di studenti. La prima quella più numerosa, studia e si laurea in tempo. Nonostante il sistema universitario italiano sia obsoleto e non all’altezza degli standard europei ed occidentali. Per tutto il percorso formativo questa tipologia di persone si trova alle prese con professori non al servizio degli studenti, ma al servizio dei propri interessi o delle cordate o delle famiglie (a volte politiche) che rappresentano. La seconda tipologia è quella definita da Martone degli sfigati. E’ vero: forse si parcheggiano negli atenei delle principali città italiane. Per varie ragioni sono in ritardo con gli esami e con il percorso di studi. Andrebbero scossi. Dovrebbero essere coscienti che in tutte le altri parti del mondo non c’è uno studente di architettura (o ingegneria, oppure economia) che raggiunge lo step della laura dopo 10 anni. E’ anche vero però che essi fanno comodo al sistema. Pagano regolarmente le rette, affollano le aule e sono parte integrante della tradizione universitaria italiana. Perché non approvare come succede il altri paesi europei la norma che un esame può essere sostenuto al massimo due volte? Perché non porre dei limiti agli anni fuori corso?

La terza tipologia di studenti è composta da figure diligenti e brillanti. Brillanti soprattutto per il cognome che portano. Bruciano le tappe non tanto per le capacità che hanno (a volte indubbie) ma per le spintarelle che ricevano da amici e da amici degli amici. A volte quelli che spingono (il più delle volte impongono) sono le madri. A volte i nonni. Spesso sono i padri.

Leggiamo il curriculum di Michel Martone e capiamo qualcosa. 

Professore ordinario di Diritto del lavoro presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Teramo .Professore incaricato di Diritto del lavoro presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma, L.U.I.S.S. Guido Carli. Nella stessa Università insegna anche “Politiche di gestione e risoluzione dei conflitti sociali” presso la School of Goverment, nell’ambito del master universitario in “Affari Politici Italiani”. Ha insegnato Diritto del mercato del lavoro e Storia del movimento sindacale, presso la Scuola di specializzazione in diritto sindacale del lavoro e della previdenza sociale dell’Università “La Sapienza”, Rapporti speciali di lavoro, presso il Master per consulente d’impresa dell’Università di Roma III, e Storia del diritto, presso il corso di laurea in Scienze giuridiche dell’Università L.U.M.S.A. E’ stato componente della Commissione scientifica per la semplificazione amministrativa e la riforma della disciplina del rapporto alle dipendenze della pubblica amministrazione. E’ stato segretario della Commissione scientifica per la redazione di uno Statuto dei lavori istituita, presso il Gabinetto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. E’ stato nominato “Former Aspen Junior Fellows” dall’Aspen Institute Italia ed è stato selezionato per partecipare agli Aspen Seminar for Leaders di Aspen (Usa).E’ avvocato del Foro di Roma, abilitato al patrocinio presso le Magistrature Superiori.

Leggiamo il curriculum di Antonio Martone padre del viceministro e capiamo ancora di più

Magistrato ordinario dal novembre 1965. Giudice della “sezione lavoro” del Tribunale di Roma. Componente eletto del Consiglio Superiore della Magistratura per il quadriennio 1981-1985. Dal 1986 ininterrottamente in servizio presso la Corte di cassazione con funzione di sostituto procuratore generale. Dal luglio 2009 Avvocato generale della Repubblica presso la Corte di cassazione. In pensione di anzianità dal 10 luglio 2010. Assistente presso la cattedra di Diritto del lavoro della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università “La Sapienza” di Roma dal 1964; Docente di Diritto processuale del lavoro presso la Scuola di perfezionamento in Diritto Sindacale e del Lavoro della detta Università dall’anno accademico 1972-1973 all’anno accademico 1986-87. Docente di Diritto del Lavoro presso la L.U.I.S.S. di Roma dall’anno accademico 1975-1976 all’anno accademico 1987-1988; Professore associato per il gruppo di discipline “Diritto del Lavoro”. Componente del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro dal 1989 al 2005; è stato Presidente della Commissione per le nuove rappresentanze (1989-1995). Presidente del Nucleo di valutazione della spesa relativa al pubblico impiego (1996-2000). Presidente del Comitato del CNEL per la formulazione dei pareri sulla rappresentatività sindacale (dal 2000 al 2005). Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati dal febbraio al novembre 1999. Dall’ottobre 1996 al dicembre 2002 componente eletto del Consiglio di Presidenza della Giustizia tributaria. Dal dicembre 2003 al marzo 2006 e dal marzo 2006 al settembre 2009 componente della Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali. In entrambi i trienni è stato eletto all’unanimità Presidente della Commissione.

Secondo voi Michel Martone a quale categoria di studente tipo corrisponde?

Sicuramente in Italia spesso non si ereditano solo i beni ma soprattutto le qualifiche. La prossima volta non parliamo solo degli “sfigati” che marciscono all’università; parliamo anche dei “fortunati” che quegli atenei li governano.

Questo articolo è stato pubblicato qui

I commenti più votati

  • Di (---.---.---.143) 25 gennaio 2012 16:06

    Concorso di Martone (tenutosi da gennaio a luglio 2003)

    I commissari erano cinque: Mattia Persiani (Presidente), Roberto Pessi, Francesco Liso, Marcello Pedrazzoli, Silvana Sciarra. Gi iscritti al concorso erano otto ma sei, magicamente, si ritirano. Restano solo Franca Borgogelli e Michel Martone.
    Dei due, la Borgogelli è la più credibile: diplomata nel 1970, si laurea nel 1975 in Scienze Politiche e poi nel 1982 prende una seconda laurea in Giurisprudenza. Tecnicamente, per restare nelle categorie di Martone, "una secchiona", ma visto che la seconda laurea la prende a trent’anni, anche una "sfigata".

    L’anno dopo, 1983, la Borgogelli diventa ricercatrice di ruolo, incarico che ricopre fino al 2000 (quindi per 17 anni). Poi viene nominata professore associato. Una solida preparazione, come si dice di solito, unita a una costante crescita professionale e a una sicura padronanza della dottrina. Più di quaranta pubblicazioni nell’arco di un ventennio.

    Su di lei, la commissione avrà pochi dubbi, votando 5 su 5 per la sua promozione a professore ordinario.

    Su Martone invece i dubbi ci sono. Il suo curriculum elenca una girandola di attività di docenza a master e a corsi di perfezionamento, ma purtroppo le sue credenziali come pubblicazioni sono scarse. Due monografie appena, delle quali una presentata in edizione provvisoria (quindi, secondo le regole normalmente seguite, non ammissibile; ma le regole, in questo caso, sono un optional).

    I giudizi sulla sua attività di ricerca, anche da parte dei commissari più benevoli, sono sferzanti: Silvana Sciarra scrive, riguardo al contenuto della sua monografia principale, che "I numerosi riferimenti a fatti ed a metodologie di analisi sono caratterizzati talvolta da passaggi argomentativi non del tutto esaustivi" e che "permane la difficoltà di individuare una chiara ipotesi di lavoro". Chiudendo con un giudizio che appare una bocciatura: "M. Martone dimostra di trattare con spigliatezza gli argomenti prescelti e di adoperare correttamente il linguaggio giuridico, ma di dovere ulteriormente affinare il ricorso al metodo storico ed interdisciplinare. E’ auspicabile che la già acquisita maturità scientifica si consolidi ulteriormente in futuro in una produzione più diversificata". Tuttavia, a sorpresa - e chissà perché, "Il candidato, nel complesso, risulta idoneo ai fini della valutazione comparativa".

    Il Prof. Pedrazzoli si arrampica sugli specchi, letteralmente. Dopo aver argomentato, come la Sciarra, afferma che "Nonostante questi elementi di discutibilità, da ascrivere per così dire alla sua giovinezza scientifica, il candidato, che si raccomanda anche per una scrittura fluida e chiara, appare visibilmente dotato di forte propensione alla riflessione giuridica. Le notevoli qualità su cui può contare avranno occasione di manifestarsi appieno, quando sarà trascorso il tempo occorrente per la loro sedimentazione. Confidando nella sicura riuscita di tale auspicio, autorizzato da quanto fin ora il candidato ha mostrato, viene quindi per lo stesso formulato un positivo giudizio, anche prognostico, che
    lo rende meritevole di essere preso in considerazione ai fini della valutazione comparativa". Confidando? Sedimentazione? Prognostico? Ma scusi professore, qui non si parla di un concorso da ricercatore, per cui si può scusare la "giovinezza scientifica" (anche se sarebbe più italiano "gioventù"). Qui si parla di un concorso da ordinario per il quale la gioventù scientifica non è una scusante, ma un’aggravante. E la sedimentazione deve essere già avvenuta al di là di ogni prognosi.

    Ma andiamo avanti. I proff. Persiani e Pessi sono più entusiasti, mentre critico, vox clamans in deserto, il professor Liso. E’ l’unico a chiudere il suo giudizio con un lapidario: "Il candidato, che nei suoi lavori fornisce sicura prova di possedere ottime capacità al lavoro scientifico e potenzialità che gli consentiranno di arrecare importanti contributi alla nostra materia, merita di vedere riconosciute le sue indubbie qualità in un’occasione in cui la dichiarazione della sua piena maturità costituisca frutto più di una certificazione che di una aspettativa, per quanto seriamente fondata". Come dire, al di là del giuridichese arzigogolato: si ripresenti quando un po’ più di acqua è passato sotto i ponti.

    Ma il non-sfigato diventa ordinario...

    Avvenne in Italia.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.51) 25 gennaio 2012 12:31

    E’ verità!

    Se fossi nato figlio di un Re non sarei me!
  • Di (---.---.---.133) 25 gennaio 2012 12:49

    ..e come lui chissà quanti altri!! 

  • Di (---.---.---.243) 25 gennaio 2012 13:59

    ma poi, a che serve questa "geniale" osservazione??
    Vogliamo approvare una legge che fa rischiare la galera se uno compie 28 anni e non si e’ laureato?? Vogliamo aumentargli le tasse? (con quale giustificazione poi)

    L’ultra28enne ce l’ha in quel posto prima (durante l’universita’) e dopo (quando andra’ a lavorare).
    Senza contare poi i tanti studenti che ritardano negli studi per problemi economici o, peggio, di salute (propria o di qualche familiare).
    Sarebbe bello se con una magia Martone si ritrovasse nei panni di uno "sfigato" universitario. Mi sarebbe piaciuto vedere le sue capacita’ controreattive (perche’ in quella situazione, il padre sarebbe qualcun’altro... )

  • Di (---.---.---.61) 25 gennaio 2012 14:10

    perbacco! se è un professore ordinario in università a partorire queste cose siam proprio messi bene...

  • Di (---.---.---.65) 25 gennaio 2012 14:20

    Martone l’immanicaliota, quando si viene ammessi attraverso i canali aumma aumma si fa in fretta a salire. Questa è la dimostrazione del fatto che l’Italia è diventata una monarchia burocratica all’interno della quale ci sono canali nepotistici preferenziali. Sembra di vedere dei conti passare in carrozza per povere strade impolverate piene di poveri ragazzi e udire sempre i conti con tono altero e sprezzante sputare sentenze a destra e a manca. "Questi poveri bleah io alla loro età dirigenzo già un’azienda e guadagnavo tanti soldi", recita il conte alla dama di cortesia ingioiellata con il deretano appoggiato nel bambagio della carrozza.

  • Di (---.---.---.156) 25 gennaio 2012 14:29

    michel martone appartiene alla orrenda categoria dei figli di itrallazzatori piduisti e delle meretrici che da questi si fanno ingravidare. Che gli abbiano regalato la laurea è quasi una certezza, che sia professore universitario uno scandalo, che sia viceministro, una iattura per l’italia e uno schifo senza pari per tutto l’universo. 

  • Di (---.---.---.133) 25 gennaio 2012 14:47

    il solito figlioi di papa ..il clasico puttanaio dei raccomandati

  • Di (---.---.---.149) 25 gennaio 2012 14:56

    Prima di tutto "ognuno è artefice della propria fortuna" l’ha detto Appio Claudio il Cieco e non Pico della Mirandola. Secondo laurearsi dopo i 28 anni significa essere indietro del doppio del tempo necessario, quindi tutti i torti non ce li ha. D’altra parte è innegabile che il cognome che porta abbia aiutato parecchio Michel Martone.

  • Di (---.---.---.177) 25 gennaio 2012 15:46

    infatti oltre al curriculum sarebbe opportuno valutare anche lo spessore della persona: quale essere pensante, che avesse raggiunto solo un decimo del suo "successo", si sarebbe mai impelagato in una affermazione così azzardata, se non altro per ragioni di personale convenienza? o forse il giovane prodigio voleva attrarre anche un pò di attenzione mediatica su di sè, non essendo ancora pienamente soddisfatto della propria posizione, a scapito di poveracci che oltre a non essere già proprio esattamente benvisti all’interno dell’università, per colpa di queste affermazioni., chissà quante umiliazioni in più dovranno subire?

  • Di (---.---.---.143) 25 gennaio 2012 16:06

    Concorso di Martone (tenutosi da gennaio a luglio 2003)

    I commissari erano cinque: Mattia Persiani (Presidente), Roberto Pessi, Francesco Liso, Marcello Pedrazzoli, Silvana Sciarra. Gi iscritti al concorso erano otto ma sei, magicamente, si ritirano. Restano solo Franca Borgogelli e Michel Martone.
    Dei due, la Borgogelli è la più credibile: diplomata nel 1970, si laurea nel 1975 in Scienze Politiche e poi nel 1982 prende una seconda laurea in Giurisprudenza. Tecnicamente, per restare nelle categorie di Martone, "una secchiona", ma visto che la seconda laurea la prende a trent’anni, anche una "sfigata".

    L’anno dopo, 1983, la Borgogelli diventa ricercatrice di ruolo, incarico che ricopre fino al 2000 (quindi per 17 anni). Poi viene nominata professore associato. Una solida preparazione, come si dice di solito, unita a una costante crescita professionale e a una sicura padronanza della dottrina. Più di quaranta pubblicazioni nell’arco di un ventennio.

    Su di lei, la commissione avrà pochi dubbi, votando 5 su 5 per la sua promozione a professore ordinario.

    Su Martone invece i dubbi ci sono. Il suo curriculum elenca una girandola di attività di docenza a master e a corsi di perfezionamento, ma purtroppo le sue credenziali come pubblicazioni sono scarse. Due monografie appena, delle quali una presentata in edizione provvisoria (quindi, secondo le regole normalmente seguite, non ammissibile; ma le regole, in questo caso, sono un optional).

    I giudizi sulla sua attività di ricerca, anche da parte dei commissari più benevoli, sono sferzanti: Silvana Sciarra scrive, riguardo al contenuto della sua monografia principale, che "I numerosi riferimenti a fatti ed a metodologie di analisi sono caratterizzati talvolta da passaggi argomentativi non del tutto esaustivi" e che "permane la difficoltà di individuare una chiara ipotesi di lavoro". Chiudendo con un giudizio che appare una bocciatura: "M. Martone dimostra di trattare con spigliatezza gli argomenti prescelti e di adoperare correttamente il linguaggio giuridico, ma di dovere ulteriormente affinare il ricorso al metodo storico ed interdisciplinare. E’ auspicabile che la già acquisita maturità scientifica si consolidi ulteriormente in futuro in una produzione più diversificata". Tuttavia, a sorpresa - e chissà perché, "Il candidato, nel complesso, risulta idoneo ai fini della valutazione comparativa".

    Il Prof. Pedrazzoli si arrampica sugli specchi, letteralmente. Dopo aver argomentato, come la Sciarra, afferma che "Nonostante questi elementi di discutibilità, da ascrivere per così dire alla sua giovinezza scientifica, il candidato, che si raccomanda anche per una scrittura fluida e chiara, appare visibilmente dotato di forte propensione alla riflessione giuridica. Le notevoli qualità su cui può contare avranno occasione di manifestarsi appieno, quando sarà trascorso il tempo occorrente per la loro sedimentazione. Confidando nella sicura riuscita di tale auspicio, autorizzato da quanto fin ora il candidato ha mostrato, viene quindi per lo stesso formulato un positivo giudizio, anche prognostico, che
    lo rende meritevole di essere preso in considerazione ai fini della valutazione comparativa". Confidando? Sedimentazione? Prognostico? Ma scusi professore, qui non si parla di un concorso da ricercatore, per cui si può scusare la "giovinezza scientifica" (anche se sarebbe più italiano "gioventù"). Qui si parla di un concorso da ordinario per il quale la gioventù scientifica non è una scusante, ma un’aggravante. E la sedimentazione deve essere già avvenuta al di là di ogni prognosi.

    Ma andiamo avanti. I proff. Persiani e Pessi sono più entusiasti, mentre critico, vox clamans in deserto, il professor Liso. E’ l’unico a chiudere il suo giudizio con un lapidario: "Il candidato, che nei suoi lavori fornisce sicura prova di possedere ottime capacità al lavoro scientifico e potenzialità che gli consentiranno di arrecare importanti contributi alla nostra materia, merita di vedere riconosciute le sue indubbie qualità in un’occasione in cui la dichiarazione della sua piena maturità costituisca frutto più di una certificazione che di una aspettativa, per quanto seriamente fondata". Come dire, al di là del giuridichese arzigogolato: si ripresenti quando un po’ più di acqua è passato sotto i ponti.

    Ma il non-sfigato diventa ordinario...

    Avvenne in Italia.

  • Di (---.---.---.63) 25 gennaio 2012 16:37

    spero che vostro padre e voi vi bruciate nelle fiamme dell inferno voi siete maledetti perche speculate sugli altri
    saprete che un giorno gesu vi condannera se non darete lavoro agli altri

  • Di (---.---.---.161) 25 gennaio 2012 21:51

    Martone sarà pure un figlio di papà, ma questo non giustifica il comportamento di tanti scaldabanchi che intasano le aule universitarie, 

     

  • Di (---.---.---.18) 26 gennaio 2012 01:02

    L’accusa di Martone, per quanto sostenuta con parole poco appropriate, mi sembra del tutto fondata. E sta proprio tutto qui il grosso guaio di questo paese (che io ho abbandonato da tempo) allo sfascio: che a dire una sacrosanta verità sia un figlio di papà raccomandato, mentre nessun altro, con più voce in capitolo, riesce a fare altrettanto.

    • Di (---.---.---.247) 26 gennaio 2012 16:12

      sta tutto qui il guaio di questo paese?? cioè in quelli che si laureano dopo i 28 anni?? forse sei rimasto un pò indietro e qualche aggiornamento ,anche se sei all’estero, o forse proprio per questo, non ti farebbe male.......

  • Di (---.---.---.51) 26 gennaio 2012 16:48

    nobiltà moderna... mentre il volgo oggi viene additato come "sfigati", benchè sia indubbio che gli studi profesionali vivono anche grazie al cosiddetto "volgo" che fa i lavori più noiosi.

    E che dire di quei laureati che raggiungono la laurea in 10 anni facendo un secondo lavoro perchè non si possono permettere le rette e sono costretti a perdere corsi e lasciare indietro materie, spesso per paghe irrisorie in nero?

    Oppure che dire di coloro che svolgono attività non riconosciute, ma indispensabili per la famiglia (per esempio attività di badante per il nonno di famiglia invalido al 100%, la cui cura con una badante professionale costerebbe 80-100 euro a notte minimo per un totale di 2000-3000 euro mese)?

    Sfigati, i "lucky lord" hanno gli schiavetti che svolgono queste attività per loro, e permettono loro di avere il tempo ogni giorno per studiare costantemente per far sembrare la spintarella del padre già garantita al momento dell’iscrizione, qualcosa di meno scandaloso.
    Ma allora perchè perdere anni a studiare, aboliamo il valore legale della laurea e lasciamo che i figli di papa ricevano l’onorata carriera già prevista senza dover perdere 5 anni a frequentare come fuorisede delle obrobriose aule piene di sfigati.

    Un esperto di diritto del lavoro che insulta la base della sua materia è il più ignorante degli intolleranti.... uno che sputa nel piatto in cui mangia.

  • Di (---.---.---.115) 26 gennaio 2012 21:53

    nuova uscita del genio: i fuoricorso tolgono risorse all’università per gli altri studenti......forse dimentica che paghiamo, oltre alla retta, anche una salata tassa regionale proprio per il diritto allo studio anche degli altri studenti che probabilmente, proprio perchè ritenuti migliori, ricaveranno maggiori vantaggi dallo studio universitario (e tutto questo senza usufruire dei servizi in quanto molti non frequentano). Ministra Fornero la prego gli impedisca di parlare........o forse è arrivato il momento di mettere.anche gli studenti l’uno contro l’altro come sta avvenendo per tutte le altre categorie?

  • Di (---.---.---.108) 26 gennaio 2012 22:20

    I PARTITI HANNO IMPOSTO A MONTI, QUALI VICEMINISTRI, I LORO MIGLIORI RAPPRESENTANTI. VERGOGNA!

  • Di (---.---.---.26) 27 gennaio 2012 15:25

    Complimenti all’autore: l’ariticolo è coinciso, ben strutturato, va al sodo, ed illustra perfettamente la situazione che vuole mettere in evidenza. Il Viceministro prodigio, salvo future smentite, ha perfettamente l’aria di essere il solito pollo in batteria (espressione arcaica in gergo universitario che indicava i soggetti destinati dalla nascita a fare carriera in virtù di parentele forti) di cui sono piene le nostre università, scelto probabilmente per le medesime ragione a svolgere un ruolo al quale certamente si è dimostrato poco adatto. Il problema è che il Governo Monti si presenta al Paese, al quale chiede legittimamente un enorme sacrifico condiviso, in una maniera che rassicura poco chi si deve sacrificare. Se ciò che manca è una sana meritocrazia, se tale giusta sana meritocrazia è il must del futuro che serve a risollevare l’Italia, se questa scelta inevitabilmente dovrà scontentare chi ha inquinato i meccanismi di selezione di tutti i gangli dello Stato, e non solo della politica, quelli che in genere vengono chiamati "poteri forti", è incoraggiante che il Professor Monti, dopo aver assistito alle dimisssioni necessarie di un componente del suo Governo di Giusti, dopo aver (non so perchè) glissato sull’opportunità di dimettersi di un altro componente che si era quasi regalato una casa nel centro di Roma grazie alla sua posizione di osservatore privilegiato dell’Ente che doveva svendere la detta casa, non voglia privarsi del contributo di questo glorioso esempio di fulminante carriera universitaria (anche se di stampo un poco sospettosamente ereditario). E’ incoraggiante, ma solo per i suddetti "poteri forti". Per il resto del Paese, quello reale, che soffre le conseguenze di una politica dissennnata che perdura da decenni, è un elemento di riflessione seria, ed indica la necessità che il cambiamento che serve, se non è partecipato, è solo apparente. Ma come si può fare?

  • Di (---.---.---.41) 29 gennaio 2012 01:17

    Il vero problema è che essere laureati non significa essere intelligenti e Martone con il suo commento sui cosiddetti sfigati ha dato una chiara dimostrazione di essere un idiota...Per cui non è importante se ha titolo o meno per ricoprire una cattedra,rimane umanamente un cretino e basta

  • Di (---.---.---.105) 29 gennaio 2012 17:11

    Il problema e’ che sti raccomandati , paraculi e lacche’ vogliono cancellare il DIRITTO DEL LAVORO ..... racconatndoci la favola che eliminado la clausola di garanzia quale l’ art 18 , in una nazione che ha flessibilita’ lavorativa , mobilita’ ai vertici mondiali(dato OCSE) con ore lavorate annuali seconde solo al USA e CINA ...il paese migliorea’.
    E pensare che ci avevano detto persino che con la lex BIAGI le imprese sarebbero state + competitive e avrebbero affrontato meglio le crisi... mentre se non si fosse ricorso alla massiccia cassa integrazione saremmo alla rivolta sociale e carestia!!
    Spero solo che i cittadini non si facciano + fregare e COMPATTI si oppongano a gente che NON HA MAI LAVORATO!!
    Il mondo del lavoro ha dato tutto quello che poteva ora basta...

    Martone VAI A LAVORARE!!!

  • Di (---.---.---.75) 3 febbraio 2012 06:49

    Sinceramente vorrei capire anche a che tipo di laurea il viceministro faccia riferimento. Se il diploma triennale o la magistrale. C’è da dire che gli standard qualitativi si sono abbassati negli ultimi anni perché si è preferito trasformare le università in diplomifici, puntando sulla produttività piuttosto che sulla formazione. Programmi tagliati con l’accetta per ridurre il carico di studio e forzare uno studente a dare l’esame in tempo, e poco conta la sua preparazione.


    Aggiungerei una nota allo sfascio dell’università italiana. Avendola io frequentata qualche anno addietro, prima delle riforme, ricordo perfettamente come la media di frequenza fosse ampiamente oltre i 10 anni, in quasi tutte le facoltà, da lettere e filosofia ad architettura o medicina, ingegneria.
    Non solo vi era una discrepanza tra il numero di esami da sostenere e il calcolo degli anni previsti (19 esami in 4 anni contro 29 in 5?) per rimanere al passo... ma vorrei far presente, cosa di cui poco si parla, che in molti corsi di laurea non esistevano testi su cui studiare e si andava avanti ad appunti delle lezioni, da sbobinare, con una perdita di tempo ulteriore dovuta alla mancanza di qualità didattica. Oggi le cose sono per fortuna cambiate anche da questo punto di vista, stante la possibilità per uno studente di valutare il proprio docente e quindi giudicare anche gli strumenti (o la mancanza di essi) messi a disposizione. C’è da dire che la produttività e i moduli di valutazione hanno creato situazioni distorte: un professore più "generoso" all’esame vede i suoi corsi premiati maggiormente di uno più "severo".
    • Di (---.---.---.204) 16 luglio 2012 19:39

      io vorrei capire come un figlio di papà come Michel Martone, non abbia nemmeno la dignità di tacere. Dall’alto della sua fortuna che gli ha permesso una carriera lampo, come si permette di giudicare quei tantissimi studenti "normali", che non hanno santi in paradiso e che, presa la laurea (a qualsiasi età ciò accada) hanno davanti a sè un percorso ad ostacoli, fatto di stages, di contratti occasionali, di contratti a progetto, di contratti a tempo determinato ecc. ecc. per non si sa quanti anni, senza nessuna prospettiva sicura. Michel Martone conosce la realtà o vive nel suo mondo dorato, dove tutto è dato a chi è "figlio"?

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares