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Commento di

su Michel ed Antonio Martone. Un cognome, un destino


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3 febbraio 2012 06:49

Sinceramente vorrei capire anche a che tipo di laurea il viceministro faccia riferimento. Se il diploma triennale o la magistrale. C’è da dire che gli standard qualitativi si sono abbassati negli ultimi anni perché si è preferito trasformare le università in diplomifici, puntando sulla produttività piuttosto che sulla formazione. Programmi tagliati con l’accetta per ridurre il carico di studio e forzare uno studente a dare l’esame in tempo, e poco conta la sua preparazione.


Aggiungerei una nota allo sfascio dell’università italiana. Avendola io frequentata qualche anno addietro, prima delle riforme, ricordo perfettamente come la media di frequenza fosse ampiamente oltre i 10 anni, in quasi tutte le facoltà, da lettere e filosofia ad architettura o medicina, ingegneria.
Non solo vi era una discrepanza tra il numero di esami da sostenere e il calcolo degli anni previsti (19 esami in 4 anni contro 29 in 5?) per rimanere al passo... ma vorrei far presente, cosa di cui poco si parla, che in molti corsi di laurea non esistevano testi su cui studiare e si andava avanti ad appunti delle lezioni, da sbobinare, con una perdita di tempo ulteriore dovuta alla mancanza di qualità didattica. Oggi le cose sono per fortuna cambiate anche da questo punto di vista, stante la possibilità per uno studente di valutare il proprio docente e quindi giudicare anche gli strumenti (o la mancanza di essi) messi a disposizione. C’è da dire che la produttività e i moduli di valutazione hanno creato situazioni distorte: un professore più "generoso" all’esame vede i suoi corsi premiati maggiormente di uno più "severo".

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