• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca > La ’ndrangheta (settima parte/capitolo uno)

La ’ndrangheta (settima parte/capitolo uno)

La settima parte si divide in più capitoli e qui si affronta una vera e propria inchiesta sul territorio umbro e connessioni mafia-politica ad alti livelli. Questo è materiale scottante che fino ad ora nessun giornalista di professione ha voluto vederci chiaro. Sperò che qualcuno lo faccia.

Era una notte di sabato, e precisamente il 23 ottobre 2008, quando Michele Fabiani, un giovane spoletino di appena 20 anni si spaventò a morte. Era in casa a dormire quando all’improvviso un forte frastuono lo svegliò. Rumori di elicotteri, cani che abbaiavano e soprattutto decine di uomini con il passamontagna e mitra che gli intimidivano di aprire.

Michele è un ragazzo di quelli che credono in una società alternativa, ove non c’è bisogno delle carceri, ove il denaro non deve esistere, e quindi l’abolizione del maledetto capitale. E soprattutto crede nel superamento dello Stato. Insomma è un convinto anarchico.

Ma quella notte, era decisamente spaventato a morte, e chiamò con il suo cellulare i carabinieri per chiedere aiuto. E si sentì rispondere: "Siamo noi, puoi anche aprire!"

A pensare che per un attimo, al soccorso delle divise, ci aveva pure creduto.

Michele, un ragazzo che tra l’altro conosco (piccolo il mondo, vero?), è stato arrestato quella notte nel corso di una operazione dei ROS dell’arma dei carabinieri: l’operazione Brushwood.

Oltre la spettacolarità del nome, che Brushwood sta a significare in realtà boscaglia, l’operazione in sé è stata spettacolare per i mezzi impegnati: sono stati impegnati 108 uomini armati fino ai denti, alcuni nascosti da passamontagna e giubbotti antiproiettili, e con l’appoggio di ben otto elicotteri.

Un operazione costata allo Stato ben sessantacinquemila euro. E immaginate lo stupore dei cittadini di Spoleto nel vedere questo esercito all’azione. Anche loro si erano resi conto che c’era qualcosa di veramente esagerato.

Oltre a Michele vennero arrestati altri quattro ragazzi e rispettivamente Andrea Di Nucci, Fabrizio Reali, Dario Polinomi e Damiano Corrias. Secondo i ROS i cinque ragazzi di Spoleto sarebbero una cellula anarco insurrezionalista e sarebbero stati i mittenti di una busta con due proiettili diretta alla governatrice dell’Umbria, Rita Lorenzetti.

Inoltre Michele è stato arrestato anche grazie all’articolo 270 bis, una legge scritta dal ministro Rocco, all’epoca del fascismo, che prevede l’arresto di qualcuno per le sue idee in base al pericolo presunto di eversione.


Insomma, se l’applicassero con frequenza, molti di noi adorabili teste di capra sarebbero già dentro. Io per primo.

I carabinieri gli hanno dato perfino un nome: COOP-FAI. Che sarebbe l’acronimo di "Contro ogni ordine pubblico, federazione anarchica informale". Esatto, care teste di capra, la storia come al solito si ripete ancora. E anche nel 2008 si annusa ancora la caccia agli anarchici, e il mio pensiero non può non andare al povero Pinelli, colui che per "sbaglio" cadde dalla finestra della questura e morì.

In realtà non erano tutti anarchici e alcuni di loro nemmeno si conoscevano. C’è Andrea, un ragazzo normalissimo, uno di quelli che ama la discoteca, la politica non sa nemmeno cosa sia, e addirittura alla domanda dei carabinieri:"Mi dica cosa sai della COOP!". Lui con un ingenuità rispose :"Non so, ma è un supermercato?".

Andrea era semplicemente amico intimo del "capo eco terrorista" Michele. Mi raccomando, avere amici che pensano e si attivano per una società migliore non è consigliabile visto i tempi.

Questi ragazzi finirono in prigione, Michele Fabiani ha trascorso ben nove mesi di carcere, bene due di isolamento e il resto nel carcere duro di Perugia. Anche per gli altri ragazzi è toccata più o meno la stessa sorte.

Care teste di capra, perchè questa operazione farsa? Perchè proprio in un periodo alquanto complesso? C’era la morte sospetta di Aldo Bianzino, morte nel carcere scomoda come quella di Niki e c’era il caso di Meredith Kercher (a proposito in tutti questi tre casi compare sempre il perito Giuseppe Fortuni, ma in Italia esiste solo lui?).

Ma soprattutto dietro questa operazione c’è puzza di mafia, ’ndrangheta e massoneria.

Si perchè, come vi spiegherò al prossimo capitolo, l’Umbria non è assolutamente un isola felice, e tanto meno "verde".

Seguitemi perchè arriveremo a qualcosa di molto grosso. Si, talmente grosso che vi prego di non perdere di vista l’omicidio di Niki.

Continua...

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares