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La guerra di Fini

Come esce l’onorevole Fini dal duro scontro con Berlusconi? Fatti loro o fatti nostri?

Appare, ormai, evidente a tutti che il Presidente della Camera dei deputati è l'arbitro del governo del paese e che, nonostante tutti i tentativi, mediatici e clientelari, di indebolirlo ed espellerlo dal novero dei politici che contano il suo ruolo appaia confermato ed accresciuto dal voto di fiducia al governo Berlusconi del 29-set-2010. 

Chi ricorda l'atteggiamento dimesso dell'ultima comunicazione di Fini sul "caso Montecarlo", che aveva spinto commentatori di ogni tipo a darlo per morto, svergognato ed annichilito, deve ricredersi ed ammettere che, politicamente parlando, nessuna delle operazioni tentate da Berlusconi è andata in porto.

Il livore di Feltri, l'infamia della campagna mediatica lo ha colpito ma non intimidito e, nonostante le difficoltà notevoli che ha dovuto affrontare è riuscito a tener duro, a portare a termine il piano che si era proposto: farsi riconoscere come soggetto politico decisivo nel centrodestra rompendo l'unità monolitica del PDL. D'ora in poi l'attuazione del programma dovrà essere discussa e condivisa: punto e basta.

Dunque dopo tante minacce e tanta protervia abbiamo tutti visto Berlusconi alla Camera, travestito da Andreotti, doroteo tra i dorotei, equanime, serioso, "statista", profilo alto, ecc. ecc.

L'uomo del fare si è ritrasformato nell'impresario del teatrino della politica, ciò egli essendo, come ben sanno gli italiani, da poco meno di 20 anni.

Come mai? Che sta succedendo?

Per capire, a mio avviso, è necessario fermare per un momento il flusso della comunicazione incessante, dove le parti operano per confondere le acque e per attingere risultati partigiani e tornare, come si suol dire "in filosofia", osservando le cose dalla distanza sufficiente a vederle come un insieme cercando di collocare gli eventi in un contesto che permetta di tentare un'interpretazione.

Due grosse aree vanno mese sotto osservazione per capire quello che sta succedendo e, soprattutto, ciò che ragionevolmente potrà accadere: lo stato della società civile e quello della società politica

Le due aree vanno distinte perché nonostante sia la società civile, il corpo elettorale ad eleggere la società politica, i rappresentanti, questo secondo corpo come interesse costituito, ha delle sue regole e delle sue logiche che poi contano molto nel definire gli accadimenti reali.

Il paese reale è in una crisi crescente che serve a poco esorcizzare.

Da un lato è in corso nel mondo un'enorme ridistribuzione di ricchezza tra aree povere e ricche che ci vede sfavoriti, noi così come gli altri europei, i giapponesi e gli americani. Abbiamo goduto di un trend positivo per molti decenni ora, come spesso avviene nella storia, le cose vanno meglio per altri popoli ed è difficile dire che non sia giusto così quali che siano i nostri interessi.

Dall'altro noi abbiamo delle specificità aggiuntive nazionali che ci rendono particolarmente deboli nella pur complessa partita della competitività. Criminalità organizzata, corruzione, familismo, clientelismo, scarso rispetto per il merito, lavoro nero, alta evasione fiscale, troppi interessi corporativi nella ricerca, nell'università, ovunque sono diventati una palla al piede che ci inchioda ad una cronica mancanza di crescita economica impoverendo, man mano che il tempo passa, il bel paese.

Tutto ciò rende la società civile sempre più inquieta, più preoccupata, più distante da una politica che sembra pensare a tutto tranne che a questi gravi problemi descritti.

La risposta che la politica ha costruito a questo stato di cose è stato il bipolarismo: il governo è affidato ad una delle due aree fondamentali del paese, sommariamente destra o sinistra.

Funziona questo? No non funziona.

Il fallimento di Prodi per ben due volte ci ricorda come andò nei 7 anni della sinistra e le crisi di Berlusconi ci raccontano come va quando tocca alla parte opposta.

Dunque c'è bisogno di qualcosa di radicalmente nuovo che per emergere deve concludere l'agonia che è in corso.

Prima o poi bisognerà mettere le mani ad urgenti riforme, urgenti da tanto tempo, ma sempre tralasciate per un quieto vivere che si è lentamente trasformato in tirare campare sempre con il fiato un pò più corto.

 Chi può fare questo lavoro che diventa sempre più urgente?

La sinistra non sembra proprio in condizione. C'è una crisi in tutto il mondo, spiega il prof. Salvati, dei partiti di derivazione socialista, laburista per due motivi di fondo: le nuove tendenze del lavoro moderno non sembrano comprese in ciò che resta di questi movimenti e non si riescono a trovare riposte credibili al fenomeno del postfordismo che viviamo con perdita di consenso tra lavoratori sempre più preoccupati per la loro marginalità e la loro perdita di reddito. Cosa fare, come produrre al tempo della rete? Come mantenere il reddito mentre il lavoro diminuisce e le macchine sostituiscono progressivamente lavoro umano? Sono risposte che neanche si tentano.

  • la cultura progressista non riesce ad intercettare o, quanto meno, a dialogare con i crescenti sentimenti protettivi e xenofobi che sono in crescita dappertutto. 

Ciò rende difficile pensare ad una ripresa di consenso vasto per un'area egemonizzata dalla sinistra.

Spetterebbe, quindi, all'area di destra dare le carte del rinnovamento ed, infatti, con le elezioni dell'aprile del 2008 il paese ha dato alla destra il compito di dirigere il paese.

Ma la destra italiana non è una destra "normale".

Nata dalla vicenda Tangentopoli che distrusse il vecchi assetto basato sulla DC è imperniata fin dal suo inizio su un personaggio "particolare", italiano quanto altri mai che ne condiziona pesantemente l'evoluzione e l'efficacia.

I miei 4 lettori conoscono bene la vicenda Berlusconi e, dunque, non mi ripeterò.

Lo scontro cui stiamo assistendo in questi giorni dipende dal tentativo di ridurre l'intera filiera della destra italiana, Lega esclusa, al Berlusconi medesimo. I problemi che lo accompagnano fin dall'inizio gli impongono l'uso di una certa violenza nei confronti delle istituzioni ed il governo appare in preda più ad operazioni di difesa del presidente del consiglio che di interesse pubblico.

E' qui che è cominciata la guerra di Fini: come dice il poeta "Hic Rodhus hic salta".

Fini è un uomo di destra e non gli si può chiedere, se si è seri ed onesti, di sentirsi quel che non è mai stato o, peggio ancora, di togliere le castagne dal fuoco per la sinistra.

Certamente da più di qualche anno sta dando vita ad un processo di presa di distanza da certe pesantezze della sua cultura di provenienza.

Affiora qui e la, soprattutto nell'elaborazione culturale di Fare Futuro, che la destra di Fini pensa sia giusto uscire dalle secche del 900, dalla contrapposizioni, fuori tempo e luogo, tra cultura comunista e fascista per arrivare a soluzione nuove, adatte ai tempi nostri, pragmatiche e, possibilmente, condivise. Considero questo tipo di ricerca una delle poche cose serie che si vedono nella gazzarra politica che ogni giorno ci accompagna: sarebbe bene che anche a sinistra si desse più importanza a cose del genere. Il paese, per modernizzarsi, avrebbe bisogno di soluzioni condivise su cui fossero d'accordo quanti più italiani possibili perché, diversamente, non vedremo luce.

La contrapposizione di Fini al berlusconismo appare in primo luogo una contrapposizione di libertà e di legalità: libertà perché il governo di un uomo solo va meglio nelle semplificazioni infantili che nella complessità della vita di una nazione; legalità perché la criminalità è troppo forte in Italia, la corruzione politica veramente impressionante e la tendenza di Berlusconi ad assolver tutti per salvar se stesso va, forse, al di là delle sue stese intenzioni.

L'uso della terza carica dello stato appare in questo quadro una scelta intelligente e doverosa: è lo stato di diritto che si contrappone alla logica del "ghe pensi mi", alla logica dell'uomo forte, alla sbrigativa prepotenza del libretto degli assegni. E' un fatto di vitalità del sistema Italia che dall'interno dello stesso movimento di destra emergano figure che tutelano gli interessi di tutti, a prescindere dalle fazioni.

Riuscirà Fini a ricondurre il fenomeno Berlusconi nell'ambito di una dialettica democratica evitando la precipitazione dello scontro?

Questa è la vera domanda e nonostante io veda le tante difficoltà che ci sono davanti sono portato a pensare che Fini è sulla buona strada per "contenere" il fenomeno del berlusconismo, deprivandolo delle sue traccie più scure e pericolose.

Concludo spiegando perché.

Berlusconi deve rispondere al paese perché da quasi vent'anni è al centro e le cose vanno sempre peggio. Tutti i sondaggi ci dicono che il PDL ha due versanti di crisi: al Nord la Lega scava nel suo elettorato usando la drammaticità della crisi ed al Sud, soprattutto in Sicilia, è in corso un'operazione politica unitaria che lascia intendere anche qualche radice nazionale nel prossimo futuro. La carta delle elezioni anticipate è una spada spuntata: bisognerebbe aprire una crisi formale, mettere la partita in mano a Napolitano come da costituzione e si potrebbero creare le condizioni di un altro governo perché tanti senatori dello stesso PDL potrebbero essere interessati a far continuare la legislatura per evitare di essere sostituiti da colleghi leghisti. E poi con la formazione di FLI anche eventuali elezioni anticipate potrebbero non garantire una maggioranza paragonabile a quella attuale e quindi un nuovo reincarico per Berlusconi.

Troppe incognite ragazzi(e) per chi non se le può permettere.

Questo spiega la prudenza di Berlusconi, questo spiega il fallimento dei falchi alla Feltri, questo spiega il perché è fallito l'attacco frontale a Fini.

Fini, a mio modesto parere, non ha la possibilità di diventare la nuova figura centrale della politica italiana perché l'asse Tremonti Lega appare, tuttora, l'asse dominante, però la sua determinazione a sbarrare il passo a chi sembrava invincibile contribuirà a creare le condizioni di un processo politico migliore, di un quadro meno fosco, con meno divisioni e possibilmente con un futuro migliore.

Commenti all'articolo

  • Di Andrea D’Antrassi (---.---.---.131) 1 ottobre 2010 10:08
    Voltaire

    condivido, credo però che bisogna creare una sorta di CLN per liberarci di Berlusconi e Bossi, è l’unica strada per marginalizzare la deriva oscurantista che guida il paese.

  • Di Rocco Pellegrini (---.---.---.3) 1 ottobre 2010 12:57
    Rocco Pellegrini

     Andrea, qualcosa del genere, nei tempi e nelle forme odierne, mi pare di vederlo nella convergenza tra finiani, centristi e sinistra sulla vicenda della riforma elettorale. E’ evidente che la partita finale, ammesso e non concesso che le cose dovessero precipitare per cause esterne tipo aggravamento crisi economica, si giocherà sulle elezioni del 2013 del nuovo presidente della repubblica. Non deve essere Berlusconi altrimenti ci avvieremo alla deriva finale.

  • Di (---.---.---.2) 1 ottobre 2010 15:27

    Fini un’incoerenza palese con tutto ciò e tutte le accuse formulate nel raduno di Mirabello.

     Sichiama codesta solo . . complicità a delinguere a spese della gente onesta !

  • Di Rocco Pellegrini (---.---.---.3) 1 ottobre 2010 17:54
    Rocco Pellegrini

    mi piacerebbe rispondere ad un nome ed un cognome ma lo farò anche per un commento anonimo. La politica ha delle sue complessità e va vista sempre come insieme perché non è una partita di pallone che si gioca in novanta minuti. Probabilmente se Fini avesse cercato lo scontro frontale il 29 settembre avrebbe perduto e sarebbe rientrato nei ranghi che non c’è spazio per i perdenti nelle dure partite della vita. Ha scelto di stare dentro e condizionare ed ha fatto bene, secondo me, perché c’è un detto che dice "se non puoi vincere il tuo nemico mettiti con lui".

    Non è opportunismo come può sembrare a menti semplici, con tutto il rispetto che meritano tali menti. Le posizioni che ha assunto a Mirabello le ha mantenute soltanto che non ha fatto oggetto di referendum immediato. Cosa c’è in questo di "complicità a delinguere a spese della gente onesta"?
  • Di alessandro tantussi (---.---.---.252) 1 ottobre 2010 23:09
    alessandro tantussi

    LO SCOPO è QUELLO DI MANDARE A CASA BERLUSCONI, non lo condivido, ma il proposiyo è legittimo, anzi doveroso per chi fa opposizione.

    PERò LEGGO: Chi può fare questo lavoro che diventa sempre più urgente? La sinistra non sembra proprio in condizione.

    POI LEGGO: la sua determinazione a sbarrare il passo a chi sembrava invincibile contribuirà a creare le condizioni di un processo politico migliore, di un quadro meno fosco, con meno divisioni e possibilmente con un futuro migliore.

    DUNQUE TRAETE le debite conseguenze: TUTTI QUELLI DI SINISTRA VOTINO PER FINI, perchè ho l’impressione che da destra non raccoglierà un granchè, comunque non a sufficienza. Mi sa’ che sia l’unica strada Che vi è rimasta per mandare a casa B.

    ROBA DA NON CREDERCI.

    • Di Rocco Pellegrini (---.---.---.3) 2 ottobre 2010 10:49
      Rocco Pellegrini
       Chi lo ha detto che bisogna votare Fini per mandare a casa Berlusconi? Dice questo l’articolo o tu lo deduci da ragionamento? Io ho sempre votato PD e tranne cose incredibili così continuerò a fare. Questa mia è una riflessione sui fatti ma vedo che non si è capito, almeno da parte tua.      
  • Di alessandro tantussi (---.---.---.172) 2 ottobre 2010 20:55
    alessandro tantussi


     non voglio litigare con te, noto solo che da un po’ di tempo a questa parte da sx, tutti non solo tu, non fate altro che elogiare Fini e screditare la vostra dirigenza senza fare proposte concrete. Ovviamente potete fare cosa vi pare, resta il fatto, secondo me, che questo non vi fa’ gioco e vi date la zappa sui piedi. E’ MOLTO PROBABILE CHE IO NON ABBIA CAPITO NIENTE, ma non mi sembra ci sia molto da capire, ho solo letto le tue parole:

    C’è bisogno di qualcosa di radicalmente nuovo che per emergere deve concludere l’agonia che è in corso.

    Chi può fare questo lavoro che diventa sempre più urgente?

    La sinistra non sembra proprio in condizione.

    la cultura progressista non riesce ad intercettare o, quanto meno, a dialogare con i crescenti sentimenti protettivi e xenofobi che sono in crescita dappertutto.

    Ciò rende difficile pensare ad una ripresa di consenso vasto per un’area egemonizzata dalla sinistra.

    Sono portato a pensare che Fini è sulla buona strada per "contenere" il fenomeno del berlusconismo.

     

  • Di Rocco Pellegrini (---.---.---.3) 2 ottobre 2010 21:35
    Rocco Pellegrini

     guarda che sei proprio fuori strada. Io sto col PD, sostengo Bersani che è un galantuomo e fa quello che può ma non posso mettere la testa sotto la cenere e non vedere la politica italiana per quella che è. Se ti dicono dimmi in due parole cosa propone il PD per il paese cosa rispondi? Io non faccio politica attiva ma seguo il flusso e vedo convegni, occasioni, situazioni e ti garantisco che non c’è niente di nuovo e mi dispiace, tanto mi dispiace ma l’ambiente appare "drogato", cioè insensibile ad un’elaborazione nuova che pare completamente sfuggire alla classe dirigente del PD. Abbiamo, io ed altri, fatto proposte sulla banda larga a zero costo spiegando loro che è importante che ci permetterebbe di parlare a migliaia di imprese innovative che potrebbero nascere per relegare l’epoca di Berlusconi nell’antichità ma loro ci han guardato con un sorriso di commiserazione, come dire lasciateci lavorare.

    Meglio forse intrallazzare con la Telecom che fallirà presto come loro.
    Allora mi sono convinto che non capiscono, che non hanno il polso e che se continua così il PD starà fuori dal potere per i prossimi 10 anni che vuol dire un’era geologica ai tempi della rete. Dimmi dove sbaglio e volentieri cambio idea.
    Fini non è il salvatore che in politica non esiste. E’ un opportunità che può ridare spazio anche ad un PD tattico cosa che Bersani e Dalema sanno fare.
    Almeno prendiamoci quello se non vogliamo vedere per anni le brutte faccie di bronzo che ci governano oggi.

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