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La Siria è sotto il Vesuvio per la “Festa per la liberazione del merlo maschio” di Saviano

La Siria è sotto il Vesuvio: il 21 marzo, con la 17esima edizione de “Festa per la liberazione del merlo maschio”

Parlare di Saviano non significa, necessariamente, riferirsi all’autore di Gomorra; no, Saviano è pure il nome del paese in provincia di Napoli che ospita la festa di primavera più originale che c’è. Il 21 marzo si rinnova la “Festa per la liberazione del merlo maschio”, ormai alla 17esima edizione, dalle 18.30 nel bellissimo Palazzo Allocca della cittadina vesuviana. Il tema? La solidarietà al vessato popolo siriano.

Un appuntamento dove il ritorno della bella stagione è salutato tra arte, poesia e gastronomia con una parola d’ordine su tutte: la vecchia, cara libertà. O meglio, la liberazione da censure e tirannie, esemplificata dall’atto di inizio della manifestazione. Che parte con l’apertura di una gabbietta da cui fugge un merlo, temporaneamente “prestato” per l’occasione. Palestina, Cina, Guantanamo: ogni anno la rassegna ha sposato una causa. Questa volta l’attenzione sarà sulla drammatica situazione della Siria, a partire dallo splendido disegno dell’affiche d’arte che “comunica” ciascuna edizione. Disegnata proprio da un siriano, Ahmad Alla Eddin, amico della manifestazione da tempo, riporta "Saviano/ Latakia", la mediorientale Laodicea che è il paese di nascita dell'artista. 
 
Pittori ma anche poeti, attori e musicisti da varie zone d’Italia e d’Europa accorrono, ogni primo giorno di primavera, a Saviano. E dire che questa bella storia è nata per scherzo: quando Antonio Sgambati, editore de "Il laboratorio” e anima della festa, convinse un suo recalcitrante vicino di casa a liberare un merlo dalla gabbia. Dopo giorni di ripetuti tentativi, la bestiola fu finalmente fuori della gabbia, e si organizzò una mangiata tra amici per festeggiare. Sembrava giusto un pretesto estemporaneo per bere insieme, invece negli anni è diventato un rito, diffuso a macchia d'olio in tutto il territorio. Non solo italiano. Come nel 2001, quando si celebrò l'incontro tra i poeti Ganajem, israeliano, e Somek, palestinese. Col passare degli anni Sgambati notò un curioso parallelismo tra alcune vicende culturali e la figura del merlo. Mimmo Paladino, per esempio, che viveva a Campo dei Merli nel beneventano, offrì un olio con l'effigie dell'animale; Roberto De Simone trovò numerosi racconti popolari sul tema mentre il ceramista e poeta Franco Loi registrò un merlo che fischiava l'Aida. Sgambati ha addirittura creato le "Edizioni del Merlo", raffinata linea editoriale, presentandola in rassegne di mezza Europa, da Glasgow alla Croazia passando per Piana de' Merli in Kosovo. 
 
Una tradizione "antitradizionale", insomma, che oggi presenta un programma ricco di spunti, dalle “Stroppole a grappolo” e la farsetta “L’ultima settimana di Boss Boss” del patafisico Raffaele Rizzo ai “Mezarecchia e altri cunti” di Franco Lillini. Claudio Correale cura “Alfabeto, arte e colori flegrei con testi di Michele Sovente”, poi c’è un video di Susanne Ristow, "I panni di Cristo”; musica etnica con Marzouk, e ceramica raku con Filippo Felaco, Felix Policastro e Giacomo Savio. La gastronomia è a cura di Joe Gatta e Gigettone con la partecipazione della "Bottega Bindi" del borgo toscano di Montesansavino. I vini, di cui si produce tutti gli anni un’etichetta dedicata al Merlo, sono a cura di "La galleria del vino". In mostra, altre opere di Alla Eddin. Una giornata per molti motivi imperdibile.

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