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 Home page > Tribuna Libera > Lesercito dela libbertà: come scrivono i berluscones

Lesercito dela libbertà: come scrivono i berluscones

Li vedo, tutti in riunione. Concentrati, serissimi. Stanno per licenziare lo scritto e poi varare il sito, quando la voce della coscienza li blocca:
 
"Ma prima di Italia va bene 'un'? O bisogna mettere l'accento, l'apostrofo, quel diavolo che sia?", fa uno.
"Ignorante", risponde un altro, "ci va quando è femminile".
"Embè? L'Italia non è donna?", riprende il primo.
"Sì, e ha pure il ciclo. Scemo, l'Italia è una... cosa, non ha sesso. Perciò si mette un Italia".
"Ma no, per me va l'accento, l'apostrofo, insomma quel coso appeso in aria".
Zuffa dialettica. Risultato "una Italia", probabilmente in omaggio alla Costituzione di cui si richiama il nobile intendimento di indivisibilità.
 
Ma nel sito "L'esercito di Silvio" questo, che compare alla voce 'Arruolamento', è uno dei problemi più veniali. Non avendo titoli per giudicare politicamente l'iniziativa ho ritenuto che fosse più significativo valutarne l'esito grammaticale. E se è vero che parlare bene è pensare bene, le nuove truppe dell'ex premier stanno messe maluccio. Lo deduciamo dalle presentazioni ufficiali dei futuri, e noti, militi.
 
Non ha perso il tempo con la punteggiatura, ai tempi della scuola, il trentenne Alessandro Bertoldi che, commosso per l'irrefrenabile umorismo del suo idolo - Berlusconi si era appena dichiarato suo coetaneo, che risate - inizia a sparpagliare virgole a casaccio: "Stavamo per scattare questa fotografia quando lui esordì dicendo 'con Alessandro che è un mio coetaneo la facciamo abbracciati!', cosa dire di un Uomo del genere, se non che è eccezionale".
 
E glissiamo sulla U maiuscola di Uomo, frutto dell'afflato divino da cui è sovente interessato il Cavaliere.
 
Ma non è nulla, in confronto a dopo. Si vede che ogni membro del comitato promotore aveva una fretta boia di chiudere la sua dichiarazione di intenti e iniziare l'esaltante avventura nell'esercito: e dire che si tratta di poche righe. Come quelle di Niko Cordioli, che vuole "combattere per Silvio perché è l’uomo imprenditore che ha scritto la storia del centro destra in Italia e l’uomo che ha saputo guardare al bene del suo e del nostro Paese “ITALIA” ", dove, dopo una caratterizzazione rafforzativa del termine imprenditore, con 'uomo', segue una nuova definizione del genere cui appartiene Berlusconi (come se ce ne fosse bisogno, dati i trascorsi), e una misteriosa disparità di formattazione del nome geografico: 'Italia' compare prima in modo normale, corretto, e poi a caretteri cubitali, addobbato di virgolette. Però.
 
A seguire, Marco De Pieri dovrebbe chiamarsi, in un facile anagramma, Marco dei Per: "a darlo per morto malgrado l’evidenza, chi cavalca l’invidia per il patrimonio che è riuscito a costruirsi per demolirlo, chi utilizza impropriamente il potere che lo stato gli ha dato per fare giustizia per accanirsi contro di lui e perseguitarlo": qui l'uso bulimico della settima preposizione semplice è forse dovuto all'escalation di grinta, sublimata nel successivo, e liberatorio, "chi non ha un cazzo da fare e gli basta trovare qualcuno di inarrivabile per dargli la colpa delle proprie disgrazie", che non sfigura mica in una professione di intenti.
 
Sarà che anch'io ho un po' di tempo a disposizione ma mi diletto a leggere, di Alessio Zanon, il misticheggiante: "Ho deciso di arruolarmi e battermi nell’esercito di Silvio perché credo in lui e solo in luivero Padre della Patria, sempre con lui sono pronto anche ad una nuova avventura politica sempre nella continuità e sotto la sua guida sua e di nessun altro" in cui, fra l'inflazione di 'sempre', 'lui', 'sua' che lo scrivente inserisce prima e dopo il sostantivo per non sbagliarsi, stride la veemenza tra l'attestato, chiaramente maiuscolo, di paternità patriottica, e il brusco scetticismo dell' 'anche' con cui il coordinatore regionale per il Veneto dei 'Promotori della libertà' concede la sua adesione ai desiderata del mentore.
 
Per Bruno Lanzanova l'importanza della lingua inglese è tale da dimenticare anche l'uso normale dell'italiano: "il governo deve aiutare con Mission mirate gli imprenditori che vanno all’estero ad acquisire lavori e a promuovere il MADE IN ITALY (per poi far lavorare la manodopera italiana) con supporti logistici, strutturali, economici stiamo diventando l’ultima ruota del carro, stati considerati un tempo a noi inferiori, ci stanno superando avendo alle spalle l’aiuto del Governo". Tra mission con la M grande e Made in Italy tutto maiuscolo, la virgola prima di "stiamo diventando", mingherlina, farebbe una figura barbina: meglio inserirla tra "inferiori" e "ci stanno", così da separare soggetto e verbo e che non se ne parli più.
 
Mentre il povero Franco Sartori scrive Berlusconi con la b minuscola, e per questo sarà radiato dall'Esercito, riuscendo a collocare 'battaglia' e 'presidente' tre volte in tre righe, Augusto Di Pani, raffigurato in virili occhiali da sole, non se la cava male: manca solo l'accento a 'perchè', ma è da apprezzare la capacità di buttar giù un periodo di mille battute senza neanche l'ausilio di una virgola. Paratattico.
 
Vittorio Acocella promosso a pieni voti (io lo terrei d'occhio, sarà mica un infiltrato?), lapidario Achille Antonielli che manca solo il punto finale, dopo l'audace gerundio che fa molta sentenza; la conclusione è affidata all'estro di Davide Cioccarelli. Il giovanottone, fotografato in generosa maglia blu, dopo aver chiarito a tutti un'esigenza di tranquillità ("nella sicurezza per organizzare la sicurezza nei comizi pubblici del Presidente con eventuale presidio di protezione civile con volontari esperti in primo soccorso, insicurezza e bonifica ambientale ") ammanta il suo testo di un epos che è bene riportare: "Mi arruolo per la giustizia. Per la libertà. Per Silvio". 

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