• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Mondo > Il Nucleare e il Potere

Il Nucleare e il Potere

L’Iran potenza regionale è esattamente ciò che gli Americani non vogliono, quindi come molti analisti sostengono forse non è più questione di se ci sarà una guerra, ma di quando; e conta poco che un rapporto (forse steso anche per ragioni di politica interna) dei servizi Usa sostenga che gli iraniani hanno sospeso i programmi nucleari. Gli obbiettivi di un attacco sarebbero ben altri, come la volontà di costruire un atomica è ben altro che buttarla in testa ai miscredenti tanto per fare una cosa o per odio razziale.

Il nucleare è sempre più al centro della politica internazionale e, spesso, la principale scusa per giustificare guerre che hanno ben altre ragioni. La prolificazione delle armi nucleari è una minaccia gravissima all’esistenza stessa dell’uomo; ma nel dibattito politico, e sui media, si dimentica troppo spesso l’assurdità della situazione attuale.

Oggi un gruppetto di nazioni, in possesso della bomba atomica, pretende di stabilire chi possa essere ammesso al club e chi no. E’ innegabile che, ad es., la prospettiva di un regime teocratico come l’ Iran in possesso dell’atomica sia più spaventosa del possesso di una simile arma da parte di una nazione stabile come la Francia, soprattutto visto che l’obiettivo dichiarato in politica estera dalla Repubblica Islamica, sin dalla sua nascita, è la costruzione di un più ampio stato islamico che riunisca sotto la bandiera religiosa tutti gli sciiti dell’area. Ciò non toglie, però, che il Trattato di Non Prolificazione (Npt 1968), nonostante abbia avuto una certa efficacia, è, oggi, del tutto inadeguato a rispondere alla situazione internazionale.

Permettere a chi già possiede ordigni atomici di continuare a produrne e vietarlo alle altre nazioni è semplicemente un modo x tutelare un vantaggio tecnologico, non per tutelare la pace.

Pretendere che le altre nazioni lo accettino un assurdo irrealizzabile.

Ma perchè tutti vogliono l’atomica?

Secondo Sagan[1] sono tre i motivi principali:

• ragioni di politica interna. Ad es: influenza di lobby scientifiche o militari o di partiti favorevoli; per nascondere fallimenti del governo in altri campi (il Governo indiano forse sviluppò la bomba atomica (1974, in prossimità delle elezioni,) principalmente x nascondere i suoi fiaschi non in risposta all’atomica Cinese (1964))

• ragioni di status internazionale: ad es. una maggiore influenza sui vicini

• ragioni di sicurezza: esercitare una credibile deterrenza nei confronti di una minaccia atomica portata da altri paesi (es. più classico L’URSS dopo le bombe Americane sul Giappone durante la II Guerra Mondiale) o per scoraggiare forze convenzionali superiori (es. Israele (non ha mai confermato il possesso di ordigni nucleari) che teme di dover affrontare eserciti arabi molto più numerosi)

Ovviamente i tre tipi di ragioni si possono intrecciare in vari modi e portare anche alla decisione esattamente contraria di dismettere gli arsenali atomici di cui già si è in possesso. (es. il Sudafrica che rinunciò alle atomiche poco prima della fine dell’apartheid probabilmente perché i bianchi non volevano che le atomiche finissero nelle mani dei neri, cioè per ragioni di politica interna)

A volte la scelta è dettata dalla volontà di trattare da posizioni di maggior forza, e ricattare più efficacemente i negoziatori internazionali, al fine di ottenere rassicurazioni contro tentativi esterni di cambio di regime o vantaggi economici; come ad es. sembra stia facendo la Corea del Nord nei confronti degli Americani e dei cugini del Sud.

Ci sono, poi, molti paesi che hanno adottato una politica molto più sottile: sviluppando programmi civili (permessi dal trattato) facilmente convertibili in programmi nucleari (Giappone, Svezia)

Ciò rende evidente perché in tante aree del mondo assistiamo ad una così forte corsa al nucleare; vista la crescente instabilità politica, il diffondersi di una profonda insicurezza mondiale, l’ acuirsi delle tensioni per l’approvvigionamento di materie prime sempre più scarse e un ordine mondiale meno stabile rispetto al periodo della Guerra Fredda.

In più il processo si autoalimenta, la bomba Indiana porta alla bomba Pakistana…

 

La volontà del regime Iraniano di raggiungere lo status di potenza atomica diventa chiara e probabilmente può essere spiegata da un miscuglio delle ragioni su citatei:

• L’ Atomica sarebbe un enorme successo per il regime, una boccata di ossigeno per la rivoluzione teocratica sempre meno sopportata da una larga parte della popolazione soprattutto giovanile (il 70% della popolazione iraniana ha meno di trenta anni).

• Visti gli storici progetti di un allargamento della repubblica islamica a tutti gli sciiti, i pasdaran sono interessatissimi al simbolismo atomico, allo status di potenza nucleare e all’ influenza ulteriore che ciò gli concederebbe sulla regione di importanza geopolitica fondamnetale.

• L’ordigno inoltre fornirebbe al regime uno strumento di deterrenza formidabile nei confronti di Americani ed Israeliani: sia sotto forma di minaccia di ritorsione contro Israele, sia contron eventuali truppe di invasione che sarebbero esposte ad un possibile rilascio di materiale sporco. (Da notare che a rigor di logica gli israeliani posseggono ordigni al di fuori del Npt e non accettano ispezioni quindi dovrebbero subire sanzioni ben più gravi degli Iraniani, se il trattato non fosse solo uno scudo dietro cui nascondere interessi di parte rivestendoli di un aurea ideale). Inoltre l’atomica è, certamente, anche una forma di tutela da un ipotetico attacco da parte dei paesi sunniti in netta maggioranza numerica (con cui esistono conflitti secolari) (il presidente Bush più volte ha cercato di creare in Medio Oriente un asse sunnita da oppore all’Iran e che riconosca l’esistenza di Israele, d’altra parte sono stati firmati accordi per un primo abbozzo di mercato comune nell’area ed è da ricordare che anche l’Arabia Saudita ha in corso programmi nucleari)

È possibile, però, che gli Iraniani stiano soltanto bleffando per ottenere l’ influenza più ampia possibile nella regione e qualche vantaggio economico, e soprattutto rassicurazioni sul non intervento degli Occidentali nelle faccende interne della Repubblica Islamica. In cambio di ciò probabilmente i Pasdaran accetterebbero tranquillamente di rinunciare al programma militare e di conservare soltanto quello civile; cosa che gli permetterebbe comunque il nuclear hedgin, cioè la capacità di costruire un ordigno in breve tempo in caso di necessità.

Non è di certo uno scenario rassicurante, soprattutto se si aggiunge che ciò accelererebbe la corsa all’atomica di tutti i paesi dell’area; ma sembra davvero difficile impedire all’Iran almeno la potenzialità nucleare e l’alternativa di muovergli guerra è un po’ assurda, non fosse altro per il fatto che comporterebbe una brusco peggioramento dei rapporti con Mosca già non idilliaci (anche x la questione del Kosovo, della Georgia e dello scudo spaziale). E questo è davvero la minima conseguenza negativa possibile.

La grande occasione perduta è ormai svanita. Era necessario favorire maggiormente e più rapidamente i Riformisti Iraniani; poi finiti in cattiva sorte per le tensioni causate dalla guerra in Iraq, che hanno finito per favorire l’ ascesa del folle presidente Ahmadinejad. In Iran esistono, ancora, a mio avviso, le condizioni per un cambiamento dall’interno che dovrebbe essere favorito e non affossato con continue minacce, che non fanno altro che fare il gioco dei mullah e dei pasdaran del presidente (vedi le sconfitte elettorali di quest’ultimo).

Ovviamente non si può a priori escludere l’opzione militare che è, a volte, un utile strumento di pressione, ma agitare la possibilità di un attacco di continuo non serve a nulla e senza cambiamenti, nella situazione attuale, trovo del tutto fuori luogo un attacco, per gli effetti che avrebbe sia sull’area sia sulla politica globale. Tanto più che difficilmente si possono colpire i siti nucleari e basta, visto che sono molti, sparsi, a volte molto vicini a zone abitate (vittime civili numerose farebbero di certo precipitare la situazione) e probabilmente ne esistono di sconosciuti; ed è altrettanto improbabile che gli Usa possano da soli, o con Israele, sostenere un’ altra campagna (sia da un punto di vista militare che economico e non ultimo demografico)) o convincere un numero sufficiente di Europei.

Questo senza considerare le reazioni delle popolazioni arabe, e di paesi più che interessati all’area della Persia e che vi intrattengono relazioni strette come i Paesi Asiatici e in primis la Russia.

In più: un ulteriore “intromissione” occidentale avrebbe un effetto simbolico devastante su tutti i paesi in via di sviluppo; l’enorme, e quasi certo, aumento del terrorismo e la possibile saldatura(già a volte operante in Iraq) tra terroristi sunniti e sciiti (n.b. x me non è terrorista chi a torto o ragione spara su un soldato o un importante funzionario che percepisce come un occupante o tutti i partigiani italiani lo sarebbero stati; è terrorista chi con cinture esplosive o bombe dall’alto mira volontariamente ad “innocenti” o forse ancor più terrorista è il mullah che lava la testa al ragazzino con la scusa di un Islam stravolto e il capitano che lava la testa all’ispanico in cerca di istruzione con il 4 luglio e l’11 settembre).

 

Sembra più realistico accettare un ruolo di potenza regionale dell’Iran e cercare di favorire una normalizzazione dei rapporti. Questo è l’unico modo per tentare di risolvere i tanti problemi Mediorientali che senza l’apporto iraniano è inimmaginabile riuscire a districare, da Hezbollah ed Hamas, al Libano, alla Palestina e all’Iraq. E probabilmente, ciò, aiuterebbe i tanti Iraniani che vogliono cambiare il proprio paese a fare qualche passo in avanti.

Ma l’Iran potenza regionale è esattamente ciò che gli Americani non vogliono, quindi come molti analisti sostengono forse non è più questione di se ci sarà una guerra, ma di quando e conta poco che un rapporto (forse steso anche per ragioni di politica interna) dei servizi Usa sostenga che gli iraniani hanno sospeso i programmi nucleari. Gli obbiettivi di un attacco sarebbero ben altri, come la volontà di costruire un atomica è ben altro che buttarla in testa ai miscredenti tanto per fare una cosa o per odio razziale.

Come il problema iraniano, anche il problema nucleare è di difficile soluzione senza drastici cambiamenti di rotta. Entrambi richiedono politiche realiste e misurate sul singolo caso ed avvenimento. Entrambi l’ abbandono da parte dei paesi occidentali di posizioni ideologiche che nascondono solo la volontà di difendere i propri interessi. Il Trattato di Non Prolificazione, in un epoca in cui la tecnologia atomica è ormai alla portata di tutti, è un po’ come dire: “sul tavolo ci sono le caramelle, ma le posso mangiare solo io perché tu sei stronzo”. E pretendere che gli Iraniani l’accettino e rinuncino ad un ruolo di potenza regionale che detengono da millenni è altrettanto assurdo; come pretendere di imporgli un qualsivoglia sistema politico, per ipoteticamente giusto che possa essere.

 



[1] “Marketing nuclear weapons”, in Defence Security, v. 25, n.1

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares