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Gli anni del disonore

Gli anni del disonore

Il titolo del mio post è ripreso dal nome di un libro molto bello, quello di Guarino Mario. Si parla degli anni bui che iniziano dal 1965, quello dei poteri occulti di Licio Gelli e della loggia P2. Ma il disonore continua fino ai giorni nostri e i fantasmi del passato ritornano con prepotenza; con la Politica attuale esattamente identica a quella prima di Tangentopoli: si è solo ristrutturata.

Il passato, come dico sempre, non mai passato.

E sono anni di forte disonore, e noi cittadini siamo lasciati sempre più soli in balia di profonde ingiustizie. Le Istituzioni sono lontane da noi comuni mortali, noi che siamo la forza motrice del nostro odiatissimo Stato e siamo sempre noi a pagare la crisi provocata dai quei pochi potenti che amano succhiare tutte nostre forze, il nostro sangue.

Sì, proprio quel sangue che una donna per protesta si è fatto prelevare ogni giorno. Ci hanno fatto credere che la classe operaia non esiste più, e invece questi giorni gli operai li abbiamo visti sopra i tetti, dentro le carceri abbandonate, li abbiamo visti morire sul posto di lavoro, li vediamo crepare di tumore a causa dell’amianto e altre sostanze nocive costrette a respirare durante i massacranti turni di lavoro.

Mariarca faceva l’infermiera, e assieme ai suoi colleghi lavorava con fatica. Turni massacranti, centocinquanta ore di straordinario non pagato, come se avessero lavorato due mesi in uno. E lo stipendio che la ASL si rifiutava di pagare. E c’è ancora chi dice che questa donna si sia suicidata!

Non si muore per il prelievo di pochi milligrammi di sangue al giorno. Ma se lo accostate allo stress e alla paura di non poter mantenere più i propri figli e il mutuo della casa, certamente si può morire. Pochi dicono che oltre a lei, un medico è morto di infarto, un’altro era stato ricoverato per uno choc anafilattico.

Ma la classe operaia non esiste, mentre quella politica sì!

Quanti di loro fanno lo sciopero della fame e subito vengono ricevuti dal nostro caro Presidente? Noi cittadini normali possiamo pure morire di fame e di stenti, non contiamo nulla.

Come non contano nulla i detenuti normali. Possano pure crepare in carcere!

La moglie di Scaglia, il manager coinvolto nell’inchiesta Telecom-Fastweb, aveva scritto una lettera appello al Presidente Napolitano per la presunta innocenza del marito che è in carcere. E prontamente il "caro" Presidente gli ha risposto (fonte: il Fatto di ieri) : "....posso comunque assicurarLe di avere chiesto alla Procura della repubblica di Roma di fornire sulla vicenda ogni notizia consentita dalla normativa vigente".

Bisogna essere mogli di, figli di, nipoti di, amici di, per avere l’attenzione del Presidente? Ornella, madre di Niki Aprile Gatti, aveva scritto a Napolitano. E anche noi, vi ricordate, spedimmo decine e decine di lettere cartacee con ricevuta di ritorno.

Ma nessuna risposta.

A Sollicciano, carcere che purtroppo tutti noi conosciamo, è detenuta la moglie del famigerato Gennaro Mokbel e, siccome ha la sclerosi multipla, il garante dei detenuti Corleone presto si è attivato per lei. Anche una folta schiera di politici.

Non condanno questo, perché io sono dell’idea che la vita vada tutelata anche al peggior criminale. Ma come la mettiamo con tutti gli altri detenuti che in quel carcere sono morti? Chi li sta tutelando? Quanti detenuti rinchiusi per piccoli reati sono stati lasciati morire di tumore?

E Niki? Il garante invece di stare dalla parte della madre, perché si è messo addirittura a dire cose non vere ?

Care teste di capra, non riesco a concludere questo mio articolo. Sono dell’idea che per essere ascoltati e ottenere giustizie dovremmo smettere di essere onesti e civili.

Ma, giustamente, non lo faremo mai!
 
E con grande commozione anche Grillo ha espresso le mie stesse perplessità e chiede che Napolitano ascolti anche la madre di Niki Aprile Gatti!

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