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Giovanni Maria Sini

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  • Primo articolo giovedì 08 Agosto 2010
  • Moderatore da sabato 08 Agosto 2010
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Ultimi commenti

  • Di Giovanni Maria Sini (---.---.---.108) 7 settembre 2012 14:05
    Giovanni Maria Sini

    No, nessuna delusione.
    Anzi, ti ringrazio.
    La polemica intenzionale, al di là di simpatie o antipatie, che non nascono sul nulla o per caso, ma si basano su una loro ragion d’essere, deriva dal fatto che tzetze, con grande frequenza veicola informazioni di rilievo per il Mo’ Vi Mento 5 stelle.
    Il problema, pertanto, è la definizione di informazione (in)dipendente.
    Ieri, per farti un esempio, sul blob-blog di Grillo, qualcuno sottolineava l’irrilevanza delle dichiarazioni di Favia, perchè non presenti sul frame che viene ripreso a margine nella sede sociale della non associazione.
    Credere all’autenticità, alla veridicità e all’attendibilità d’una notizia, veicolata da un network - aspetto, sia chiaro, più che lecito! - è una deformazione dell’informazione.
    Se vai a cercare in quel guazzabuglio di commenti magari avrai la fortuna di ritrovare il commento.
    E, sempre ieri, nessun "rumors" dopo le affermazioni di Favia.
    Ora, nell’avamposto del real-time, mi sembra una cosa inimmaginabile.
    Tra l’altro non mi fare che la frase "prende per il c... tutti perché da noi la democrazia non esiste" fosse poi così leggera e indolore, tanto da non suscitare innumerevoli commenti.
    Byoblu.com di Messora lo seguo anch’io.
    L’annotazione è di questo tipo: un conto è definirsi libera informazione (dove la libertà presumo coincida con quella dell’autore/curatore del sito) altro è l’indipendenza assoggettata a dipendenza.
    Leggere questo tipo d’informazione (per alcuni) con l’illusione d’avere a che fare con qualcosa "al di sopra" può generare intossicazione e dipendenza (ovviamente, non per tutti).
    Io noto una certa differenza tra libertà e (in)dipendenza.
    Ancora adesso l’irrilevanza della notizia campeggia su tzetze.
    Ti ringrazio, ancora.

  • Di Giovanni Maria Sini (---.---.---.145) 23 giugno 2011 15:50
    Giovanni Maria Sini

    Il problema per la destra eversiva (rispetto alla vigente Costituzione) è dato dal riflesso che la rete riesce a generare al di fuori della “scatola”.
    Esiste un maggior grado di interazione tra i contenuti del web e la realtà circostante.
    La stessa possibilità del rapporto 1-a-1 o 1-a-molti rende una notizia potenzialmente “virale”, ne allarga la diffusione e la conoscenza.
    L’involuzione di un’informazione chiusa in se, orientata all’auto-celebrazione, vissuta a porte chiuse, tutti modelli recentemente adottati dalla destra eversiva (sempre rispetto alla vigente Costituzione), sono decisamente distanti da quelli fondati su una democrazia allargata, partecipativa e orizzontale.
    Il verticismo mal si concilia con la democrazia (in senso pieno, compiuto e autentico).
    La stessa “fobia” che la destra eversiva (ancora una volta rispetto alla vigente Costituzione) nutre verso eventuali primarie, rispetto alle quali avverte la necessità di una normalizzazzione (non già di una norma) testimonia una certa disaffezione alla politica (almeno quella non intesa come interesse squisitamente privato, per sua genesi, per sua natura e per suo orientamento).
    Senza enfatizzare la net agora è indubbio che qui risulta assai più difficile veicolare messaggi addomesticati e resi come servizio privato cucito su misura (per niente pubblico).
    http://www.agoravox.it/La-liberta-degli-infonauti-e-il.html

  • Di Giovanni Maria Sini (---.---.---.32) 23 febbraio 2011 11:59
    Giovanni Maria Sini

    Paolo la tua disamina completa il quadro desolante e rende chiaro l’ormai noto ruolo di "stampella del regime" che caratterizza la Lega.
    Anche a me pare evidente che ci sarà un conto da pagare (in termini di consenso elettorale).

  • Di Giovanni Maria Sini (---.---.---.215) 11 dicembre 2010 00:01
    Giovanni Maria Sini

    Ci sarà un’Italia migliore chiamata a pagare il riscatto di questi ultimi anni.
    Quell’Italia, sin qui disillusa e anestetizzata, arriverà a capire il senso della democrazia e della rappresentanza che non vanno cedute con una delega in bianco sprovvista di adeguata partecipazione e controllo.
    Quell’Italia migliore esiste, lavora, certo opera in altri ambiti rispetto al commensalismo o all’inquilinismo familistico eretto a sistema da lorsignori.
    E’ quell’Italia che non sarà disposta a passare dalla schifo allo spavento e sarà chiamata ad un forte atto di testimonianza e di risveglio democratico.
    E’ quell’Italia inespressa e mal rappresentata che deve ancora capire che l’interesse collettivo deve primeggiare sull’egoismo e sull’utilizzo personale della politica.
    E’ l’Italia che non può continuare a sentirsi mortificata, quotidianamente, e relegata ad un ruolo soccombente dai prepotenti di turno.
    E’ l’Italia che non può e non deve smettere di sperare, nonostante l’elevato livello che il disgusto ha raggiunto.
    E’ l’Italia di quegli italiani che non hanno mai avuto il desiderio di servire e sottostare all’affarismo, alla clientela, all’imperante menefreghismo di matrice eversiva (rispetto alla legge e alla Costituzione).
    E’ l’Italia diversa e distante da quell’unico ottimista che ha sin qui tutelato ed ereditato i vizi peggiori della Prima Repubblica: dalla parte più deteriore del PSI, ai Lupi di Comunione e Liberazione, passando per le mai dome madame fasciste più fasciste dei peggiori fascisti, agli accattoni di regime, agli elemosinanti del potere, agli ossequiosi e ai sempre proni, ai secessionisti avidi di ministerialismo e orgie romane.
    E’ l’Italia degli italiani che non possono più girar la faccia dall’altra parte.
    Malgrado il gran senso di vomito.

  • Di Giovanni Maria Sini (---.---.---.32) 13 ottobre 2010 11:43
    Giovanni Maria Sini

    Paolo occorre evitare questo rischio.
    Dire come stanno le cose deve aiutarci a intravvedere le possibili vie d’uscita.
    Io non dimentico, ma non accetto la logica del "sono tutti uguali".
    Credo esistano persone, donne e uomini, di "belle speranze" sull’uno e sull’altro versante ed anche al di fuori d’un sistema sempre più incapace di migliorare sè stesso.
    Questo Paese, per non correre il rischio della definitiva dissoluzione, ha bisogno di ricostituirsi su regole certe, condivise e inalterabili.
    Potresti rispondermi che oggi non è tempo.
    Forse. Ma so che non dobbiamo smettere di guardare in faccia la realtà, cercare di capirla e sperare in un avvenire migliore del presente e del passato di cui è figlio più che legittimo.

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