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 Home page > Tribuna Libera > La vendetta di Gommaflex

La vendetta di Gommaflex

 

In un negozio di fiori tra la quinta e la sesta strada di New York… un misterioso cablogramma… forse…

Il padrone della destra eversiva (rispetto alla Costituzione) è tornato in gran pompa magna! (qualsiasi riferimento a particolari attitudini nella sfera sessuale è puramente casuale)

Il servitorume, dopo essersi esibito nell’inutile e vano tentativo di emancipazione, senza alcun convinto desiderio di ammutinamento, si è subito manifestato plaudente, pronto e prono a soddisfare i nuovi capricci del noto benefattore.

Consapevoli dell’inconsistenza politica – ma ancor prima economica - d’un corpo reso acefalo dalla temporanea assenza del suo ideatore/ispiratore, in molti si sono subito esibiti nella loro immortale arte (con tanto di manuale alla mano, più per vezzo che per necessità, avendo da tempo metabolizzato la lezione sull’obbligo alla leziosaggine ed alla piaggeria).

Poco importano le magre figure dei minuscoli figuri cui è stato consentito, pro tempore, di godere delle luci della ribalta, in attesa del nuovo avvento dell’intramontabile gerontocrate.

D’altra parte la medesima faccia di gomma del creativo della destra eversiva, plasmata a sua immagine e somiglianza, avvezza ad elogiare il trasformismo di chi oggi afferma qualcosa che non ha durata e validità per il giorno successivo (talvolta per i cinque minuti successivi), è connotato che accomuna gran parte dei beneficiati.

Dalle viragini del celodurismo in versione clitoridea, quelle che, con sprezzo del pericolo, urlano, sbraitano e si esibiscono in tutta la loro scompostezza, a dispetto del silicone o del botox che le ha rese maschere grottesche, apparentemente immutabili nella loro eterna smorfia (con tutto il rispetto per le donne, ad eccezione delle supine ubbidienti); ai decadenti colonnelli sempre pron(t)i ad evocare “il grande passato nel nostro futuro” (o il suo contrario) di monicelliana memoria; passando per gli ascari dei reparti indigeni nelle colonie padane; per giungere a tutti gli odierni risanatori, già micro ministri presunti esperti in macro economia, che oggi si propongono di curare tutto il male che hanno favorito e prodotto, pur avendo quotidianamente negato il periglioso incalzare della crisi quando erano in tutt’altre faccende (giudiziarie) affacendati.

Tutti chiamati a serrare le fila, a dimostrare ossequio, a difendere – ancora! – col capo chinato i privatissimi interessi del capo, si tratti di questioni societarie o di pendenze giudiziarie.

È trascorso solo un anno: l’abile mossa è quella di chi confida nella labile memoria del popolo degli eterni innocenti che, spesso, tutto ingoia e dimentica. L’insana ritrovata passione è nutrita dal solito desiderio di poter così consumare vendetta, nell’atteso e agognato giorno del redde rationem: in un incessante rigurgito di rabbia, populismo e, magari, autoritarismo.

Oggi, il maestro della farsa in veste politica, crede di poter interpretare, con la consumata faccia da impunito, il ruolo di oppositore ad un sistema, governato in prima persona, che, per sua innegabile e diretta responsabilità, ha chiamato ciascuno di noi a fronteggiare l'emergenza ancora non superata e tuttora attuale in quest'annus horribilis figlio legittimo dei governi di decade malefica (cfr. Finistére - C.S.I.).

Vedremo se l'Italia si dimostrerà ancora disposta a (s)qualificarsi come il paese di nuovo preda dell'uomo medio (dei media), della scorribanda di predoni che hanno fatto delle Istituzioni la loro dependance e dell'illusionismo di plastica.

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