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Don Pino Puglisi ed Adolfo Parmaliana: così diversi eppure così eguali

Il recente anniversario dell’uccisione di don Pino Puglisi è una occasione fin troppo ghiotta per non approfittarne per fare un parallelo fra la sua vicenda e quella del professore Adolfo Parmaliana di Vigliatore Terme in provincia di Messina. A prima vista due personaggi così diversi (sacerdote della Chiesa di Roma l’uno, comunista di lungo corso l’altro), due vicende così diverse; eppure, a ben guardare, fin troppo simili, all’interno di quella irrisolta Questione Meridionale, che da centocinquanta anni caratterizza la storia del nostro Paese.

A quanti si pongono il problema di cosa si debba fare per affrontare con incisività questa benedetta Questione Meridionale, entrambe le vicende danno la stessa risposta: occorre far diventare cittadini quanti appartengono alla vasta moltitudine di sudditi formati dalle classi sociali più deboli e più povere, in una parola delle classi dei diseredati. Proprio questo occorre fare, trasformare queste masse oggi derelitte in quelli che i francesi chiamano citoyens, titolari di diritti e di doveri, e, per far questo, occorre recidere dalla radice le male piante del clientelismo, del familismo, del voto di scambio. Questo e solo questo occorre fare; ed a nulla servono da soli magistrati antimafia e banche del Sud, Casse per il Mezzogiorno e forze dell’ordine, ponti sullo stretto ed arresti di malavitosi.

L'aneddotica risorgimentale riporta la frase "Abbiamo fatto l'Italia. Adesso dobbiamo fare gli italiani". In effetti non erano da farsi gli italiani da contrapporre agli austriaci o ai francesi: erano da far diventare "cittadini" le desolate plebi meridionali.

L’altro insegnamento che le due vicende congiuntamente ci danno è quello dell’individuazione dei poteri che si oppongono a questo obiettivo con tanta varietà e fantasia di mezzi.

Come all’epoca nelle guerre guerreggiate esisteva una categoria di soggetti, dal popolo chiamati con disprezzo pescecani, che ne approfittava per ingrassare a spese della collettività, così oggi esistono nel Meridione circoli di potere ed apparati pubblici, politici e faccendieri, malavitosi e potentati vari, che della Questione Meridionale approfittano per arricchire e per prosperare senza lavorare, per far carriera e per coltivare i propri clientes, restando chiusi nella difesa dei propri privilegi e delle proprie prerogative. Difesa spregiudicata, usa anche ad uccidere i propri avversari nei modi più diversi, dall’uso delle armi alla strumentalizzazione delle Istituzioni.

E se nel primo caso le cose sono chiare ed evidenti, come è accaduto per l’uccisione di don Pino Puglisi, nel secondo ci si ritrova sovente dinanzi a questioni di lana caprina, di difficile decifrazione, come nel caso del professore Adolfo Parmaliana. Un’Istituzione che svolge in maniera adeguata il compito cui preposta, è come un organo sano che svolge le sue normali funzioni vitali. Il problema è quando un cancro si diffonde con le sue metastasi in tutto il corpo sociale di un Paese, così raggiungendo tutti gli Organi, ossia tutte le Istituzioni: queste, allora, cominciano a mal funzionare, svolgendo funzioni diverse ed opposte a quelle necessarie per la vita. Ad esempio si condannano gli innocenti e si assolvono i colpevoli. E non è affatto facile distinguere un organo sano da un organo ammalato e vittima del cancro. Questo è quello che oggi accade nel Meridione e vicende come quella di Adolfo Parmaliana ne sono la prova provata.

Mentre il Meridione/Sagunto viene espugnato da questi poteri, che Sciascia definì come qualcosa che «sempre più degrada nella impenetrabile forma di una concatenazione che approssimativamente possiamo dire mafiosa», a Roma, nei palazzi della politica, si continua a discutere di tutt’altro (di cosa? Per farsene un’idea basta seguire la stucchevole cronaca politica di uno dei telegiornali di casa nostra, uno qualunque, tanto non cambia nulla; ovvero uno dei tanti talk-show televisivi, uno qualunque, tanto non cambia nulla).

Un'altra era, invece, la cosa che accomunava ed univa don Pino Puglisi ed il professore Adolfo Parmaliana: entrambi non avrebbero mai accettato un’esistenza priva di dignità. E questo lo hanno pagato con la vita.

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