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Dio ci scampi dalla Giornata della Memoria

L’Olocausto questo sconosciuto. Ignorato, distorto, sminuito...

Così titolava ieri La Stampa per dire di come lo sterminio nazista sia “trattato” nei libri di testo di molti paesi. Ignorare, distorcere, sminuire. Non è forse quello che accade ogni 27 gennaio, se appena si dà un'occhiata dietro alla ritualità delle funzioni pubbliche e ufficiali?

Non è per fare una polemica, ma della Giornata della Memoria forse si potrebbe davvero fare a meno, raccogliendo l’invito provocatorio di Elena Loewenthal

Oppure, come vorrebbero in molti, se ne potrebbe fare una generica commemorazione in cui raccogliere e commemorare tutti gli orrori che l’umanità ha saputo collezionare nel corso della sua esistenza. Mettendo insieme tutte, ma proprio tutte, le vittime di ogni epoca e di ogni popolo, di ogni guerra e di ogni pace (che pace davvero non è mai stata o vogliamo dimenticare che in ogni periodo “pacifico” ci sono stati - ogni santo giorno - un tot di morti sul lavoro, di donne violentate e uccise o di bambini adescati o di migranti affogati nel mare o nella sabbia dei deserti?).

E se mettiamo insieme tutte le vittime, come non ricordare i bombardamenti inglesi su Dresda? Non c’erano bambini forse a Dresda? O a Nagasaki? Non c’erano innocenti nelle città italiane colpite dalle bombe alleate? Ce n’erano tanti quanti a Guernìca o a Stalingrado. Solo che, in larga misura, gli abitanti di Dresda o di Roma o di Hiroshima avevano osannato il loro Duce e il loro Fuhrer o il loro Imperatore. È sufficiente questo per non considerarle vittime innocenti, ma solo gente che se l’è cercata? E come la mettiamo con i bambini tedeschi, italiani o giapponesi?

E forse che i regimi del socialismo reale sono stati più teneri di quelli neri verso gli oppositori interni o le minoranze etniche? Vogliamo dimenticarci i gulag? Oppure le operazioni di “ripristino dell’ordine” in Ungheria, Cecoslovacchia, Cecenia? E che dire del Tibet? E come definire i khmer rossi?

E possiamo forse scordarci del colonialismo o delle violenze delle democrazie occidentali in Vietnam o in Iraq, della Francia, patria dei diritti civili, in Algeria o dell’antica democrazia parlamentare inglese nell’Ulster? Ma come dimenticare i Tutsi e gli Hutu? E che dire delle immani stragi che il mondo islamico ha perpetuato attraverso le sue dittature, le sue teocrazie, i suoi Re? A cominciare dai berberi nell'VIII secolo per arrivare alla Siria di questi anni. E forse che le dittature sudamericane ci sono andate leggere? O c'è andato leggero il cristianesimo nella sua storia millenaria?

Allora, ecumenicamente, si trasformi la Giornata della Memoria in Universale Giornata del Dolore e la si smetta con l’ipocrisia. E si perda così, una volta per tutte, la possibilità e la capacità di distinguere ed anche di capire la particolare storia dello sterminio nazista.

Perché se tutte le vittime sono vittime non c’è alcuna differenza tra un ebreo e un rom, un israeliano e un palestinese, un tedesco, un giapponese, un italiano o un russo. E così via enumerando. Esiste solo un’umanità colpita. Ben rappresentata simbolicamente, perché no?, dal Cristo sofferente. Vuoi mettere lo strazio che si legge nel volto dipinto da Antonello da Messina?

Così la Giornata della Memoria appare una anomalia fin dalla sua istituzione con una legge dello Stato (la 211 del 2000) che prevede di ricordare gli ebrei vittime del nazismo e delle leggi razziali italiane e, un po’ incongruamente, i deportati italiani nei campi di concentramento; ma non - ancora più incongruamente - le altre vittime dello sterminio nazista come i rom, gli omosessuali, i testimoni di Geova, i minorati fisici e mentali, gli oppositori politici, i prigionieri di guerra.

Succede così che a eliminare la particolarità della commemorazione ci pensano i volonterosi equilibratori del Ricordo. Che puntualmente, proprio in questa giornata (come se gli altri 364 giorni non bastassero), scrivono di “memoria corta” non solo per "aggiungere" sensatamente le altre vittime del nazismo (ma non si potrebbe chiedere una integrazione alla legge per evitare in futuro l'accusa agli ebrei di essersi impossessati della totalità del ricordo?), quanto per ricordare ad esempio le vittime palestinesi dell’operazione Piombo Fuso (ma non i bambini ebrei sgozzati nel sonno nella colonia di Itamar, ad esempio) come fa un certo Docimo su l’Unità di ieri andando a rappresentare ottimamente come si fa a “distorcere” il senso della giornata dedicata alla Shoah (e che pensare dell'Unità che glielo pubblica?). Ma se lo scrivo non salterà su qualcuno ad accusarmi di "propaganda sionista"?

E non coglie forse l’occasione il leghista Salvini che detta a La Padania “Io voglio ricordare tutte le vittime, di tutti i regimi, rossi e neri”; vogliamo forse dargli torto?

Era facile prevederlo: “Non mancheranno coloro che faranno la lista degli stermini ignorati, le classifiche del dolore, ricorderanno le guerre dimenticate nel mondo e le decine di barbarie che l’umanità non si fa mai mancare. Non per ricordarle veramente, altrimenti lo farebbero trecentosessantacinque giorni all’anno: ma per scagliarle come un’arma contro gli ebrei”.

Come stupirsi se poi qualcuno pretende di ricordare anche i giovani fedeli al giuramento che non hanno voluto “tradire” e si sono arruolati nelle Brigate Nere a sprezzo del pericolo e della vita? Da giornata dedicata al ricordo dell’Olocausto al suo contrario, il passo è breve. Anche da qui trae linfa il negazionismo, chissà se Docimo il rosso e Salvini il padano se ne rendono conto (ma forse è proprio quello che vogliono).

O, peggio ancora, come stupirsi se in realtà “siamo tutti nazisti” non appena ce ne venga data l’occasione come dimostra Odifreddi - più che altro per togliersi qualche sassolino dalla scarpa - e chi mai oserà smentire uno che ha calcolato con precisione matematica che tra israeliani e nazisti i primi sono pure peggio?! (...altra risibile dimostrazione "scientifica").

A nulla vale ricordare che non è obbligatorio diventare nazisti, perché ci fu chi seppe dire di no: danesi e bulgari hanno difeso, protetto e salvato i “loro” ebrei opponendosi apertamente ai diktat nazisti (ma se ne sa poco perché un comportamento così semplicemente umano metterebbe in luce per contrasto il comportamento profondamente disumano di tutti quelli che non seppero e vollero dire di no, Italia e Vaticano in primis; quindi meglio sottacere se non ignorare).

E con questo il discorso si chiude. Tutti siamo vittime così come tutti siamo carnefici (almeno in via potenziale).

In conclusione meglio affossare una volta per tutte la Giornata della Memoria che non sarebbe altro che un gigantesco teatrino alimentato ad arte dalla propaganda ebraica per i suoi reconditi e senz’ombra di dubbio “sporchi” fini. Che si sta ritorcendo sempre più nettamente verso le vittime stesse, le maggiori vittime, di quello stesso sterminio che si vuole ricordare.

O la memoria è “lunga” e onnicomprensiva o non deve essere.

Ignorare, distorcere, sminuire.

 

Foto: Alquiler/Flickr

Commenti all'articolo

  • Di Salvatore Baiano (---.---.---.57) 29 gennaio 2014 17:12
    Salvatore Baiano

    ... Buonasera Della Pergola (Sig.) Fabio: si rammenta dello scrivente? Volevo solo dirLe (ricordi l’importanza che attribuisco alle maiuscole...) che -con mia viva preoccupazione- più La leggo e più mi sta simpatico e che apprezzo, sempre più, la Sua capacità di essere provocatorio senza ovvietà ma con acume: sottoscrivo la creazione della Giornata Universale del Dolore!! Dopo aver visto (sono stato a lungo un missionario laico e lo sarei ancora se il mio compito, come professionista e padre, non mi tenesse ancorato -senza speranza- al mio quotidiano) alcune tra le peggiori brutture che la Storia ricordi, dopo aver visto innocenti morire per violenze e malattie ingenerate dall’egoismo perfido e dalla vorace cupidigia degli uomini, pur rispettando TOTALMENTE il Dolore e la Memoria, credo si possa parlare di una sorta di "razzismo al contrario" nel non celebrare OGNI dramma che questa Terra ha visto nascere. Mi complimento per la lucidità nell’esposizione, mai rigida, mai distaccata ma neanche affettatamente compartecipante.

    La saluto e La ringrazio per l’emozione (stavolta tutta positiva) che mi ha donato.
    Salvatore Baiano
  • Di (---.---.---.118) 29 gennaio 2014 19:22

    Le rammento sig. Fabio che i Cristiani, da Lei così faziosamente ignorati, se non nella veste di persecutori,sono stati e sono il più alto numero di assassinati nel mondo da oltre 2000 anni.

    L’articolo poteva essere meritevole se non corrotto da una visione ultra personale delle cose del mondo. Comunque è ancora in tempo per rettificare se le dovesse riaffiorare un pò la voce della coscienza. Saluti Fabiolino.
    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.12) 30 gennaio 2014 09:10
      Fabio Della Pergola

      Caro Baiani,
      intanto la ringrazio per le parole non usuali. Però, subito dopo, devo ricordarle che nel mio articolo c’era una buona dose di provocazione. Il che forse potrebbe non essere così apprezzabile. Naturalmente con questo non voglio dire che sarei ’contro’ una Universale Giornata del Ricordo delle innumerevoli nefandezze che l’umanità si è causata da sola, tutt’altro. Nè penso che esistano vittime di serie A e vittime di serie B, anche se avrei molti dubbi ad equiparare i tedeschi caduti durante la guerra - anche i civili che avevano acclamato Hitler fino a pochi giorni prima - agli ebrei morti nei campi. Per questo temo che nella "universalità" della Memoria si possano perdere troppe sfumature storiche che è invece necessario fare e opportuno ricordare accanto alle vittime.

      Quanto ai cristiani assassinati non saprei come fare a contarli e a confrontare quei numeri con il numero dei non cristiani trucidati. Quello che temo è che lei identifichi i cristiani martiri i preti e le suore uccisi o tuttalpiù con il popolino che spesso è stato carne da macello negli scontri interreligiosi (che però sono stati spesso intercristiani in particolare tra cattolici e protestanti).
      "Cristiani" erano invece anche i potenti di quell’occidente che hanno rappresentato nei secoli la maggior potenza espansiva e sterminatrice della storia. Cristianissimi erano i re spagnoli che hanno colonizzato l’america centrale e meridionale provocando la morte di centinaia di migliaia di indios. Cristiani erano i regnanti portoghesi, francesi, inglesi e olandesi che hanno colonizzato il resto del mondo o quasi. Cristiani erano i crociati, i cacciatori di ebrei e i bruciatori di streghe. E "cristiano rinato" era quel Bush che ha provocato la più inutile e sanguinosa guerra dei tempi moderni. E si potrebbe continuare a lungo. Per essere una religione "dell’amore" temo che abbia dato pessime prove di sé. Non me ne voglia. Prima di essere uno dei tanti opinionisti, ho un’antica passione da storico che non sta mai zitta.
      Saluti

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.12) 30 gennaio 2014 09:11
      Fabio Della Pergola

      Mi scusi sig. Baiano, le ho storpiato il nome, è stato involontario.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.201) 30 gennaio 2014 01:17

    Si metta nei panni di un non ebreo contemporaneo, magari in quelli di un ragazzo, e si faccia questa semplice domanda: perché devo celebrare il ricordo della Shoah? La Shoah è lo sterminio degli ebrei (anche di altri, ma quelli rimangono in secondo piano) per mano dei nazisti, ma io non sono ebreo. 

    E se non sono ebreo, ma mi dicono che la cosa è importante e che riguarda anche me allora, forse, è perché pensano che sono colpevole anch’io dello Sterminio? Ma perché dovrei essere colpevole, solo perché non sono ebreo, o rom, o appartenente a qualsiasi altro gruppo tra quelli sterminati?

    Nessuno pensa che egli dovrebbe conoscere innanzi tutto l’ideologia che è all’origine dello Sterminio, i suoi presupposti, i suoi caratteri, per potersene difendere, per potersi distinguere da essa, per avere gli strumenti adeguati per riconoscerla quando si presenta nel mondo in cui vive.

    Da qui al rifiuto e alla ribellione contro chi ha voluto che la commemorazione della Shoah debba essere un dovere di tutti e che insinua il sospetto di antisemitismo (che implica la complicità morale con gli sterminatori) verso chi la ignora o, peggio, la contesta, il passo è breve.

    Eppure ricordare lo Sterminio nazista è importante. Nell’immaginario collettivo la scoperta dei campi di sterminio ha rappresentato l’apoteosi dell’orrore nazista dentro l’orrore della devastazione materiale e morale portata della guerra.

    E’ stato grazie a quest’orrore che la Comunità internazionale ha dato vita all’ONU; è stato per questo che le nazioni del mondo hanno sottoscritto trattati e dichiarazioni di principi dando corpo al Diritto Internazionale; per questo è stato concordato di limitatare la sovranità degli Stati, stabilendo il diritto di ingerenza umanitaria; è per questo, infine, che la Dichiarazione universale dei Diritti Umani è diventata fonte del diritto universale e apice della nostra civiltà.

    Il ricordo dello Sterminio nazista è tutt’altro della stanca, formale, ipocrita celebrazione di cui si sta parlando. E’ l’occasione per ricordare l’impegno solenne che mai più sarà permesso che degli esseri umani siano ridotti a scarti senza valore, da eliminare nel modo più efficiente, razionale, economico, possibile.

    Per questo il significato della Giornata della Memoria o è universale, riguarda l’intera Umanità, rappresenta il rinnovo di un impegno presente e futuro, o non ha senso.

    Peggio ancora: ridurre la giornata della memoria a celebrazione delle vittime, sventolando bandiere ed esibendo i segni del proprio particolare, con figli e nipoti che sono li a rappresentare il torto subito dalla loro parte, significa indebolire proprio la sua parte più viva, che è universale. Ma è proprio questo che non vuole chi strumentalizza lo sterminio per non testimoniare contro se stesso.

    Ogni secondo che passa un essere umano muore: per primi i deboli e gli indifesi. Muore per gli stenti, per malattie curabili, per violenza alla quale non può opporsi, per abbandono. E alcuni tra quelli che celebrano compunti la giornata della memoria ne sono responsabili o complici, o moralmente o direttamente. Per questo preferiscono che sia una commemorazione di vittime del passato e non di vittime del presente e del futuro.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.12) 30 gennaio 2014 09:53
      Fabio Della Pergola

      Lei pone questo problema “Si metta nei panni di un non ebreo contemporaneo, magari in quelli di un ragazzo...” e poi si risponde da solo “Eppure ricordare lo Sterminio nazista è importante...”.

      E’ evidente che a quel ragazzo che si ribella (ma non sempre accade) a una ricorrenza che non capisce, non è stato spiegato niente o gli è stato spiegato male. E questo rimanda alla qualità degli educatori (insegnanti, familiari eccetera) che possono essere bravi oppure dei negatori, dei sottovalutatori, dei banalizzatori.

      Il mio articolo vuole evidenziare appunto questo problema, riferendosi a quella particolare categoria di educatori che possono essere ad esempio i giornalisti.

      Se si vuole forzare il Giorno della Memoria in modo da farlo diventare la commemorazione Universale di ogni atrocità, quel ragazzo non avrà imparato niente dalla ricorrenza per il semplice motivo che l’Olocausto (termine che potrebbe comprendere la Shoah ebraica, il Porajmos dei rom e ogni altro sterminio senza alcuna distinzione fra le vittime) è stato un unicum nella storia. Che in quanto unicum ha necessità di una “sua” chiara visibilità. Cogliere l’occasione per affiancargli altre atrocità, da chiunque e per qualsiasi motivo commesse, non ha che un fine che è appunto quello di negare l’unicità dello sterminio nazista. In altre parole si potrebbero semplicemente usare i rimanenti 364 giorni dell’anno per le altre commemorazioni, ma se non è questo che si chiede, il motivo c’è, va interpretato e denunciato.

      Ma l’olocasuto è unico non perché siano “uniche” le sue vittime, ma perché “uniche” sono state l’ideologia e la metodologia di attuazione. Negarne l’unicità significa annacquarne il senso e il significato; pretendendo di parlare dei bambini palestinesi uccisi – proprio nel Giorno della Memoria - ha poi un chiarissimo intento polemico antiebraico (in questo caso spiccatamente antisemita perché è piuttosto evidente che gli ebrei morti nella Shoah non hanno avuto alcun ruolo nell’uccisione di quei bambini né nella formazione dello stato di Israele che si vuole affiancare ai nazisti secondo una insensata logica politica che non riesce a capire la differenza, essenziale per la comprensione dello sterminio nazista, tra conflitto territoriale e sterminio dei ‘diversi’).

      L’unicum dell’Olocausto ha indiscutibilmente valore universale, mi guardo bene dal negarlo, proprio perché la prima e probabilmente principale ferita è quella che il nazismo ha inferto all’idea stessa di umanità. Ma che ha avuto delle specifiche vittime e non altre. E chi non fa parte delle ‘categorie’ delle vittime ha il dovere di indagare sull’appartenenza storica e culturale della ‘sua’ parte (non di se stesso che individualmente non ha avuto alcuna colpa ovviamente) e, viceversa, della parte delle vittime stesse.

      Non di limitarsi a commemorare – ché questo dà adito a una sterile ritualità – ma di indagare per sapere. Se non si sa, non si può capire e se non si capisce non ha alcun senso ricordare perché non si è fatto niente per dotarsi degli strumenti culturali per opporsi a un eventuale riproporsi dello stessa temperie politico-culturale (magari con altri, ad esempio gli immigrati islamici, al posto delle vittime).

      Naturalmente non è scritto da nessuna parte che se uno non sa o non ricorda debba per forza diventare un nazista; questo lo sostiene Odifreddi in una delle sue demenziali affermazioni pseudoscientifiche (e ormai comincio ad avere molti dubbi sulla sua intelligenza)... ma può diventare una vittima oppure un inconsapevole complice.

      In conclusione o si smette di negare il senso della Giornata della Memoria oppure è meglio abolirla. Io la vedo così.

  • Di (---.---.---.79) 30 gennaio 2014 18:00

    Allora Le ricordo, Fabio, che i cristiani uccisi nel mondo, ogni anno, sono oltre 100.000 soltanto perchè hanno abbracciato tale fede. Le attuali persecuzioni sono sotto gli occhi di tutti, ma non i suoi evidentemente. Algeria, Libia e Nigeria. Somalia Sudan Afghanistan Arabia Saudita Bhutan Corea del Nord Cina India Indonesia Iran Iraq Maldive Pakistan Vietnam Turchia e tanta Europa (in maniera virtuale, ma altrettanto distruttiva). Ecco, questi gli attuali paesi, per difetto, dove l’intolleranza religiosa si scatena contro persone inermi ed incolpevoli trasformandosi a volte in vere e proprie carneficine. Che poi la storia del mondo sia sempre accompagnata da guerre,in un perenne abbraccio mortale, questo lo si deve solo alla sfrenata sete di potere dei governi, a prescindere dalla religione. Come già ricordato da precedenti commenti, le persecuzioni non hanno appartenenza sociale o religiosa. Il sangue versato ha lo stesso colore in ogni latitudine. Però il non voler vedere quello che tutti vedono ha l’odore dell’ideologia che a volte si riflette un pò troppo con lo spettro delle persecuzioni. Ciao Fabiolino.

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