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Nuova legge elettorale: la grande dimenticata

Di Persio Flacco (---.---.---.89) 17 dicembre 2018 23:48

Visto che per 70 anni, dalla proclamazione della Repubblica ad oggi, col proporzionale nessun partito ha mai raggiunto la maggioranza assoluta, la condizione che i grillini si erano autoimposti equivaleva alla rinuncia a giungere al governo e ad isolarsi in Parlamento. Altri 5 anni a non contare nulla e probabilmente il M5S si sarebbe disgregato. I dirigenti grillini devono averlo capito. Oppure hanno voluto darsi tempo per formare una classe dirigente in grado di gestire il lavoro parlamentare e il governo. In ogni caso stavolta non avevano scelta: la legge elettorale promulgata a colpi di maggioranza dal PD era calibrata da una parte per sbarrare il passo ai grillini nel caso avessero raggiunto la maggioranza relativa e dall’altra per aprire la strada all’inciucione PD-FI-Lega per formare un governo di "responsabilità". Per nostra fortuna PD e FI+Lega hanno perso male e il programma è saltato. Il M5S, senza crederci troppo e probabilmente incrociando le dita, hanno proposto una alleanza di governo al PD e, al suo rifiuto, si prospettavano solo tre possibilità: nuove elezioni, e probabilmente con lo stesso risultato; alleanza con la Lega; governo "tecnico" o del Presidente. Obiettivamente il terzo caso a me sembra il meno peggio. Quanto alla nuova legge elettorale, la prospettiva che assicuri il "bipolarismo" a me sembra deleteria. Il bipolarismo è una parodia della democrazia, serve a restringere il campo delle possibilità di scelta dell’elettorato limitandolo entro un recinto rassicurante per certi interessi. Ad esempio è assai probabile i due partiti sarebbero entrambi "europeisti" e che questo impedisca che allignino forze politiche che si prefiggano la riforma radicale della UE. Oppure, perché no? che presentino col programma di uscire dall’Unione Europea. Ma soprattutto, col campo di scelta ridotto a due partiti, di sicuro nessuno metterebbe in programma riforme in materia di finanza ed economia che si prefiggano modelli diversi da quello standard imperante. L’architettura costituzionale originaria prevede un Parlamento il più possibile rappresentativo, dunque eletto col sistema proporzionale, nel quale i rappresentanti liberi da vincoli di partito formano col lavoro politico le maggioranze possibili. In questo senso la Costituzione è ancora inattuata. Sarebbe "rivoluzionario" attuarla, finalmente, allontanando i partiti dalla gestione del potere e restituendolo ai cittadini e alle istituzioni.


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