Lei può pensarla come vuole sull’attuale maggioranza e sul governo che esprime, ma credo che non riuscirà a cavare nulla di utile dalle sue critiche, in parte anche meritate, se non pone a confronto in via prioritaria l’attuale governo con quelli che li hanno preceduti diciamo, solo per convenzione, negli ultimi 20 anni. Il mio giudizio è che l’Italia era stata messa su un binario morto al termine del quale rischiava di schiantarsi. Non sto ad elencare i motivi che mi inducono a pensarlo, mi limito ad osservare che la maggioranza degli italiani il 4 marzo ha espresso una opinione analoga.
Ovviamente non so dire se il nuovo governo riuscirà a metterla sul un binario giusto o, almeno, non altrettanto rovinoso di quello. L’impresa è titanica e le forze che, dall’interno e dall’esterno, si oppongono al cambiamento sono potenti, ma resto convinto che un tentativo andava fatto.
Aggiungo solo una osservazione sulla flat tax. Sicuramente è una soluzione criticabile, ed è una scommessa da far tremare le vene ai polsi, ma anche qui occorre tenere conto della situazione attuale per giudicarla. Dico solo che perfino i commercialisti sono scesi in piazza per protestare contro una normativa che, depositando strati su strati i diversi provvedimenti normativi, ha reso virtualmente impossibile non incappare in qualche inadempienza; tra imposte dirette e indirette, locali, nazionali, regionali, ha fatto salire la pressione fiscale su determinate categorie di contribuenti a livelli intollerabili; ha consentito lo stabilirsi di una quota di evasione ed elusione da terzo mondo che alimenta e sostiene una zona grigia di illegalità e sottrae una quota notevole di risorse la cui mancanza viene fatta compensare dai maggiori oneri per i contribuenti onesti.
Un disastro. La flat tax dovrebbe tagliare via una quota consistente della complessità che rende iniquo e inefficiente il sistema fiscale e rendere più difficile l’evasione, e questo andrebbe a vantaggio anche dei meno abbienti.