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Crisi economica/Le previsioni: il Dow Jones scenderà del 90%

Di Attilio Folliero (---.---.---.216) 27 aprile 2009 19:00

Egr. Signor Francesco Chinaglia (ed anonimo, che ovviamente non so se siete la stessa persona, ma alla fine importa poco) prima di tutto specifico che non ho la pretesa di definirmi "economista" perchè non lo sono ed il fatto di aver fatto qualche esame universitario e post universitario in materie economiche non mi da diritto ad utilizzare tale termine; ma farmi passare per un imbecille, per un totale ignorante della materia, come fa lei - come specifica anche l’intervento del signor Sergio (se ben ricordo, che ringrazio pubblicamente) – è semplicemente un tentavivo di screditarmi. 

Credo di capire abbastanza di economia. Anzi, lei col suo intervento vuole darci ad intendere di essere un luminare della materia, ma francamente trovo assurda la sua asserzione " ... che il rendimento di borsa deve seguire la crescita del pil, si tratta di fantasia pura" (parole testuali sue). Le imprese vivono su Marte? Vivono su un altro pianeta? E’ assolutamente ovvio che ci debba essere una correlazione tra il mondo delle imprese nel suo complesso (e quindi anche di quelle quotate in borsa) ed economia. Ovviamente non nel senso che se l’economia cresce di un tot % anche il mondo delle imprese deve crescere dello stesso tot % e viceversa! Non ho affermato questo! Però si ci deve essere ed esiste una correlazione dell’economia con il “sistema imprese” nella sua totalità, perchè individualmente ovviamente una impresa può avere uno sviluppo alquanto differente, tanto è vero che per le imprese quotate in borsa di fronte ad eccessi di rialzo o di perdite vi è la sospensione momentanea dalle quotazioni. Non ho affermato e non avrei mai potuto affermare una cosa del genere. Una correlazione deve esistere ed esiste, per la semplice ragione che le imprese non vivono su un altro piantea, ma contribuiscono a formare il PIL. Basta infatti analizzare proprio le serie storiche per rendersi conto di tale correlazione (e nel prossimo aggiornamento dell’articolo in questione riporterò tale aspetto). 

Analizzando i dati degli ultimi 114 anni, si trovano solo due periodi ben definiti in cui esistono profonde discrepanze tra PIL ed imprese quotate in borsa e sono appunto i periodi periodo della crisi del 1929 e della crisi odierna. Volente o nolente nei due periodi anteriori le crisi del 1929 e del 2008 le imprese quotate in borsa sono cresciute in una maniera spropositata. In particolare, analizando la crisi del 1929, si osserva la crescita spropositata tra il 1922 ed il 1929; successivamente (dal 1929 al 1932) c’è il crollo, fino al 90% circa. Questa non è una mia affermazione, una mia teoria ma è la realtà dei dati! 

Ovviamente questa semplice osservazione non è sufficiente – giustamente – a dire che anche sta volta ci sarà un crollo del genere. Infatti, non ho asserito - come vuole far credere lei, che faccio delle previsioni sui trend – che nel 1929 è andata così quindi anche adesso deve andare così.

A mio modo di vedere, dato che deve esserci (ed esiste) una correlazione (non uguaglianza assoluta) tra crescita del PIl e crescita delle borse, nel momento in cui si crea (per vari motivi) questa enorme discrepanza tra crescita del PIL e crescita delle borse, necesariamente le borse si sgonfiano. Nel 1929 il DJ si ridusse del 90% rispetto al suo massimo anteriore la crisi. E’ un dato certo e incontestabile. Il Dow Jones tra il 1898 ed il 1929 era cresciuto di oltre il 700%, il PIL del 400%. Lo stesso è avvenuto nella crisi attuale: tra il 1979 ed il 2007, il DJ cresce del 1.400%, il PIL del 400%; la situazione attuale è anche peggiore di quella del 1929.

Nella crisi odierna sappiamo che al momento (al 6 marzo, quando il DJ ha raggiunto il minimo ha perso oltre il 53%, dato inconfutabile). E’ quello il minimo di questa crisi? Io dico di no, per il fatto che le borse, anteriormente alla crisi si erano sopravvalutate così tanto, che la caduta avutasi fino ad oggi non è sufficiente a permettere alle imprese di tornare a fare profitto (questo il succo della questione, per il quale sto preparando un altro articolo). Nel sistema capitalistico l’unica cosa che veramente conta è il profitto; le imprese enormemente sopravvalutate non possono fare porofitto se non si liberano opportunamente di tutto il capitale in ecceso. Se lei non è daccordo non faccio certo come fa lei che scredita la gente e dice “sto tipo” non capisce niente di economia. Certo è solo la storia, il tempo (dopotutto un breve lasso di tempo, perchè la crisi al massimo nel 2011, od anche prima nel 2010, toccherà il fondo e quindi si vedrà chi ha avuto ragione. 

In quanto al grafico riportato (che probabilmente l’ha tratta in inganno) non ho detto che la crisi odierna andrà come quella del 1929. Come detto in precedenza il DJ essendosi sopravvalutato troppo rispetto alla crescita del PIL, deve svalutarsi. A questo punto ho cercato di capire di quanto deve svalutarsi. Il DJ se fosse cresciuto in sincronia con il PIL, avrebbe avuto una crescita media annua del 2/5%. Cio’ non significa che la crescita del DJ deve essere esattamente uguale al PIL, ma certo non può discostarsi del 100% o peggio del 400%! Se avesse avuto una crescita pari al PIL dal 1979 ad oggi, il DJ avrebbe avuto una quotazione compresa tra 1.500 e 3.000. Conclusione: il DJ per arrivare a quotare 1500 deve scendere del 90% rispetto al suo massimo raggiunto prima della crisi (che per coincidenza è lo stesso valore del 1929). 

Le due crisi si assomigliano, dato che partono da uno stesso presupposto di crescita spopositata delle borse. Come immagino lei ben sa, per esempio, prima della crisi del 1929 alcuni dirigenti per far rivalutare le azioni delle loro imprese, effettuavano enormi acquisti in borsa delle proprie azioni, creando l’illusione della crescita e convincendo gli ignari sprovveduti ad acquistare i loro titoli, determinando una sopravvalutazione artificiale. E’ suceso anche questo! 

Oggi è avvenuto praticamente lo stesso, in virtù dei bassisimi tassi di interesse, il capitale si è riversato verso la borsa, facendola crecere a dismisura. O nega anche la correlazione - inversa - tra tassi di intresse e borsa? Fino ad ora le due crisi soino andate nella stessa direzione, la crisi attuale nel prosiego potrebbe andare nella stessa direzione e sembra andare nella stessa direzione. Per vedere se va nella stessa direzione – come credo – si stanno aggiornando i dati periodicamente. 

Come non sto scoprendo la caduta delle borse (alcune ben oltre il 70% ed 80%, oltre il 90% quella islandese; l’andamento delle borse aggiornato al 24/04/2009, in Agoravox è reperibile a questo indirizzo: http://www.agoravox.it/Aggiornamento-delle-principali.html), così non mi attribuisco – come vorrebbe far credere lei - la scoperta della volatilità! Era semplicemente per rispondere a coloro che molto superficialmente parlano di spiraglio, di fine della crisi, ogni volta che c’è una crescita giornaliera o varie sedute consecutive positive. Lo stesso Tremonti in questi giorni, sta parlando di spiragli, ma penso lo dica per il ruolo istituzionale che ricopre. 

Mi rivolge sta accusa di ovvietà, quando dovrebbe prendersela con coloro che non vedono questa ovvietà! 

In quanto al PIL un’altra accusa inconsistente … vada a leggersi bene l’articolo e confronti il PIL riportato nelle tabelle n 1 e n 2 (a questo indirizzo: http://www.lapatriagrande.net/crisis_crack_prediction_2008_31_03_08.htm) con quello riportato dal BEA (a questo indirizzo: http://www.bea.gov/national/nipaweb/TableView.asp?SelectedTable=5&ViewSeries=NO&Java=no&Request3Place=N&3Place=N&FromView=YES&Freq=Year&FirstYear=2006&LastYear=2008&3Place=N&AllYearsChk=YES&Update=Update&JavaBox=no#Mid). Questa sua affermazione falsa, semplicemente avvalora la tesi del signor Sergio secondo la quale lei non sta facendo altro che tentare di screditare! 

In ogni caso si contraddice anche quando afferma che parlo di “ovvietà” che altri siti hanno già riportato. La ringrazio per avermi fatto conocere il sito che cita (http://www.calculatedriskblog.com/), un sito ricco di dati, dove ho scoperto l’articolo sulle previsioni della disoccupazione in USA ad oltre il 10%, il dato piu’ alto in 60 anni. Veramente inquietante. Insomma, mi accusa da un lato di dire cose campate in aria, in altra parte mi accusa di dire cose ovvie, già riportate da altri siti. Debbo dedurre che anche questo sito che cita sta dicendo cose campate in aria. 

Fortunatamente non tutti sono come lei, che oltre a dire inesattezze e cercare solamente di screditare, utilizzando un linguaggio che tra persone civili, in un dibattito serio, non dovrebbe essere utilizzato (“sto tipo”, o le frasi per dare ad intendere che non capisco niente di economia, statistica, matematica …).

Approfitto per ringraziare coloro che mi hanno scritto, per elogiare l’articolo; in particolare ringrazio un importante dirigente, l’amministratore delegato di una importante azienda quotata alla borsa di Milano che mi ha inviato una bellísima lettera che meriterebbe di essere pubblicata, dove tra l’altro descrive lo scontro avuto coi suoi “datori di lavoro” (il termine è suo per indicare i detentori del pacchetto azionario di maggiornaza che lo avevano nominato AD), quando metteva in evidenza che l’impresa si stava sopravvalutando troppo e lui avvertiva che prima o poi sarebbe crollata, così come l’intera borsa. Di fronte alla mia richiesta di voler pubblicare tale lettera, mi ha chiesto – per ragioni che rispetto - di non pubblicarla adesso, ma dopo che avrà lasciato l’incarico che ricopre.


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