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Coelho critica Joyce: quando la letteratura "spicciola" si fa arrogante

Di (---.---.---.145) 4 marzo 2013 00:41

Ho un libro di massime di Coelho. Alcune mi piacciono, altre no e in entrambi i casi l’impressione è che la purezza delle parole dell’autore non combaci con i limiti, piuttosto evidenti, del Coelho essere umano, portatore di un certo snobismo, molta autoreferenzialità e persino punte di aggressività (non che l’ultima sia un male, nè nei profeti nè negli scrittori, ma se predichi l’amore per il prossimo non puoi andare dietro alla tua umana piccolezza.)

Farò, per spiegarmi meglio, due esempi:

1.Coelho è cattolico, Coelho pensa che ognuno di noi sia una stella e ci si debba aprire al proprio prossimo. Ma della sua ex moglie Coelho parla così:

"All’epoca in cui ero sposato con una donna di nome Cecilia decisi di abbandonare tutto ciò che non suscitava più il mio entusiasmo". Solo io trovo agghiacciante quell’ "una donna"? Amore puro, eh? Lasciando stare l’umorismo ad olorogeria di quel "tutto ciò che..." che potrebbe includere tranquillamente anche la suddetta Cecilia. Ah, i cattolici che divorziano.

2. Coelho sostiene che ci si debba cercare le proprie regole, fuori dal conformismo. Ma dice di non esagerare colle proibizioni>(parla ad esempio dei vegani) "se non appartieni ad una religione" che le prescribe, salvo poi dire che ciò che fai dev’essere responsabilità propria, non di una religione o di un partito. Insomma una religione è in grado di rovesciare lo stile di vita di un individuo in quanto tale, ma convinzioni personali rigide quanto i dogmi religiosi, se non hanno il marchio di riti tradizionali, sono esagerati? Beh, questo è conformismo, peraltro ritrattato quando si vorrebbe giungere alla logica conclusione, cioè incolpare le religioni per gli eccessi degli uomini, sulla base del ragionamento di prima.


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