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Grecia, e venne l’ora della deflazione

Di Sandro kensan (---.---.---.185) 6 febbraio 2012 13:29
Sandro kensan

Non ho molte nozioni di economia ma a me pare che rimanere nell’Euro sia una grande cosa. Il fatto che i greci siano vissuti sopra le loro possibilità comporta ovviamente che adesso gli stipendi debbano essere ridotti: questo mi sembra lapalissiano.

Se ho una attività e questa comincia ad andare male o non tanto bene è ovvio che debba ridurre il mio tenore di vita. Poi l’Autore la chiama deflazione, io la chiamo riduzione del proprio tenore di vita.

Per esempio ho sentito a Servizio Pubblico di Santoro che una pensionata (suppongo con pensione sociale, quelle al minimo) guadagnava 500 euro al mese e che il governo le ha ridotto la pensione di 50 euro (10%) e adesso prende 450 euro.

Immagino che la signora in questione non abbia versato i contributi o che li abbia versati in minima parte come succede in Italia. Deflazione o riduzione del tenore di vita perché si è vissuti sopra le proprie possibilità o perché l’azienda Grecia è in crisi, significa ben una riduzione del 10% degli stipendi e pensioni.

Poi capisco che con 450 euro sia difficile vivere e quindi va la mia solidarietà a questa signora. Ma non è corretto sputare sul governo che tiene in piedi la baracca Grecia chiedendo ai suoi cittadini un piccolo sacrificio.

L’alternativa qual è? L’alternativa è l’uscita dall’Euro e la svalutazione massiccia della nuova moneta: anche in questo caso la pensionata avrebbe una riduzione reale della sua pensione ma non del 10% come ha fatto il governo greco ma di molto di più. Quindi l’inveire contro il governo è autolesionista.


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