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Il declassamento dell’Italia e l’attendibilità delle società di rating

Di pv21 (---.---.---.33) 10 ottobre 2011 19:54

Dazi collaterali >

Già a fine 2009 per Berlusconi eravamo usciti dalla crisi “meglio di altri” e con la primavera del 2010 era ormai avviata la ripresa, “lenta, ma sicura”.
Nell’anno successivo sono invece arrivate una serie di manovre fatte di tasse e tagli per 145 miliardi.
Oggi, con un Debito cresciuto di 300 miliardi in soli 3 anni e con una crescita del Pil tendente allo zero, è “vanto” del governo l’aver tenuto i conti in ordine.

Cosa sarebbe cambiato se a fine 2009 fosse stata finanziata una manovra, anche di soli 10 miliardi, a sostegno di imprese e famiglie?
L’esborso non avrebbe “alterato” lo stato dei conti pubblici.
Poteva accompagnarsi, come da più parti auspicato, a poche basilari riforme volte a snellire la macchina burocratica ed a favorire la competitività.
All’epoca un siffatto “contenuto” investimento avrebbe rinvigorito il tessuto socio-economico e dato un reale impulso alla crescita.

Se è superfluo dissertare sui benefici effetti di tale mancata decisione, un dato è però certo. In un contesto andatosi man mano deteriorando, il costo di una “sferzata” di pari portata sarebbe oggi più che doppio.
Governare l’economia non è ’performance’ da teatrino di Pantomima e Rimpiattino


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