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L’informazione e la crisi del debito pubblico come opportunità

Di Alessandro Tucci (---.---.---.3) 7 settembre 2011 13:55

Salve Ing. Aiello,
condivido il taglio generale dell’articolo, cioè il fatto che la crisi è l’occasione per ripensare il funzionamento di molti meccanismi. Mi piace anche l’analisi sul ruolo dell’informazione che, da come vedo, non viene intesa nel senso ristretto di "insieme di notizie", ma in quello ampio di "conoscenza e coscienza di una situazione".

C’è solo un passo che, secondo me, è troppo assolutorio nei confronti del cittadino in generale.

> Ovviamente le forze che si oppongono ad una informazione adeguata sono le tante,
> infinite lobby ed i tanti, infiniti potentati, i quali si avvalgono per i propri fini
> del controllo e, persino, della manipolazione dell’informazione.

Ovviamente, ciò che lei afferma in questa frase è vero: purtroppo, però, è solo una parte del problema. La cittadinanza, purtroppo, è costituita da parecchie teste dure, che spesso non hanno i mezzi culturali, oppure la prontezza/brillantezza mentale, o peggio ancora la voglia, di districarsi in problemi di complessità anche moderata, e di documentarsi adeguatamente al riguardo. Il risultato, spesso, è l’assunzione di un atteggiamento vittimistico, corredato da commenti come: "Mamma mia, non ci si capisce niente", oppure "E’ tutta una fregatura", oppure "No no, io di ’sta roba non ci capisco niente, lascio fare a chi ci capisce" e generalizzazioni simili. E, se ci fa caso, qua parlo solo di coloro che, almeno, hanno l’umiltà di ammettere la loro ignoranza sul tema.

C’è anche di peggio, infatti: ci sono quelli che ne sanno poco, che si sono documentati superficialmente o parlano per sentito dire, e che intervengono garibaldinamente e con estrema faciloneria su questioni complesse, magari facendo ragionamenti presuntuosi, per analogia con altri campi o slegati da qualsiasi prassi reale, che però non stanno né in cielo né in terra.

Il principio "Ignorantia legis non excusat" ci costringe, secondo me giustamente, ad affrontare la realtà in modo attivo. Nasciamo tutti ignoranti, su parecchie questioni. Alla fine, però, chi soffre di pigrizia mentale rimane ignorante e si rifugia in un vittimismo piagnucoloso. Chi è superficiale e facilone comincia ad accampare tesi e a sparare sentenze a vuoto, magari sentendosi pure vittima di ingiustizie se coloro che conoscono veramente l’argomento hanno la meglio su di lui. I pochi che, invece, sono attivi, svegli e brillanti, in poco tempo e dopo qualche errore, diventano padroni della situazione, e cominciano a considerare le lamentele di coloro che appartengono ai due gruppi precedenti come il piagnisteo di quelli che non sono abbastanza intelligenti da cavarsela.

Dalla mia esperienza personale, ho capito che le informazioni, anche quelle su temi più complessi, alla fine sono accessibili: in alcuni casi è più faticoso trovarle e discernerle dal "rumore di fondo", ma si trovano. Per questo, dal mio punto di vista, sono più portato ad incolpare la pigrizia o la scarsa brillantezza del singolo cittadino disinformato, più che il tentativo dei potentati di nascondere la verità.


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