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La complicità (che non c’è) tra Siria e Iran

Di pv21 (---.---.---.227) 4 maggio 2011 12:56

Mission no mission >

Secondo la mozione della maggioranza le “azioni mirate” da svolgere in Libia devono essere “esclusivamente a difesa” di nostri velivoli o della popolazione civile da “azioni ostili, reali, concrete e attuali”. Devono inoltre essere attuate “in condizioni di assoluta sicurezza” per gli stessi civili e per i nostri operatori.
Un qualsiasi Comando militare dichiarerebbe “irrealistico e inattuabile” un mandato vincolato alla totale osservanza e garanzia di siffatti prerequisiti operativi. E’ impossibile escludere, a priori, la presenza di civili in aree presidiate da mezzi e postazioni militari. E’ altresì assodato che sia i civili, sia i militari possono diventare vittime accidentali di “fuoco amico”.

La stessa mozione impegna il nostro governo “a confermare gli impegni internazionali dell’Italia” e nello stesso tempo sia ad attuare “una graduale e concordata riduzione” dei nostri impegni, sia a “fissare un termine temporale certo” entro cui concludere le “azioni mirate” in corso. Tutto questo “in accordo” con le Organizzazioni Internazionali e con gli Alleati.
Singolare è il fatto che non viene mai citata esplicitamente la Nato e che non si fa cenno alle “motivazioni” da addurre, in sede Nato, a spiegazione e sostegno di tale repentina “inversione” di marcia.

Le missioni militari non sono il tema per un “gioco delle parti” da teatrino di Pantomima e Rimpiattino


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