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Lettera aperta a Renata Polverini sull’imminente chiusura di 17 cliniche del gruppo Tosinvest

Di Giuseppe Fusco (---.---.---.82) 19 aprile 2011 18:44

Carissima Dottoressa Emilia Urso Anfuso,
sono sinceramente contento dell’esperienza positiva che ha avuto in una delle strutture del gruppo Tosinvest, come figlia di una ricoverata.
Purtroppo non è stata la mia esperienza, e lo stesso per molti altri che ho avuto modo di conoscere.
L’anno scorso, nel suo ultimo periodo di vita, mio padre è passato anche per il San Raffaele di Cassino (proprio gruppo Tosinvest) e ho avuto modo di conoscere la struttura marmorea di quella clinica. Ben poco ho visto della professionalità dei medici, degli infermieri e dei portantini che vi lavorano. Piuttosto la loro indifferenza, saccenteria e arroganza.
In quella struttura mio padre non solo non è stato trattato come una persona, ma neanche come un numero, magari sarebbe arrivato il suo turno per essere assistito con dignità. Invece è stato trascurato, quando non maltrattato, proprio in quella clinica.
Mio padre aveva bisogno di assistenza continua e a noi familiari non è stato permesso di restargli accanto se non nel tempo per loro (burocraticamente) accettabile, solo orario visite (un’ora a pranzo e due la sera - e non siamo neanche di Cassino) con l’assicurazione che loro avrebbero provveduto a tutto. Abbiamo scoperto che non riceveva neanche un goccio d’acqua. Ed era estate. Immagini il resto!
Quando arrivavamo lo trovavamo per lo più triste e più di una volta è capitato di vederlo piangente per le umiliazioni subite. Non si può descrivere come faccia male vedere un genitore in quelle condizioni.
Mio padre è caduto in depressione proprio in quella maestosa struttura.
Inutile è stato arrabbiarsi con chi lo aveva in cura.
Ho firmato per farlo uscire e appena fuori ho visto in lui un segno, seppur labile, di ritrovata serenità.

Giuseppe Fusco


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