• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

Led Zeppelin tour e reunion senza Plant? Ma anche no?

Di Ale (---.---.---.72) 7 dicembre 2008 16:32

Salve a tutti...
Sono un fan di lunghissima data dei Led Zeppelin, la mia prima vera, grande passione musicale, fin dall’adolescenza...Di loro ho ascoltato e visto tutto, ne ho seguito l’evoluzione live attraverso gli anni (posseggo una collezione di bootlegs delle loro esperienze concertistiche che ammonta a quasi 30 dischi, oltre, ovvio, alla discografia ufficiale), ho visto Plant cantare un po’ ovunque...l’ho seguito fino in Svizzera dalla mia nativa Pistoia e lì ho avuto persino il grande piacere di conoscerlo personalmente...
Detto questo, e premesso che un concerto di reunion CON Plant lo sarei andato a vedere OVUNQUE in Europa, SENZA Plant nemmeno sotto casa mia, sono qui a scrivere questo post più per la sorpresa di vedere che tra i vecchi fans del Dirigibile c’è un rispetto un po’ scarsuccio per l’elevatissima qualità artistica conseguita da Plant negli ultimi anni della sua carriera solistica. Potrei condividere i vostri punti di vista se mi dicessi che il Plant di "Tall Cool One" o di "In the Mood" (tanto per citarne giusto un paio...) non era propriamente esaltante: la sua produzione di quegli anni (ammettiamolo, un po’ di colpa va data ai maledetti Anni ’80) non ha certamente lasciato il segno quanto ad originalità ed ispirazione.
Ma il Plant degli ultimi 6-7 anni, con i Priory of Brion (parzialmente), con i grandiosi Stange Sensation ("Dreamland" e "Mighty Rearranger" sono secondo me e, grazie a Dio, anche secondo l’opinione di tanta critica, due tra i migliori album del decennio) e poi in duetto con Alison Krauss, ha dimostrato di aver trovato una sua dimensione artistica, in un percorso di estrema coerenza che si configura come una sorta di viaggio sulle terre di confine tra il rock, tradizione musicale anglosassone (non solo inglese, anche gallese), Marocco e Mali prima, Delta del Mississippi e Nashville poi.
Per voi che criticate la collaborazione con Krauss: oltre al superbo "Raising Sand" (ascoltatevelo con un po’ più di apertura mentale, dimenticando che quel signore sessantenne che sta sulla copertina insieme ad una bellissima bionda fu il leader dei Led Zeppelin), ascoltatevi qualche registrazione live del loro recente tour mondiale (potrei consigliarvi, per qualità, la data di Wembley dello scorso maggio) e capirete perché Plant non ha più alcun interesse, Dio lo benedica, nel farsi un inutile e faticoso giro del mondo a nome Led Zeppelin, "promuovendo" canzoni di più di 30 anni fa.
Lasciamo ai posteri lo splendido ricordo di quella serata londinese del dicembre scorso, una serata che ha avuto il suo perché, un momento nel quale i 3 vecchi leoni hanno potuto gridare al mondo, se mai ce ne fosse stato bisogno, che sono stati loro i più grandi...
Nel lungo termine il Page di oggi, pur avendo ritrovato il grande carisma di un tempo (oltre alla confidenza con la sua Les Paul, che aveva perso da tanti tanti anni), sarebbe un freno all’inventiva, alla dinamicità e alla "curiosità" artistica di un Plant fresco come mai prima di ora...Quanto a John Paul Jones, tutti sappiamo delle sue immense doti di musicista e polistrumentista di qualità stellare...ma quanto alla direzione artistica che i nuovi Led Zeppelin dovrebbero e potrebbero avere, siamo sicuri che con il vecchio bassista al timone non si riprenderebbe un discorso interrotto 29 anni fa nel bel mezzo di una parabola discendente che avrebbe inevitabilmente condotto verso un triste quanto inesorabile tramonto?
Per me, di questi tempi, le belle notizie in definitiva sono 2:
1. La reunion dei Led Zeppelin NON si farà, o almeno l’immenso nome non verrà scomodato;
2. Plant a gennaio tornerà in studio con Alison Krauss e T-Bone Burnett.
A tutti voi sento di dover umilmente consigliare di badare con un po’ meno superficialità soprattutto alla seconda.
A presto, Alessandro


Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox