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sQuotiamole. sQuotiamoci.

Carissimi amici,
nel momento in cui vi sto scrivendo soffia un lieve venticello, sento i miei vicini di casa parlare nei loro piccoli giardini, prendere fresco e godersi la vita nella sua pienezza. Nella sua calma. Ho molte cose da dirvi in questa lettera e spero non vi annoierò, vi auguro ad ogni modo di arrivare indenni alla fine, magari con un parere da lasciare su questo muro di casa, che è ormai anche casa vostra. Qui si può scrivere sui muri, certo. Magari sperando che un archeologo ritrovi i nostri graffiti tra un millennio. E non solo. Si può anche calpestare il verde per godere dell’erba sotto i piedi.

Ma al di là di questo abbiamo imparato in questi giorni e settimane, a credere l’un l’altro, a credere che un mondo diverso sia possibile, un mondo dove non ci sia discriminazione, di razza o sesso. Molte le opinini e le idee, le più disparate.
Nel mio ultimo intervento vi annunciavo la partecipazione della onorevole Anna Paola Concia, e lanciavo un sassolino, una sfida: perchè non lottare per avere delle quote di rappresentanza in politica come nelle cariche dirigenziali-amministrative del 50%.
Una donna ogni uomo e viceversa.

Pia di Good Valley applaude all’idea, e propone un brindisi:
Penso che toccare il fondo etico-socio-politico come sta accadendo sia un’occasione per darsi un "colpo di reni" e rimettersi in rotta per risalire, riemergere e quindi fare qualcosa.
Sono d’accordo con la tua proposta, non per eccesso di femminismo, ma per una questione di applicazione della parità.

Michele, carissimo amico e abile dissertatore di appunti, dice la sua rispolverando alcune considerazioni e la teoria personale del "paritarismo":
La soluzione non e’, secondo me, il “femminismo”, ma la soluzione e’ il “paritarismo” cioe’ il credere che gli uomini e le donne debbano avere pari opportunita’.
bisognerebbe istituire “quote rosa” e “quote azzurre” del 33,3% (ovvero di 1/3) in tutti i lavori, eccetto quelli poco gratificanti e tipicamente maschili (come il muratore) o femminili (i lavori di cura)
Lo stesso Michele ci dice di come abbia ricevuto critiche proprio per quel suo "tipicamente" e ne riporta la riflessione.


Sr solleva il calice e con aria introspettiva sospira (sto esagerando? ;) e dice:
Per me non dovrebbero esistere nemmeno queste discussioni. Dovrebbe essere la normalità che le donne abbiano accesso alla rappresentenza.
O mi sbaglio?
Non sbagli, carissimo, il problema è che il mondo non gira come vorremmo. Diciamo che ha un asse un po’ troppo inclinato e che noi, forse, possiamo spostarlo un pochetto.

Donatella
sembra un po’ sovrappensiero, ma in realtà sta solo per lanciare il suo abituale sassolino e contribuire:
Io personalmente non sono molto convinta delle quote rosa, 30 o 50 % che siano..ma se a queste venissero affiancati dei criteri puramente meritocratici allora forse potrebbero essere utilizzate, almeno per brevi periodi. Inserire il concetto di merito nella politica potrebbe essere un valido strumento per svecchiare lo zoccolo duro dei partiti e nello stesso tempo agevolare l’inserimento delle donne ? Beh, ho lanciato un sasso..


E’ un sasso, carissima Donatella, che è difficile da lanciare. Qual è il criterio meritocratico? Come si riesce ad usare la meritocrazia in Italia? Perchè con una vera meritocrazia, che non lascia spazio alla corruzione e ai giochi massonici degli inciuci, avremmo risolto il problema...
Però, se hai qualche idea, spiegala meglio, noi restiamo in ascolto...

Lascio la tavola, per andare in giro a raccogliere alcune opinioni e dati di fatto.
E’ un dato di fatto, ad esempio, che le donne siano più presenti nel nord Europa, e che questo sia avanti a noi di un secolo. Pensate che la Danimarca ha una rappresentanza femminile nelle amministrazioni e nel parlamento maggiore della nostra senza aver introdotto quote rosa. Nella Scandinavia il discorso è simile: esistono quote rosa ma esclusivamente all’interno degli statuti dei partiti (non di tutti), con un risultato ovviamente "più paritario" del nostro.

Emma Bonino nel 2005 diceva che le quote rosa sono ridicole, uno strumento da Afghanistan, da situazione di emergenza. L’esperienza degli stessi radicali, che nel 1976 candidarono come capolista esclusivamente donne, racconta che "fu difficilissimo non dover ricorrere a certe signorine che non avevano requisiti politici, o di intelligenza, difetti che si riscontrano naturalmente anche tra le donne, oltre che tra gli uomini".
Le quote, quasi sopportabili all’interno dei partiti, ma non all’interno della costituzione, non risolvono nulla, perchè non cambiano il fatto che a scegliere le "elette" siano maschi capipartito, o dirigenti d’area, uomini insomma. O almeno così dice lei.

Fatto sta che uno studio di appena due mesi fa condotto da Cittalia Fondazione Anci ricerche, ha messo in chiara luce le sensazioni diffuse delle donne:
"Si sentono svantaggiate, escluse dalla politica e dalle opportunità professionali e sociali riservate agli uomini, e per questo invocano le quote rosa."
Vi consiglio di seguire il link e leggervi i dati, molto interessanti, di cui vi riporto esclusivamente questi:
"Tutti gli intervistati sono comunque concordi nel ritenere che il basso numero delle elette in Italia sia principalmente dovuto alle resistenze degli uomini e ai meccanismi di cooptazione, che limitano la presenza femminile nelle liste elettorali. Le donne sono critiche anche sull’attività del proprio comune nella promozione delle pari opportunità: per il 77% del campione le iniziative avviate sono state poco o per niente efficaci nel favorire le pari opportunità e la conciliazione dei tempi casa-lavoro. Anche il giudizio delle donne sui servizi comunali offerti è insufficiente: per il 58% i servizi offerti non raggiungono la sufficienza, mentre solo l’8% li ritiene eccellenti."




Concludo informandovi che la mia idea del 50% e 50% non è una novità: sono venuto a conoscenza che la Udi (Unione Donne in Italia) da ben tre anni sbandiera i due numeri come unica soluzione per la parità totale. Se navigate all’interno del loro sito troverete molte buone idee e ragioni per condividere il loro punto di vista.

Io approvo e non critico, mi associo ma volo più basso, tenendo saldi nella mano i due numeri, pensando a una canzone di Gaber.

"Secondo me la donna e l’uomo sono destinati a rimanere assolutamente differenti. E contrariamente a molti io credo che sia necessario mantenerle se non addirittura esaltarle queste differenze. Perchè è proprio da questo scontro-incontro tra un uomo e una donna che si muove l’universo intero. All’universo non gliene importa niente dei popoli, delle nazioni. L’universo sa soltanto che senza due corpi differenti e due pensieri differenti non c’è futuro".

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