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 Home page > Attualità > Società > La povertà del Sud Italia

La povertà del Sud Italia

“Gli è indubitato che ci è ancora della feccia nel nostro popolo, e ce ne sarà ancora per qualche tempo. Ma è forse possibile una compiuta improvvisa riforma de’ suoi costumi?
Noi accogliamo la speranza, per non dire la certezza, che tra dieci anni il nostro popolo non sarà secondo ad altri in Europa. Voglia Dio benedire all’opera della nostra rigenerazione, iniziata dal più Grande Italiano vivente GIUSEPPE GARIBALDI! Voglia Dio benedire gli sforzi degli uomini che han rette intenzioni e buon volere! Possano le aure incantate del nostro cielo non essere più contaminate da straniere favelle! Possano i nostri ubertosi campi non essere più calpestati da orde inimiche del sangue italiano! Possa presto Napoli festeggiare il dì in cui per tutta Italia risuoni il grido della compiuta nostra unificazione, proclamata in ROMA CAPITALE. Allora, dopo il Pater noster, noi insegneremo a’ nostri figliuoli questa altra prece che eglino dovranno recitare ad ogni alba e ad ogni sera:

Da’ Tedeschi ed Imperiali, 
Da’ Francesi e Cardinali
Libera nos, Domine!”
“I vermi” Francesco Mastriani (1819 – 1891).

Sono passati molti anni da quando lo scrittore partenopeo scrisse questo fantastico libro ormai dimenticato e aveva la speranza che Napoli si sarebbe illuminata di una luce nuova, ma si sbagliava, “la nostra Napoli” è andata lentamente verso il declino irreversibile …

La speranza in un nuovo rinascimento si fa lentamente più lontana, in un anno dal Sud al Nord sono emigrati in 120 mila, quali sono le cause di questa rovina? Di questa miseria? Perché le classi dirigenti non mettono in atto una legislazione efficace, che faccia ritrovare un benessere tanto desiderato e ricercato? Ciò che rattrista maggiormente è vedere come il resto d’Europa applichi misure protettive verso le loro popolazioni mentre noi ci facciamo proteggere” dalla Grande associazione a delinquere! Siamo diventati veramente l’"Africa d’Europa" come ci ha definiti Giampaolo Visetti in un suo articolo sulla Repubblica?

Noi ci definiamo un paese solidale, ma che cos’è la solidarietà, se ai clandestini che facciamo entrare nel nostro paese non possiamo garantire nulla all’infuori del lavoro Nero che altro non fa che togliere lavoro alle nostra gente. Si dice che gli Italiani non amino i lavori umili, bene questi lavori umili ormai destinati ai lavoratori clandestini non permettono ad un italiano di mangiare, tra tasse e figli da sfamare non arrivano ai primi quindici giorni del mese; i clandestini le tasse non le devono pagare quindi la mano d’opera sottopagata aumenta e di conseguenza anche la massa di povertà italiana.

Giampaolo Visetti: “i poveri del Sud, in crescita vertiginosa, in Italia non sono più un argomento pubblico e nessuno si muove davanti allo scoppio della loro disperazione”. Invece di piangere guardando i lavori duri degl’extracomunitari perché non commuoversi buttando l’occhio in qualche finestra di una casa di Caserta oppure di Scampia oppure di Brusciano oppure di Barra oppure di Secondigliano e via cosi. Beh quella non ci commuove..



Tutta quella povertà è Delizia e Nuova Armata della camorra .

Se non si riduce la povertà neanche il Grande Male d’Italia potrà mai guarire…. “Almeno quello però gli dà da mangiare”.

Concludo citando un passo dalle LETTERE MERIDIONALI dello Storico e politico italiano Pasquale Villari(1826-1917):

“L’Italia è unita, è libera, è indipendente; conquiste non ne vogliamo, né possiamo farne; una guerra di difesa è impossibile, perché nessuno ci assale. Che cosa dunque vogliamo? Bisogna rivolgere tutta l’attenzione all’interno, ciò è ben chiaro; ma la vita di una nazione non può restringersi tutta ai soli computi del pareggio. Noi potremmo essere uniti, liberi, indipendenti, colle finanze in equilibrio, e pure formare una nazione senza significato nel mondo. Occorre che un nuovo spirito ci animi, che un nuovo ideale baleni dinanzi a noi. E questo ideale è la giustizia sociale, che dobbiamo compiere prima che ci sia domandata. È necessario ridestare in noi quella vita morale, senza cui una nazione non ha scopo, non esiste. Ed è necessario al nostro bene materiale e morale. Senza liberare gli oppressi, non aumenterà fra noi il lavoro, non crescerà la produzione, non avremo la forza e la ricchezza necessarie ad una grande nazione. L’uomo che vive in mezzo agli schiavi, accanto agli oppressi e corrotti, senza resistere, senza reagire, senza combattere, è un uomo immorale che ogni giorno decade. La camorra, la mafia ed il brigantaggio diventano inevitabili.”.

Commenti all'articolo

  • Di eptor10 (---.---.---.134) 3 aprile 2009 19:48
    Ettore Scamarcia

    Sono stanco ed arrabbiato. Voglio Napoli capitale culturale, non capitale di monnezza e droga. Voglio che la mia gente rimanga e non sia costretta più ad emigrare. Voglio i nostri politici fuori dal Comune e dalla Regione, non al Parlamento. Voglio una Napoli che si ribella, che reagisce ai torti e ai soprusi, non che vive di camorra.
    Napoli è il polso del Paese e nessuno lo ha capito. Risolvere i problemi qui vuol dire risolvere i problemi dell’Italia.

    Il Mastriani andrebbe riproposto. I Vermi sono un capolavoro letterario, altro che le patacche di Bruno Vespa

    • Di sara (---.---.---.169) 3 aprile 2009 20:19

      sono contenta che c’è qualcuno a cui il nome di Mastriani non suoni nuovo .Vorrei tanto che si riuscisse ad aver quache mezzo per creare quel nuovo spirito di cui parlò villari e mi rendo conto ,che contro le armi della violenza possiamo usare solo la parola ...la parola è quella che serve, una parola che dia speranza che dia coraggio che racconti la verità e che animi il nostro popolo verso un futuro diverso, dove vi sia la voglia e la forza di vivere e non quella di sopravvivere... e che quella parola divenga la base di una rivolta costruttiva .Spero tanto che quel giorno arrivi presto

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