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Decadenza e agonia della democrazia

Dacci oggi la nostra polemica quotidiana, sembra invocare il mondo politico che è sempre più lontano da strategie e programmi e ben volentieri si butta su episodi marginali o personali pur di non parlare delle cose serie che riguardano la nostra vita, la salute nostra e dell’ambiente, le prospettive della economia.

Ogni tanto riciccia Bossi con le minacce di secessione della Padania, ecco Casini che ripropone il “grande centro” (con Fini, Rutelli e Montezemolo), e la “sinistra sparita” è avvitata in una eterna fase precongressuale in cui non sono ancora venuti fuori i programmi dei 3 candidati che ci consentano di capire quali sono le reali differenze di strategia fra di loro.

Persino la Chiesa, il PV (partito Vaticano), è spaccata, almeno in tre. Vi è una frazione che fa capo all’Osservatore Romano, in mano alla Curia, che ha criticato il direttore dell’Avvenire Boffo per aver parlato male di Berlusconi (da cui intende ottenere impegni sul testamento biologico e soldi alle scuole cattoliche), vi è una frazione che dà ragione all’Avvenire ed è costituita dalla CEI (i vescovi italiani) e ritiene che l’amorale B. sia un problema, vi è una parte, legata al culto di S. Antonio con alle spalle una rivista (il Messaggero di S. Antonio) che diffonde 600.000 copie,che tace e fa capire che di ben altro si dovrebbe occupare la Chiesa.

In questa fase il “pastore tedesco” Ratzinger sembra contare poco e si è limitato ad auspicare una pacificazione tra le “correnti” interne alla Chiesa, facendo forse un autogol.


E’ tragicamente evidente che istituzioni che dovrebbero rappresentare un chiaro punto di rifornimento per il cittadino, nel caso della Chiesa, un severo e unanime giudizio di immoralità su B. al posto di tatticismi politici e diplomatici, nel caso dei partiti, il rispetto dei programmi elettorali (in cui non compaiono “secessioni”) e tutti si tengono le mani libere per ogni inciucio politico,ebbene queste istituzioni sono anguille che sfuggono a qualsiasi regola e controllo.

Entrando nel merito della fase congressuale del PD, non viene rispettato nemmeno l’abc della democrazia, in quanto Bersani, Franceschini, Marino, si sono autocandidati o meglio sono stati espressi dalla nomenklatura del partito, mentre le primarie, dei soli iscritti, avevano il diritto di indicare le persone che la base riteneva adatte a guidare il partito, liberamente, senza una lista imposta dai vertici.

Come al solito la democrazia sarebbe una cosa valida e seria, peccato che tutti la aggirano e la mortificano.

Ci ritroveremo, a congresso finito, rimbambiti da fumose relazioni, a non capire se il PD è un partito di centro o di sinistra e a non vedere una frasetta semplice semplice che ci dica che, in caso di vittoria elettorale, il primo atto ufficiale sarà quello di approvare una legge sul conflitto di interesse che reciti così: nessun soggetto che possiede mezzi di informazione di qualunque tipo ad esso riconducibili può partecipare alla competizione elettorale, perché lui parte a cavallo e gli altri a piedi e ciò è contrario alla democrazia.

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