• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile


Commento di Doriana Goracci

su Laila El Harim: non eravamo amiche su Facebook


Vedi tutti i commenti di questo articolo

Doriana Goracci Doriana Goracci 4 agosto 2021 12:30
Dalla Rete metto nel cestino, quello che si usa per raccogliere frutti delicati..., per Laila El Harim
Doriana Goracci

Manuele Altiero è il compagno di Laila. Con lei quattro anni fa aveva avuto una bambina. «Le avevo chiesto di sposarmi, appena un mese e mezzo fa, ed eravamo felicissimi. Era un altro sogno che avremmo coronato insieme. Stasera, invece, rivedrò la nostra bambina, che era in vacanza con i nonni, a Gallipoli, e dovrò trovare le parole per spiegarle che la mamma non c’è più...era entusiasta del nuovo lavoro, nonostante le maggiori responsabilità. Aveva iniziato da circa due mesi – spiega – arrivava stanca a casa, la sera, ma sempre col sorriso sulle labbra perché quel lavoro, che prevedeva la gestione e il controllo dei macchinari, lo adorava. Laila aveva un’esperienza di quindici anni alle spalle: ci siamo conosciuti proprio sul posto di lavoro, a Rivara di Bomporto, e da allora, dieci anni fa, non ci siamo più lasciati...Ci siamo conosciuti tramite dei colleghi amici e la passione era così tanta che siamo andati a convivere subito. Nei primi anni abbiamo condiviso splendide vacanze e le uscite con gli amici, poi la decisione di avere un figlio: dalla nascita della nostra bambina ci siamo amati ancora di più. La vedo ancora sulla spiaggia di Kos, in Grecia: l’abbiamo girata tutta in scooter. Poi i magnifici paesaggi del Sahara in Marocco, indimenticabili. La nostra grande passione era però il Salento, dove andavamo anche tre volte all’anno. Laila era arrivata in Italia oltre vent’anni fa con la sua famiglia perché amava questo Paese più di tutto. Aveva la cittadinanza italiana perché ha sempre lavorato, e tanto, e questo vorrei che le persone lo sapesseroMi sono già rivolto ad un avvocato perché pretendo di sapere la verità sulla morte della mia compagna. Avevamo ancora tantissime cose da fare insieme. Me l’hanno portata via. La cosa che mi fa più male è che sia morta in modo così brutale e da sola».
****
«Era tranquilla — dicono i colleghi — e si era messa subito a una delle due fustellatrici». Una macchina che conosceva bene, già usata tante volte, «ma una macchina pericolosa che ha bisogno di molte manutenzioni, soprattutto ai sistemi di sicurezza», spiega Manuele.Leila metteva i fogli di cartone all’ingresso della linea e, quando la saracinesca di sicurezza si abbassava, il sistema partiva. Poi, dall’altra parte, uscivano i contenitori già piegati, pronti per la spedizione. Qualcosa però non è andato come avrebbe dovuto. L’operaia sarebbe caduta sul nastro trasportatore finendo inghiottita dalla linea che l’ha uccisa. A dare l’allarme sono stati i colleghi, ma quando sono arrivati i pompieri non c’era più nulla da fare. La procura di Modena ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo, ha sequestrato la macchina e ordinato l’autopsia. A lavoro per chiarire la dinamica dei fatti ci sono i carabinieri e gli specialisti dell’Ispettorato nazionale del lavoro, che hanno avviato un’ispezione per determinare «le cause e le responsabilità dell’accaduto ».Era amica di tutti e anche con il padrone della fabbrica, Fiano Setti, avevano stretto amicizia su Facebook. Setti, nei mesi scorsi, aveva rilanciato la campagna social per la raccolta fondi in favore del figlio di Luana D’Orazio.
A piangere Laila non ci sono solo Manuele e la bambina, c’è anche la sua famiglia d’origine. Prima Laila viveva a San Felice sul Panaro assieme ai genitori e alla sorella, immigrati che nel Modenese, con la fatica del lavoro, si sono costruiti un futuro che speravano diverso.

Vedi la discussione






Palmares