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Commento di Doriana Goracci

su Siamo in Grecia a Moria, Lesbo, Europa e il futuro?


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Doriana Goracci Doriana Goracci 4 febbraio 2021 07:41

L’aggiornamento più recente 21.1.2021"...in quell’isola, che diede i natali alla poetessa Saffo, si muore, o si sopravvive in modo indegno, o si assiste a violenze e soprusi nel silenzio generale.Spariscono bimbe e bimbi, ci si prostituisce per 5 euro, governano i clan, si soffre senza protezione alcuna di diritti elementari: la Grecia è stata lasciata sola a portare un peso che meriterebbe invece, in virtù della sua eccezionalità, il sostegno di tutti gli Stati membri. Ma se già negli anni scorsi in pochi se ne sono occupati, figuriamoci oggi con la crisi sanitaria e quella economica che premono sulle cancellerie europee.La decisione europea di concludere un accordo milionario con la Turchia di Erdogan per tenere segregati su suolo turco 5 milioni di siriani ha avuto come appendice anche il lazzaretto di Lesbo, che non deve essere scoperto oggi visto che è lì, nella sua drammatica e tragica interezza, ormai da anni.E’ stato un errore consentire che a Lesbo, a fronte di una capienza da 3000 ospiti, ne vivessero poi 12mila; è stato un errore da parte dell’Ue dimenticarsene e scaricare su Atene la gestione; è stato un errore non immaginare soluzioni alternative, come hotspot sulla terraferma da un lato e pressioni su Ankara dall’altro. La sola presa atto di una contingenza allucinante come quella in cui si trovano i bimbi a Lesbo non è purtroppo sufficiente né a sopire sofferenze e drammi, né a costruire quel ponte tra politica e solidarietà che oggi appare crollato...https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/22/lesbo-la-grecia-e-stata-lasciata-sola-i-migranti-meritano-piu-di-una-generica-solidarieta/6074697/

ultime notizie dicembre 2020: "In Grecia nel “nuovo” campo di Kara Tepe oltre 7mila persone vulnerabili sono costrette a vivere in condizioni disumane. Succede anche sull’isola di Samos. I trasferimenti sulla terraferma e le richieste di protezione procedono a rilento... Dopo l’incendio le persone sono state trasferite nel nuovo campo profughi di Kara Tepe, costruito su un ex poligono di tiro di fronte al mar Egeo dal governo greco, sostenuto dalla Commissione europea. “Oggi ci vivono almeno 7.300 persone e almeno la metà sono bambini. Non sono ancora stati raggiunti gli standard minimi d’accoglienza. I bagni e le docce sono insufficienti. Manca un sistema di drenaggio e le tende si allagano a ogni pioggia, oltre a non essere adatte alle temperature invernali, all’umidità e al vento che soffia dal mare”, spiega Maranghino. “L’elettricità è fornita solo alcune ore della giornata e non c’è illuminazione. Una mancanza grave perché non consente di stare al sicuro con gravi conseguenze per le donne”.Gli effetti della dichiarazione congiunta Ue-Turchia del 2015 secondo cui i migranti sbarcati sulle isole del mar Egeo devono fare domanda di asilo sul luogo e lì devono attendere l’esito della richiesta: Le procedure possono durare anni e fino all’ottenimento della risposta, e durante l’eventuale ricorso per un diniego, ai richiedenti asilo non è permesso trasferirsi sulla terraferma. L’impropriamente detto “accordo” con la Turchia (marzo 2016) ha limitato gli arrivi in Grecia e sulle isole ma non li ha interrotti completamente: nel 2020, secondo Unhcr, le persone arrivate a Lesbo sono state 4.609. https://altreconomia.it/dopo-lincendio-di-moria-a-lesbo-continua-la-crisi-del-sistema-di-asilo/


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