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Commento di Marina Serafini

su Migranti: il delirio e l'insufficienza delle risposte razionali


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Marina Serafini Marina Serafini 11 luglio 2019 08:09

La vita e’ un pendolo, diceva un noto pensatore, tra la noia e il dolore, e il mondo si dà come Volontà e rappresentazione. Tralasciando gli aspetti più metafisici della questione, direi che il punto e’ proprio questo: l’uomo, nella sua fragilità e grazie alla sua ottusità, oscilla costantemente - di generazione in generazione - tra la necessita’ di fare qualcosa che lasci il segno della sua impronta e la scia di dolore prodotta dal modo stupido di porre in atto questa esigenza. Le Bon scriveva che per poter realizzare alcuni intenti - per concretizzare, storicizzandola, la Volontà di cui sopra -é necessaria la forza umana, traducibile nel termine usato notoriamente come "massa". E questa massa, come ogni forza, va saputa orientare. E allora, scriveva Le Bon, serviamoci di un leader, uno che sia muscolare, che sappia rivolgersi alle emozioni, agli istinti più bassi e immediati, e lasciamo che faccia il suo trascinamento, illuso a sua volta, mentre inganna gli altri. La storia dell’umanità non é fatta da eroi, da saggi e da santi, ma da strategie ben architettate e attuate, come anche da strategie fallaci e mal curate. Ci crediamo sempre i più furbi e attuiamo scorciatoie irrispettose verso il mondo che ci ospita e nei confronti di chi, come noi, respira su questo suolo. Inganniamo anche noi stessi nella frenesia di esserci e di far sentire la nostra voce. Più forte, più forte di altri. E poi ce ne andiamo, e di quello che resta... Chissà. Come i campi di battaglia, coperti di corpi distrutti. Chi verrà poi inizierà a sua volta a fare e disfare. Non é il discorso di un leader politico, non é una ong, non é il migrante: é l’architettura di un modo di espressione della volontà di esserci di esistenze non evolute, limitate, affette da miope nanismo che legge ottusamente nelle proprie misure un gigantismo assente - non riconosciuto, non compreso, non contemplato. Viviamo in un mondo che non siamo in grado di comprendere e cosi lo sostituiamo a favore della nostra rappresentazione distorta, lo rivestiamo di teli illusori e lo vendiamo agli occhi del pubblico nella parvenza che più ci aggrada in quel frangente. Per cosa, poi? Per noia, per Volontà, per reagire al dolore che noi stessi creiamo...


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