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Commento di Rocco Di Rella

su Re Giorgio ha ucciso la sua creatura politica e con essa ciò che resta della Sinistra


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Rocco Di Rella Rocco Di Rella 27 marzo 2018 13:01

Un coacervo di contestazioni contraddittorie. Il presidente Napolitano, da vero patriota qual è, ha cercato di agevolare l’approvazione di riforme istituzionali che aspettiamo da oltre trent’anni. Forse, da parte sua, c’è stata qualche forzatura in questo senso, ma il suo Fine è stato nobile e patriottico. Purtroppo, la realizzazione di quelle riforme è stata presa in carico da Renzi, che ha commesso errori grossolani nel gestire la campagna referendaria e non solo quella. Renzi non ha spacchettato la modifica costituzionale in più disegni di legge omogenei, non ha cercato le necessarie alleanze politiche per allargare il consenso al suo disegno riformatore, ha personalizzato la campagna referendaria e ha associato alla riforma costituzionale una legge elettorale ipermaggioritaria e incostituzionale. Questi errori politici gravi hanno compromesso l’approvazione della riforma costituzionale (per la quale ho convintamente votato Sì). Di questi errori Napolitano non ha alcuna responsabilità. Anche le accuse di "liberismo" a Napolitano fanno abbastanza ridere. Uno Stato con un rapporto debito/PIL oltre il 130% non ha grandi alternative al risanamento finanziario e all’equilibrio dei propri conti. I conti in ordine non sono un’imposizione dei poteri forti, delle banche, dell’Europa, della massoneria e via cazzeggiando. I conti in ordine sono una necessità. Non mi sembra nemmeno che gli ultimi governi abbiano fatto tagli insostenibili della spesa pubblica. Qualcosa fece 5-6 anni fa il governo Monti, ma, in seguito, l’Italia ha prevalentemente beneficiato dei bassi tassi d’interesse determinati dalla politica monetaria espansiva della BCE. Il governo Renzi ha fatto sicuramente una cosa buona e giusta col taglio delle tasse di 80 euro al mese per i redditi più bassi. Ma ha commesso due gravi errori sul fronte delle politiche sociali: 1) la riforma del mercato del lavoro (o jobs act) è stata fallimentare, perché ha ridotto le tutele dei lavoratori a tempo indeterminato, senza disincentivare il lavoro precario, col risultato di regalare soldi alle imprese e di creare più precariato; 2) solo dopo il referendum del dicembre 2016, il centrosinistra si è posto il problema di avviare la lotta alla povertà con il Reddito d’Inclusione varato dal governo Gentiloni. Il maggior precariato prodotto dal giobbatto e il tardivo sostegno alle persone economicamente disagiate hanno portato via milioni di voti al centrosinistra. Anche questi errori fatico a ricondurli alla persona di Giorgio Napolitano. In ogni caso, voglio vedere cosa faranno i vincitori delle elezioni del 4 marzo in materia di riforme istituzionali, di lotta al precariato e alla povertà. Vedremo se sapranno fare di meglio. Ora tocca a loro, all’accozzaglia del NO, governare e provare a risolvere i problemi. Le scuse sono finite e non c’è più Matteo Renzi, il loro pallone da pugilato che si sono divertiti a scazzottare negli ultimi anni. Prego signori, accomodatevi!


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