STOP and GO >
Concorrere alla definizione del vivere in comune è un preciso interesse di ogni
singolo cittadino. Tanto più se in ballo ci sono le regole di base di tutta una
nazione. Al diritto di partecipare al prossimo referendum corrisponde quindi il
dovere di esprimere la propria scelta.
D’altra parte è vero che nessuno è
tenuto a possedere la preparazione e le competenze necessarie per coglierne appieno
i contenuti.
Si può comunque fare appello ad alcuni aspetti non meno significativi
riconducibili all’evento.
Primo.
E’ alquanto inusitato che a voler “mettere la
firma” sul passaggio referendario siano gli stessi che hanno votato la riforma
Costituzionale. Forse perché consapevoli di avere in Parlamento un numero di
seggi (maggioranza) ben al di sopra della loro effettiva “rappresentatività”
popolare. Di sicuro la COSTITUZIONE non può essere una “prova di forza” tra le opposte
formazioni politiche.
Ancora.
A fronte di un corposo pacchetto di cambiamenti riguardanti
l’attuale architettura Istituzionale NESSUNO dei fautori osa sostenere e ancor
meno dimostrare che la crisi che attanaglia da tempo il paese sia frutto della
mancata riforma della Costituzione. Per contro è ben palpabile la crescente “divaricazione”
tra lotte intestine e furbeschi tatticismi di certa classe politica e l’insieme
di aspettative e bisogni di tanti cittadini.
NON MANCANO neppure, a vari
livelli, esempi concreti della grande differenza che c’è tra il promettere e l’attuare
dei cambiamenti.
Non ultimo.
La saggezza popolare ricorda che nel dubbio è sempre
meglio non rischiare.
Conclusione.
MAI rinunciare a dare il proprio voto.
Si
può dire NO per acquisita convinzione. Si può dire NO per rispedire al
mittente (Parlamento) le decisioni di sua precipua competenza. Si può dire NO
per non rischiare inutili e/o spiacevoli sorprese.
Più il risultato è importante
e più bisogna andare Avanti con Metodo …