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Commento di Elia Banelli

su Riflessioni sulla democrazia – Democrazia e ingiustizia I°


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Elia Banelli 20 aprile 2009 12:34

La sostanza del tuo ragionamento è in parte condivisibile. In Italia capostipite di una critica ragionata alla democrazia è sempre stato Massimo Fini, che ti consiglierei di leggere se non l’hai già fatto.
L’errore che però spesso si compie è di accumunare un sistema economico, il capitalismo, con un sistema politico e sociale, la democrazia, come complementari e inseparabili.
Storicamente sono spesso andate di pari passo ma sono due concetti diversi.
In quei paesi dove esiste una democrazia avanzata di stampo europeo (Svezia, Norvegia, Finlandia, ma anche Danimarca, Olanda, Germania, ecc...) esiste anche un limite al capitalismo d’assalto, con un modello di welfare state e di socialdemocrazia che pone dei limiti alle manovra del libero mercato, dove lo Stato fa la sua parte e in modo efficiente (a costo di tasse elevate) riesce a garantire l’efficienza dei servizi ai suoi cittadini.
Questi sono modelli di democrazia che garantiscono benessere, ricchezza, libertà e rispetto dei diritti umani e civili.
Certo non è un sistema perfetto, ma nella storia umana non è mai esistito e non esisterà mai un modello di convivenza sociale scevro da imperfezioni o anomalie.
Gli errori, le storture, le magagne degli Stati democratici sono risapute e molto spesso documentate (ti consiglio di leggere John Pilger, "I Nuovi Padroni del Mondo") ma al momento non esiste nessun modello alternativo sperimentato che possa garantire così tanti vantaggi ai suoi cittadini come la democrazia elettorale ed il suffragio universale.
Non il ritorno alle piccole comunità, come auspica Fini (in controtendenza verso un mondo indirizzato verso grossi blocchi globali: Europa, Stati Uniti, America Latina, Asia, ecc...) non per carità il riemergere delle dittature o di modelli autoritari.
Il discorso è lungo e complesso, ma io penso che come cittadini dobbiamo lavorare e impegnarci tutti insieme per migliorare e rendere più compiuto il processo di democratizzazione, includendo anche quegli stati e quei paesi che ne sono ancora sprovvisti (Cina, Russia, Medio Oriente, Corea, Africa...) .
L’inclusione non deve avvenire, ovvio, per vie militari, ma con la persuasione di un modello efficiente che garantisca la migliore qualità della vita. La Cina sta sperimentando il capitalismo e la grande finanza, ma è rimasto al palo sui diritti civili (vedi Tibet e repressione della dissidenza interna) , questo testimonia che capitalismo e democrazia non viaggiano per forza insieme.
Il capitalismo si può diffondere anche in paesi non democratici, mentre la democrazia può vigere in Stati dall’economia liberale, ma con un modello sociale che garantisca quell’assistenza e quella presenza delle istituzioni pubbliche che contro-bilanciano la mera ricerca del profitto a tutti i costi.


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