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Commento di

su Continua la ricerca dell'infoibato che non c'è. Una proposta di legge che proroga i termini e non solo


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23 gennaio 2015 15:41

A proposito di documentarsi e non fare propaganda... il dottor De Luca parla di 12.000 infoibati dall’Ozna (!) secondo dati "del CLN" (quale CLN?) e di 20.000 secondo non si sa quale fonte.

Ora, innanzitutto nessun "CLN" portò alcun dato a Parigi (a quale titolo lo avrebbe fatto?), per cui si presume che il "ricercatore accreditato" presso la Farnesina si riferisca a quel documento che fu redatto nel 1947 in previsione della conferenza di pace di Parigi dal Ministero per gli Affari Esteri (cioè la stessa entità presso cui sarebbe accreditato il dottore) ed intitolato "Trattamento degli italiani da parte jugoslava dopo l’8 settembre 1943" (recentemente ristampato a cura dell’Associazione nazionale dalmata e, purtroppo, con il contributo economico della Regione Lazio). Tale documento è però talmente ricco di bufale, nonché di citazione di documentazione apocrifa, che non può in alcun modo essere considerato un testo attendibile.

E’ in esso che viene nominata per la prima volta la famosa "relazione Chelleri" (che dovrebbe dimostrare sia i presunti infoibamenti di Basovizza, sia la vicenda del "sopravvissuto" alla foiba, che in altre sedi abbiamo smentito in base a documenti – non apocrifi, va detto), attribuita al capitano Carlo Chelleri di Isola d’Istria, che però, interrogato in merito, ha SMENTITO di avere scritto quella relazione (si veda Roberto Spazzali in "Foibe un dibattito ancora aperto", edito dalla Lega nazionale nel 1990). E’ sempre in questo documento che troviamo una "testimonianza" attribuita al “sottocapo meccanico Federico Vincenti” che parlava di “trattamento disumano” riservato ai prigionieri italiani nell’isola di Lissa (Dalmazia) da parte jugoslava. Federico Vincenti, pluridecorato partigiano friulano, non solo ha SMENTITO di avere rilasciato quella testimonianza, ma oltretutto NON E’ MAI STATO prigionieri a Lissa (si veda il link http://www.storiastoriepn.it/blog/?p=3617).

Inoltre in questo documento vengono attribuiti agli "jugoslavi" anche i crimini commessi dagli ustascia contro la popolazione serba: cosa che oltre a non essere pertinente con il tema del rapporto, costituisce una mistificazione a dir poco grottesca. Il governo ustascia di Ante Pavelic, che tanti crimini commise contro i civili, era stato messo in piedi dalla Germania nazista e dall’Italia fascista, che aveva addirittura nominato, in qualità di "re di Croazia", il principe Aimone di Savoia. Che, in quanto capo di stato, sarebbe stato lui responsabile dei crimini commessi dal suo esercito, nei confronti dei serbi ma anche degli italiani stessi massacrati nelle repressioni nazifasciste.

Un tanto a proposito di fare pace col cervello. Che poi non si comprende perché il dottor De Luca si agiti tanto quando si dice che è stato relatore a conferenze di Forza nuova e CasaPound: se lo trova disdicevole, poteva fare a meno di andarci. Quanto al Settimo sigillo, è stato il suo fondatore Enzo Cipriano a scrivere: “Le edizioni Settimo Sigillo nascono a Brescia, dove allora ero esule in Patria nel 1982. Quattro amici (e perché no Camerati) si tassano per 500.000 lire a testa e nasce la casa editrice. Il primo libro editato Architettura e Tradizione di Carlo Fabrizio Carli. L’anno successivo, il 1983, durante una trasferta politica a Roma vengo a conoscenza della messa in vendita della Libreria Europa e fatti i bagagli mi trasferisco a Roma (…) Ho provato con Erra e Rutilio Sermonti a fare qualcosa di politico, in senso stretto, per unire o quantomeno cercare di non far litigare le varie anime della cosiddetta Destra. Operazione fallimentare” (http://www.mirorenzaglia.org/2009/03/enzo-cipriano-leditore-tra-storia-e-verita/.)

Rutilio Sermonti, per la cronaca, è il novantenne pasdaran repubblichino accusato di essere l’ispiratore ideologico dei neofascisti dell’inchiesta Aquila nera che si proponevano, stando alle intercettazioni rese note, di far saltare in aria le sedi di Equitalia e delle Agenzie delle entrate con gli impiegati dentro. Naturalmente sto andando fuori tema, per cui concludo. Se davvero gli “infoibati” fossero stati 20.000 o anche “solo” 12.000, come mai a richiedere la medaglietta in ricordo sono stati poco più di 800 eredi (considerando che le medaglie vengono attribuite agli eredi e non al morto, abbiamo anche casi di cinque medaglie per un morto solo)?

Claudia Cernigoi




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