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Commento di

su L'Europa del Sacripante Grillo e la Repubblica Veneta


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8 aprile 2014 09:26

> Se non c’entrano i popoli non c’è un discorso di autodeterminazione

La mia idea di "popolo" è, a quanto pare, assai più ampia della tua. Proprio qui su agoravox ci sono due articoli:

http://www.agoravox.it/Da-dove-veng...

http://www.agoravox.it/Cosa-c-entra...

che probabilmente avrai già letto. In entrambi si sviscerano le ragioni storiche e si portano esempi anche dall’estero. Io leggo tutte queste cose, e alla fine penso che non me ne frega un accidenti. Per me un popolo è una "certa quantità" di persone che intende riunirsi e sigillare un patto sociale. Punto. Naturalmente è più facile riunirsi se si condividono certe cose come lingua e cultura, ma questo è un di più. Per esempio si dice che in Crimea ci sono molti russofoni; va bene, questo aiuta loro a parlarsi fra di loro e a spiegare perché questi russofoni vogliono diventare russi invece che greci, ma il nocciolo del problema non è questo. Porto l’esempio degli Stati Uniti d’America; è una somma di culture diverse, la lingua ufficiale è l’inglese ma per poco non sarebbe stato il tedesco, e comunque si parla molto spagnolo; New York in origine si chiamava New Amsterdam; l’America è piena di italiani, francesi, cinesi, irlandesi e molti altri. Insomma: secondo la tua definizione sarebbe il contrario di un popolo. Secondo la mia è la sua versione più moderna; amano la loro patria molto più di quanto gli italiani amino la propria, e si considerano "popolo" molto più degli italiani. Ma senza andare lontano, qui in Italia c’era l’Impero Romano, fulgido esempio di civiltà e progressismo e vero crogiuolo di culture diverse. Per ribadire il concetto iniziale: la mia idea di popolo è molto diversa dalla tua. Non mi interessa sapere se i veneti sono uguali o diversi dagli italiani; anche un nigeriano che immigra in Veneto e vi elegge la propria dimora, per me è un veneto - specialmente se parliamo di economia, tasse e servizi. E a questo punto, per me il popolo veneto esiste, e ha diritto a lottare per migliorare le proprie condizioni di vita: che abbia ragione o torto, che abbia successo o meno, che il referendum abbia avuto brogli o meno, è un fatto secondario per quanto concerne il mio discorso.

> questioni fiscali ... non siano ugualmente ammissibili [nei] referendum

Uh, ma che noia! Mi fai venire in mente Romeo e Giulietta... erano nati nel momento sbagliato e nelle casate sbagliate, quindi non potevano amarsi. Oppure gli omosessuali, che una volta erano condannati a morte e ora pare che possano sposarsi e avere figli. Cerca di uscire un po’ dagli schemi e avere una visione a 360 gradi! Capisco che la Costituzione vieta i referendum su materie fiscali, ma il mio era un esempio. E, in ogni caso, nessuno vieta di fare un referendum per ABOLIRE il divieto di fare referendum su materie fiscali! Seguendo la tua mentalità, il mondo sarebbe ancora pieno di Romei e Giuliette e di omosessuali condannati a morte, perché la legge o le usanze sono per te sacrosante. Ora, io non dico che non devono esistere leggi, ma se una quantità (una massa critica) di persone è CONTRO una certa legge, occorre almeno farsi delle domande, aprire un dialogo, cercare una soluzione equa.

Ecco: diciamo che una quantità non trascurabile di persone è CONTRO il fisco italiano (e il contorno di corruzione, sprechi, clientelismo eccetera). Questa quantità si definisce "popolo" (la maggioranza infatti ha detto "sì" all’indipendenza, non "sì" a un’iniziativa di legge popolare per ridurre le tasse del Veneto o far dimettere l’attuale governo). Beh, cavoli loro. Se pensano di essere un popolo, non sarò certo io a vietarglielo. Se avranno la forza di separarsi dall’Italia, sarò contento per loro - nel bene e nel male. Se attualmente i veneti sono più evasori che contribuenti, io starò meglio di prima. Se attualmente i veneti sono più contribuenti che evasori, starò peggio di prima, ma sarò contento di aver smesso di sfruttarli. Detto per inciso, abito in una zona d’Italia in cui c’è poca evasione, per cui mi sento sfruttato anche io, ma rispetto le scelte di chi non vuole farsi sfruttare. Se ho un disegno politico per cui una Italia più grossa, con dentro il Veneto, sia meglio di un’Italia più piccola, cercherò di convincerli a non separarsi, ma non adducendo argomenti deboli del tipo "è vietato per legge".

In qualsiasi modo andrà a finire, questo referendum sull’indipendenza del Veneto dovrebbe essere inteso come un segnale, che potrebbe preludere a un cambiamento di rotta della politica nazionale (difficile), oppure a disordini sociali (difficile), oppure a niente (probabile). Ma in nessun caso io mi sento di criticare i veneti: la loro vita è nelle loro mani, e se si organizzano per essere "popolo", il territorio veneto è un loro diritto sacrosanto che va’ al di là di qualsiasi stupido pezzo di carta. Questo è quello che penso.

Ciao,

Gottardo


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